Bauscia Cafè

Giro di boa. Quasi.

Manca ormai soltanto una giornata alla fine di questo pazzo pazzo pazzo girone di andata della Serie A italiana, privo di pubblico sugli spalti, ma ripieno di tanto falso entusiasmo, soprattutto per colpa delle telecronache della premiata ditta Caressa/Bergomi.

Difficile capire che ne sarà di questo scudetto 2020/2021, perché sin dalla prima giornata nessuna delle grandi o presunte tali ha innestato una marcia che fosse impossibile da gestire per le rivali.
Nessuna, tranne l’outsider venuto dal nulla.
I cugini infatti, dopo un’estate passata a trattare Rangnick per poi sfancularlo come un qualsiasi campeggiatore tedesco che scurreggia troppo nel cuore della notte, sembrano aver trovato in Padre Pioli una sorta di elisir di lunga vita.
Il Milan non perde. Mai. Neppure schierando comparse di CentoVetrine o amici del figlio di Galliani. 
Certo, la quota rigori/partita ormai ha più valore dei BitCoin (ciao Edo!), ma è innegabile che Stefano Da Parma ci abbia messo del suo, restituendo credibilità e convinzione a un gruppo che soltanto un anno fa sembrava completamente allo sbando.
Dureranno? Non dureranno? Ce lo chiediamo un po’ tutti. 
Molti di noi si augurano un implosione improvvisa e definitiva, ma i fatti finora danno ragione a loro.
Kalulu nuovo Thuram, Hauge nuovo Kakà (sic) , Ibra nuovo Ibra.
Subito dietro ci siamo noi, e non mi dilungherò oltre, visto che di Inter da queste parti se ne parla un giorno sì e l’altro pure (ciao! benvenuto su BausciaCafè, il blog che parla di Inter accarezzandoti sulla testa). Dico solo che riuscire ad arrivare davanti a tutti non credo sia “obbligatorio” come molti vorrebbero farci credere ma, anche alla luce del suicidio europeo, abbiamo una missione da compiere e le carte in regola per portarla a termine.

Riuscirci non è scontato.
Ma non provarci neppure sarebbe un vero delitto.

Dietro di noi al momento si attestano il vorrei ma non posso di Rino Gattuso e del suo Napoli talvolta bellissimo, ma spesso inconcludente e fumoso (ma con la narrativa sulla genuinità del sanguigno allenatore ci sarà spazio per almeno una dozzina di pubblicazioni e uno speciale di Federico Buffa, state tranquilli), e l’ennesimo dramma sportivo della Roma di Fonseca, unica società capace di superarci a destra facendo il gesto dell’ombrello e mostrando il culo dal finestrino quando si tratta di caos dentro e fuori dal campo.
Partiti senza i favori dei pronostici, ma con la convinzione di avere una rosa ricca di qualità e un allenatore moderno, i giallorossi a gennaio 2021 si ritrovano sbattuti fuori dalla coppa Italia dallo Spezia delle meraviglie, incapaci di capire quante sostituzioni effettuare nel corso di una partita e pronti a chiedere la testa di chiunque capiti a tiro a Trigoria, sperando a questo punto possa essere Virginia Raggi, sempre che non sostituisca Fonseca alla guida dei capitolini.

Arriviamo quindi a Lui, l’unico, inimitabile, irraggiungibile, incontrovertibile Maestro Pirlo, un uomo con meno espressioni di Nicholas Cage e la sensazione di essere sempre appena stato tirato giù dal letto a prescindere dall’orario.
La tesi di Coverciano ce la ricordiamo tutti, ma fino ad ora sul campo si è vista tanta confusione e la netta impressione che molti dei suoi giocatori si chiedano chi abbia avuto la brillante idea di sostituirlo a Maurizio Sarri. Certo, i bianconeri hanno avuto momenti di assoluta gloria – su tutti la partita contro il Barcellona – ma a oggi, nonostante un trofeo appena vinto proprio ai danni dell’allenatore sanguigno, ma incapace di capire come affrontare la J******s, son più le ombre delle luci. La sconfitta contro una delle più brutte Fiorentina nella storia del calcio e la resa incondizionata contro i nostri bellissimi nerazzurri dicono che le magagne da risolvere sono ancora tante. Forse troppe?

“Io vi troverò” Ovviamente si riferisce ai principi tattici.

