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Eredivisie 2019/20: i migliori Centrocampisti

Archiviati i difensori dell’Eredivisie, analizzati nell’ultimo post del sottoscritto, ci accingiamo oggi a dare un’occhiata ai centrocampisti che, a mio parere, si sono messi più in evidenza nella stagione conclusa anche se non completata. Nell’evoluzione delle ultime due o tre stagioni è anche un po’ complicato mettere l’etichetta ad alcuni giocatori che, seppur magari giostrando in posizione tipiche degli attaccanti, hanno però tutte le funzioni e le caratteristiche di un centrocampista, per quanto offensivo; e viceversa, naturalmente: soprattutto nella posizione del sottopunta, quando il 4-3-3 olandese vira verso un deciso 4-2-3-1 come nell’Ajax di ten Hag, molti giocatori in quella stessa posizione possono essere tanto centrocampisti quanto attaccanti.

Ma si tratta, per l’appunto, di etichette. Ho usato le mie per comodità: ma come nel caso di Martinez e Koopmeiners, citati nel post sui difensori richiamato qualche riga fa, possono esserci però molti giocatori che hanno la possibilità di entrare in rassegne diverse. Anche oggi c’è una bonus track del genere, vedremo quale.

Ancora una volta, tengo a precisare che questa rassegna di nomi non ha pretese di oggettività: è la mia opinione di calciofilo ed è solo e soltanto un parere soggettivo a guidarmi. È chiaro, quindi, che questi nomi possano essere molto opinabili, sia per la valutazione assoluta che per il ruolo.

L’ultima premessa è di carattere generale e pertinente alla stagione in esame: a me sembra che il ruolo del centrocampista nel calcio olandese stia subendo una mutazione importante. Arretrando la costruzione del gioco sin dalla difesa (la famosa costruzione bassa), è stato quasi naturale osservare la proliferazione di difensori con caratteristiche più simili a quelle di un vecchio centromediano metodista che a quelle di difensori puri, cosa che in Olanda poi era già tendenzialmente presente da moltissimo tempo. Ecco che, quindi, la tendenza è quella di vedere sempre più centrocampisti di assalto “alla Milinkovic-Savic” che non registi di costruzione “alla Frenkie de Jong”.

È uno sviluppo interessante anche in ottica di mercato perché, fatte salve le caratteristiche tecniche di base della scuola olandese, la quale costruisce sempre centrocampisti dai fondamentali solidissimi quando non addirittura eccellenti, questo tipo di centrocampista bravo negli inserimenti offensivi ma tecnicamente dotato potrebbe diventare uno dei profili più richiesti dal mercato internazionale. Non mi stupirei, quindi, se dovessimo vedere molti più centrocampisti provenienti dall’Eredivisie nelle squadre italiane (ma anche delle altre leghe europee al top) che cercano sempre con grande attenzione la tipologia di calciatore appena descritta. È chiaro che anche il centrocampista d’ordine tradizionale abbia sempre mercato, soprattutto se cresciuto da queste parti: tanto per fare un esempio concreto, pensate a quel che han fatto vedere al loro primo anno in Italia giocatori come Jerdy Schouten al Bologna, che dopo un inizio difficile ha conquistato la maglia da titolare, e soprattutto Sofyan Amrabat al Verona, una delle rivelazioni – per quelli che non lo conoscevano bene – della serie A 2019/20.

Andiamo a scoprire la rassegna di oggi: ecco i migliori centrocampisti dell'Eredivisie 2019/20. twittalo

#11 – Mauro Jaqueson Junior FERREIRA DOS SANTOS, Heracles, 1999, centrocampista offensivo/mezzapunta, Brasile (29 pres. stag., 6 gol)

Nei riassunti settimanali delle giornate di Eredivisie che mi sono divertito a scrivere ogni settimana su Twitter, gli #EredivisieHighlights, Mauro Junior è apparso spessissimo. E non sempre per motivi positivi: ha sbagliato gol incredibili, soprattutto nelle prime partite. Ma questo centrocampista offensivo “Paulista”, in prestito all’Heracles dal PSV, ha fatto presto vedere che ha dei numeri non comuni e anche una flessibilità tattica non indifferente. La sua posizione di mezza punta ha spessissimo favorito Dessers che, infatti, è stato il capocannoniere del campionato. Naturalmente la tecnica brasiliana è il suo punto di forza, ma è complessivamente un giocatore molto interessante e ho grande curiosità di capire come evolverà. Credo che il PSV lo terrà e gli darà una chance nella prossima stagione.

