Bauscia Cafè

Il mio 2(2) Maggio

Il 20 Marzo 2010, giorno successivo ai sorteggi Champions di Quarti e Semifinali, mi angustiavo in un dilemma di coscienza e scaramanzia.

La relazione affettiva con la mia compagna dell’epoca non attraversava quello che potremmo definire come “momento idilliaco”. Anzi. I problemi erano tanti, le litigate frequenti, e spesso avevamo la sensazione che fosse troppo poco il tempo dedicato a noi per confrontarci e stare insieme. E avevamo organizzato e pianificato una serie di WE. L’ultimo dei quali ci avrebbe portato a Bobbio e nei colli piacentini dal 21 al 23 Maggio.

Ovvio, che mi fossi posto il problema. altrettanto ovvio che visto lo sciagurato accoppiamento con QUEL Barcellona, mi ero già messo l’animo in pace, considerando minime le nostre speranze di qualificazione (soprattutto col ritorno al Camp Nou).

Poi tutti sappiamo quello che è successo. Il 3-1 con Maicon che trafigge il Barça in contropiede. Motta che recupera palla e Milito che schiaccia in rete il 3-1. La sceneggiata di Busquets, il gol, la rete annullata, il trionfo sotto gli idranti… Andiamo a Madrid.

Ecco, il dilemma di coscienza. Che fare?

Annullare il w.e.? Confermare il w.e.?

Deciso, democristianamente, per le “convergenze parallele” di Morotea memoria, mi dissi che si, sarei partito per il fine settimana, ma con la promessa da parte della compagna di rientrare in camera, post aperitivo, in tempo per poter assistere alla partita su Rai 1.

Tutto regolare insomma. Se non che, all’arrivo in stanza dopo l’aperitivo mi accorsi (ORRORE) che la TV non prendeva Rai 1. 

Scena di panico.

Mi giro, cerco con gli occhi la mia compagna, che si è già fiondata in bagno con la velocità di un Road Runner e gli lancio una voce: “non funziona Rai 1. Torniamo in piazza che almeno un paio di bar ho visto che hanno Sky e i tavolini fuori.”.

(Voce lamentosa dal bagno): “Sono stanca dai, restiamo in camera”

(Voce incazzata dalla camera): “IO scendo a vedere la partita. Te, se vuoi ci vediamo giù, se no ci vediamo dopo quando è finita.” (La scorrettezza logico-sintattica della mia frase tradiva la tensione crescente N.d.A.)

Inutile dire che lei, ovviamente, non è mai scesa. 

Io ho guardato la finale in trance appollaiato su una sedia.

Ha segnato il Principe, ha risegnato il Principe. E lì non ce l’ho fatta più. Ho chiamato mio padre che (oltre ad avermi trasmesso la FEDE) era in curva quando Jair fece secco Costa Pereira, e l’ho sentito piangere al telefono, in una comica imitazione del SuMauro© “La stiamo vincendo, la stiamo vincendo”. E io piangevo, senza ritegno, parlando con lui perché sapevo che l’avremmo portata a casa, e sapevo che non ero a Milano, e provavo un dolore quasi fisico.

Sono tornato in camera, sfinito, emozionalmente e fisicamente devastato, mi sono infilato a letto e mi sono rigirato per 2 ore abbondanti in preda all’adrenalina.

Di quella magnifica cavalcata il mio rimpianto più grande è e rimarrà sempre il non esserci stato. A San Siro. Alle 6 del mattino. Ad abbracciare tutti e a cantare con Arnautovic

La mia compagna diventò la mia ex compagna il 23 Maggio 2010, ça va sans dire. Ad ogni azione corrisponde una reazione. Ci lasciammo, non posso dire da buoni amici, ma questa è un’altra storia.

Ho aspettato, a lungo (forse troppo a lungo). Ma la vita, come è in grado di tagliarti le gambe, è anche in grado di prepararti sorprese inaspettate.

Domenica la mia (attuale) compagna, alla quale del calcio (come all’altra peraltro), frega meno di zero, ad un certo punto mi ha chiamato, erano tipo le 17 o poco più, io avevo appena finito di guardare i muratori schiantarsi contro il muro dei cementisti.

(Voce ambigua dalla cucina): “Ma non dovremmo andare da tua nonna?”

(Voce mista fra euforia e depressione): “Teoricamente.”

(Faccia che spunta dalla porta e mi guarda, sogghignante): che cazzo ci fai ancora qui? Vai dai, si vede lontano un miglio che non vedi l’ora di andare in Duomo”.

Un abbraccio stretto, un “Lo sai che ti amo? Grazie!!” sussurrato nell’orecchio, un bacio, e su, in scooter, bandana al vento, verso Piazza Duomo.

La folla, le macchine con le bandiere e le sciarpe che ondeggiano nel cielo meneghino, il suono dei clacson, i cori, gli incitamenti, e la lacrimuccia, che scende dall’occhio, sarà la tensione, sarà l’emozione, sarà il ritorno ad una “pseudo” normalità.

E poi gli amici. Gli amici che non vedevo da un anno, i compagni di stadio che “ci troviamo lì? ci troviamo lì!” gli sguardi in strada, Pazza Inter che risuona, “Pioli is on fire”, e chi non salta è rossonero…

Una nube che si dirada.

Un peso che si toglie dal cuore.

E la gioia. 

La felicità, immensa.

Com’è bella Piazza Duomo in tinte Nero Azzurre. Anche il cielo era Nero e Azzurro.

Ho esorcizzato il ricordo del mio 22 Maggio, in una primaverile domenica di 11 anni dopo.

E non sono mai stato più felice di così.

“Bimbo felice”

BigMama79

Interista da sempre con origini AppianoGentilesche, informatico per professione, #twintercronachista per caso. Ah sì, sarei il webmaster. Ma Nk non mi paga, quindi lavoro gratis. #cèsololinter

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