Interessante poi il trittico che segue le grandi in classifica, dove ritroviamo due realtà ormai consolidate come Atalanta e Lazio, e una che ancora sta cercando di completare la prova di maturità come il Sassuolo.
I nerazzurri di Gasperini non sono brillanti come lo scorso anno, ma in Europa han colto il bersaglio grosso mietendo anche vittime illustri, e in Italia riescono comunque a divertire divertendosi (il Papu Gomez un po’ meno, strano perché Gasperini sembra proprio lo zio che tutti vorremmo avere), segnando caterve di gol. Quando però la birra in corpo non c’è o viene meno diventano una squadra comune e, credo, più vulnerabile del solito.
Anche gli uomini di Simone Inzaghi, l’unico allenatore incapace di digerire sistematicamente il pranzo, sembrano opachi e ancora piuttosto timidi rispetto alle numerose, esaltanti prestazioni ammirate lo scorso anno. Certo, il derby stravinto recentemente ha restituito fiducia a tutto l’ambiente e aiutato il fratello costipato di Pippo a trovare una quadra efficace, ma persiste una fragilità di base che potrebbe diventare decisiva per gli obiettivi laziali, nonostante quel fenomeno chiamato Luis Alberto.
Arriviamo quindi al Sassuolo dell’appuntato De Zerbi, cui certamente va riconosciuta l’abilità di aver portato in provincia un modo di fare calcio spensierato, creativo e appetibile, ma che temo sia diventato, soprattutto in tempi recenti, un modo molto comodo di raccontare meraviglie anche quando vengono letteralmente presi a pallonate o, semplicemente, le cose non funzionano come dovrebbero.
Una moda, più che una realtà da analizzare, che rende tutti novelli giornalisti hipster in cerca di inutili aulicismi, incapaci di analizzare la partita per quel che è perché “aaah come gioca De Zerbi”.
Detto questo, soltanto 4 sconfitte e la concreta possibilità di arrivare in Europa, per quella che di fatto somiglia sempre più a una Atalanta 2.0

Apprezzabilissima invece la stagione del Verona di Vincenzo Salem…Ivan Jurić, un uomo che probabilmente in camera da letto ha il cartonato a grandezza naturale di Sinisa Mihajlovic e quando rientra a casa sevizia gattini, ma che con materiale umano apparentemente discutibile è riuscito a metter su una compagine in grado di dare filo da torcere a chiunque o quasi, e soprattutto di far rimpiangere a molti tifosi interisti l’assenza di Dimarco, ed è questo forse il vero miracolo sportivo dell’allenatore croato.
Staccati a quattro lunghezza dagli scaligeri, in una sorta di limbo calcistico dove tutto sembra immutevole, soffice, umile ma con tutti i comfort, c’è la Samp del Tinkerer Claudio Ranieri, che nonostante evidenti limiti tecnici nella rosa a disposizione, sta portando i blucerchiati a una comoda salvezza e ci ha pure strappato 3 punti senza neppure sapere esattamente come, li mortacci sua e de chi nun je o dice co’ a mano a cucchiara imitando Ferrero.

La faccia da chi si è appena iscritto a Badoo.
Ora immaginatevelo con paletta e pantaloni neri con striscia rossa. Ecco, ci siamo.

Arriviamo così a quella che i cronisti di un tempo chiamerebbero, facendo rabbrividire persino i boomer, Zona Calda, che non è altro che un modo per indicare un gruppo più o meno vasto di squadre che fanno tendenzialmente cacare e che sarebbero destinate alla retrocessione, se non fosse che soltanto 3 di loro avranno questo onore.
Gruppo che si apre con il Benevento di Pippo Inzaghi, squadra che mai mi sarei aspettato di vedere a 21 punti dopo 18 partite e che, a dispetto della recente disfatta sul campo del Crotone, ha fatto vedere cose mirabili dal punto di vista calcistico, soprattutto considerando come la rosa sia composta in larga parte da mestieranti o ex calciatori improvvisamente rinsaviti.
Sorprende anche, ma in negativo, la posizione del Bologna, cui a oggi non è bastato l’incazzatissimo Mihajlovic per trovare continuità di risultati. Indecifrabili, ma con un buon potenziale e la possibilità di tirar fuori dal nulla partite sontuose, quanto di sgretolarsi contro avversarie più deboli. E dovranno guardarsi dall’eventuale sorpasso del vero miracolo sportivo di questa Serie A, lo Spezia di Vincenzo Italiano, un uomo capace di portare una squadra di regen di Football Manager in Serie A per poi restituirle una dignità e una identità che neppure i tifosi spezzini più accaniti, ciechi e ignoranti avrebbero potuto ipotizzare. Nzola ormai è un meme vivente, ed è bello constatare come con l’abnegazione e il lavoro quotidiano anche le querce possano far nascere i limoni. Se salvezza sarà, diventerà il loro scudetto.