#10 – Joey VEERMAN, Heerenveen, 1998, centrocampista offensivo, Paesi Bassi (26 pres. stag., 5 gol)

Un’anticipazione su quest’elenco la faccio già ora: tra i centrocampisti troverete molti nomi non molto pubblicizzati. Può darsi che abbiano colpito solo me e non altri, ovviamente, e ne approfitto per ricordare che questa lista è vagamente ispirata a un criterio di merito. Se un giocatore, pur evidentemente più forte di almeno uno di quelli nella lista, non ha a mio parere disputato una stagione tanto da essere messo tra i primi dieci-dodici giocatori del ruolo, non lo troverete qua. Non è il caso di Veerman, che è stato pescato in Eerste Divisie al Volendam per rimpiazzare Michel Vlap, volato a Bruxelles, il quale aveva fatto stagioni strepitose in Frisia. Veerman è simile al giocatore dell’Anderlecht, forse un po’ più centrocampista che mezzapunta se paragonato a Vlap, ma ha grande eleganza e pulizia nel gesto tecnico che esegue sempre allo scopo di trovare la massima efficienza, soprattutto negli ultimi sedici metri. Davvero un’ottima stagione, ed era la sua prima nella massima serie. Vediamo come se la caverà ora che non è più l’oscuro centrocampista della serie B olandese ma ha l’etichetta addosso di uno dei migliori nel ruolo dell’intero campionato.

#9 – Abdoulrahmane HARROUI, Sparta, 1998, interno di centrocampo, Paesi Bassi (26 pres. stag., 4 gol, naz. U21)

Ecco, quando ho scritto dei centrocampisti modello “Milinkovic-Savic” (forti, molto tecnici, grande senso del gol) pensavo soprattutto a Abdou Harroui. Lo Sparta ha fatto quasi metà campionato nelle posizioni immediatamente a ridosso delle prime, cedendo inevitabilmente terreno solo lungo la stagione. Ma questo ragazzo, uno dei tantissimi olandesi di origini marocchine che imperversano con la loro tecnica e fantasia nel calcio Oranje, è davvero fuori dal mazzo. Cresciuto nello Sparta, come Strootman, unisce la forza fisica della “Lavatrice” a una propensione decisamente più offensiva, richiesta esplicitamente dal 4-3-1-2 messo in campo dal suo allenatore, Henk Fraser. Harroui ha fatto il “salto doppio”, vale a dire che in tre stagioni è passato dalla Tweede Divisie (equivalente alla nostra Lega Pro, con lo Jong Sparta nel 2017/18), alla Eerste vinta nella scorsa stagione, e infine all’Eredivisie quest’anno, sempre da titolare in ogni annata. La cosa sorprendente è che per lui non ha fatto nessuna differenza, riuscendo sempre ad incidere sulle partite indipendentemente dal livello. Come Veerman, anche lui è alla sua prima stagione nella massima serie, ma è un giocatore su cui io scommetterei senza esitare perché i suoi margini di miglioramento sono enormi.

#8 – Gustavo HAMER, PEC Zwolle, 1997, centrocampista difensivo/esterno destro, Paesi Bassi (26 pres. stag., 4 gol)

Nel 3-5-2- di Stegeman, un giocatore come Hamer ha trovato sempre posto ed è riuscito a brillare nonostante la stagione disastrosa dei Blauwvingers. Questo grazie all’instancabile mobilità e la grande applicazione, quasi feroce oserei dire, dei suoi compiti di interdizione. Il giocatore nato in Brasile ed arrivato in Olanda in tenera età ricorda molto Medel anche nel fisico, ma a differenza del cileno ha saputo rendere bene in campo anche come quinto di destra, nonostante sia evidente che dia il meglio da interno di contenimento, ruolo che comunque non gli ha impedito di segnare 4 reti. Il PEC Zwolle non è riuscito a ripetere le grandi stagioni del recentissimo passato, e Hamer è, secondo me, un giocatore di livello decisamente più alto di quello di una squadra che lotta per non retrocedere. Però il giocatore sembra orientato ad accettare l’offerta del Coventry City, primo in League One inglese, che sta finalizzando in questi giorni l’acquisto del piccolo centrocampista. Una scelta economica, e un possibile futuro in Championship, ma non credo sia quella giusta per Hamer.

#7 – Donny VAN DE BEEK, Ajax, 1997, centrocampista offensivo/centrocampista centrale, Paesi Bassi (37 pres. stag., 10 gol, naz. A)

Cosa si può dire di Donny van de Beek che non sia già conosciuto o discusso? Magari può sorprendere il #7, però è chiaro che non mi riferisco al talento.

Van de Beek è uno dei più interessanti centrocampisti offensivi in giro per il mondo, e quest’estate lo vedremo con molta probabilità cambiare maglia per accasarsi in un top club (si parla con insistenza da mesi del Real), su questo ormai in pochi possono avere dubbi.