A pari punti con lo Spezia c’è invece una squadra che, a dispetto della storia e del blasone, quest’anno sta facendo notevoli sforzi per fare una finaccia, e non è detto che non ci riesca: mi riferisco alla Fiorentina del mansueto e tricologicamente inaccettabile Claudio Prandelli, più che una squadra di calcio un dramma isterico di cui ancora non si conosce la reale portata, a metà tra il folklore del presidente Commisso e le bestemmie di una piazza che sogna i tempi di Batigol e Rui Costa ritrovandosi invece i cross di Biraghi e una incapacità quasi atavica di giocare a pallone. Eppure la rosa direbbe cose molto diverse. Ma il condizionale è d’obbligo.
Dietro alla viola troviamo quel caleidoscopio di giocatori improbabili chiamato Udinese, una squadra capace di presentare ad ogni giornata di campionato almeno un nome di nuovo che in realtà era in rosa da sempre ma tu non potevi saperlo, un coacervo di eterne promesse, redivivi e profili esotici buoni per le scommesse del Fantacalcio, guidata peraltro da un Luca Gotti che sembra sempre trovarsi su quella panchina per puro caso, serafico, distaccato da qualsiasi accenno di nervosismo, imperturbabile. Un condottiero mediocre che, mentre la nave affonda, ti dà una pacca sulla spalla e ti offre un cordiale.

Ballardini in arrivo al campo di allenamento del Genoa.

Nel disastrato Genoa ritroviamo invece da poco un uomo che sembra eternamente presente, il T-1000 del calcio italiano e, soprattutto, del Grifone: da quando è tornato Ballardini al posto di un Maran che non credo abbia ancora capito cosa sia accaduto, i rossoblù sembrano quantomeno somigliare a una squadra di calcio e hanno iniziato a raggranellare punticini utili per centrare una salvezza fino a poco tempo quasi impensabile.
Nel Cagliari del nostro idolo Nainggolan (no) non si capisce invece come il sopravvalutatissimo Eusebio Di Francesco possa essere ancora al timone, visto come la rosa sia indubbiamente superiore a molte delle squadre che precedono gli isolani in classifica, mentre risultati e gioco languono da tempo immemore e le 5 sconfitte consecutive in campionato lasciano oscuri presagi sull’imminente futuro. Strano, perché mi avevano detto che con Godìn avrebbero guadagnato in solidità ed esperienza.
Al terz’ultimo posto troviamo attualmente un’altra nobile decaduta che, partita con prospettive decisamente diverse, si ritrova invischiata in una lotta retrocessione che potrebbe rivelarsi più difficile del previsto. Il tabagista Giampaolo, dopo mesi di disordini tattici e soluzioni offensive solo nel più stretto significato del termine, è stato finalmente rimosso e sostituto dal buon Davide Nicola, che quantomeno potrebbe riportare al Torino un po’ di normalità, per un ambiente ormai stremato dai risultati negativi.
La stessa normalità che anche il Parma sta cercando disperatamente di rintracciare tra le dozzine di defezioni e dopo il fallimento dell’esperimento Liverani, un Giorgio Panariello prestato al calcio che ha provato a fare del calcio offensivo finendo con l’offendere soltanto i propri tifosi, senza accorgersi come, forse, adottare quell’approccio non fosse esattamente appropriato per il materiale umano a propria disposizione. D’Aversa saprà come sfruttare al meglio la rosa, e 20 partite a disposizioni sono sufficienti a mantenere intatte le speranze di rimanere in Serie A.
Stessa cosa non può dirsi del Crotone, vittima sacrificale di questo campionato sin dall’inizio e che, a dispetto di alcune buone prestazioni (l’ultima proprio domenica scorsa contro il Benevento), sembra ancora troppo debole e vulnerabile per ambire a una salvezza che, a prescindere da tutto, sarebbe clamorosa.
Stroppa fa quel che può e la premiata ditta Messias/Simy ricorda tanto quel bel calcio analogico degli anni 80/90 quando si sognava sulle figurine Panini. Che possa bastare è un altro paio di maniche.

Se AntonioCò non rinnega se stesso, forse un sorriso riuscirà ancora a regalarcelo. twittalo

Buon campionato a tutti, e ricordatevi: “Vogliamo e dobbiamo tenere il più possibile il pallone finché attacchiamo, e dobbiamo avere una ferocia agonistica forte per andarlo a recuperare subito una volta perso”

NicolinoBerti

Coglione per vocazione, interista per osmosi inversa dal 1988 grazie a un incontro con Andy Brehme. Vorrei reincarnarmi in Walter Samuel, ma ho scelto Nicola Berti per la fig...ura da vero Bauscia.

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