Però, c’è un però: il rendimento in questa stagione non è stato brillante come quello della stagione precedente, e non mi è chiaro da cosa sia dipeso, posto che, come già detto molte volte, i Lanceri non hanno brillato. In particolare Maradonny ha quasi fatto meglio quando schierato nei due di centrocampo al fianco di Lisandro Martinez (dimostrando peraltro di poter eccellere anche in quella posizione) che non come sottopunta, come nella trionfale stagione 2018/19. Forse, banalmente, è solo tempo che il ragazzo di Nijkerkerveen vada ad accettare una sfida più grande dell’Eredivisie.

#6 – Adam MAHER, Utrecht, 1993, regista basso, Paesi Bassi (29 pres. stag., 5 gol)

Maher è, senza ombra di dubbio, uno degli enigmi calcistici più intriganti degli ultimi anni, almeno per chi, come me, è affascinato da sempre dall’aspetto psicologico del calciatore e da come questo possa influire, anzi meglio: determinare le sorti dell’atleta.

Adam Maher ha disputato una stagione grandiosa nel suo ruolo preferito, regista basso, dimostrando per l’ennesima volta che al suo livello in quella posizione in Eredivisie, e forse in giro per l’Europa, ce ne sono pochi (e con la partenza di Frenkie de Jong verso Barcellona, mi verrebbe da dire che in Olanda non c’è nessuno alla sua altezza come regista puro, neanche Lisandro Martinez). La cosa incomprensibile è che Maher ha fatto la stessa, identica cosa all’AZ la stagione prima, e invece di rimanere in una squadra che stava evidentemente lanciandosi ad un livello più alto, fosse anche solo giocare l’Europa League come ha fatto, Maher ha preferito andarsene a Utrecht, che è sì nella parte alta della classifica, ma un gradino più giù, e forse due. Io credo che solo lui potrebbe spiegare perché un giocatore sui taccuini di tutta Europa e ammirato come talento cristallino a 18 anni, confermato a 20, mondiali giocati in Brasile e non a fare solo numero, due titoli vinti da assoluto protagonista a Eindhoven, sia improvvisamente imploso quasi avesse volontariamente deciso che certi livelli non facciano per lui. Perché se cerco spiegazioni da quel che vedo in campo, non ne trovo: trovo solo domande sul perché uno così non giochi in una squadra di livello almeno medio di una qualsiasi delle 5 maggiori leghe europee.

#5 – Mohamed-Amine IHATTAREN, PSV, 2002, centrocampista offensivo/esterno offensivo, Paesi Bassi (33 pres. stag., 7 gol, naz. U19)

Me la potrei cavare facilmente in un paio di righe: il crack prossimo-venturo che, salvo disastri imprevedibili ma sempre possibili nelle carriere dei giovani calciatori, dominerà il ruolo a livello mondiale nei prossimi anni. Quando sei titolare inamovibile nel PSV a diciassette anni sei uno molto speciale, poche balle. Il punto interessante, semmai, è capire quale ruolo Momo dominerà: finora s’è districato sull’out offensivo di destra con compiti più creativi che realizzativi. Banalmente, Ihattaren può tranquillamente essere assimilato a Ziyech quando costui aveva iniziato il suo percorso da professionista all’Heerenveen, dove l’altro grande olandese-marocchino giocava indifferentemente da esterno offensivo e da mezza punta, come poi pure al Twente e come all’Ajax sotto ten Hag. Ma le caratteristiche fisico-atletiche di Ihattaren possono, a mio parere, farlo dirigere con altrettanta efficacia in uno sviluppo che lo porti a giocare da interno di centrocampo, alla (ancora una volta) “Milinkovic-Savic” o anche in un modo molto simile a quello che tutti pronosticano possa fare Kulusevski in futuro. Questa stagione per Ihattaren è stata di assestamento, dopo l’esplosione e la responsabilità dell’essere titolare a 17 anni dell’anno scorso in una squadra che si è giocata il titolo fino all’ultima giornata. Oltre a questo e alla comunque giovanissima età, anche la scomparsa dolorosa e prematura del padre negli ultimi mesi del 2019 non può non aver influito su certi passaggi a vuoto del ragazzo.

Ma sul fatto che Ihattaren sia uno di quelli sui quali le grandi squadre si ammazzeranno a suon di euro tra non molto tempo, nessuno sano di mente può avere dubbio alcuno. Spero per Momo e per il suo sviluppo che rimanga ancora un paio di stagioni in Olanda: ma anche il PSV dovrà fare i conti con le finanze, e temo che non accadrà.

#4 – Sergio Fernando PEÑA FLORES, Emmen, 1995, centrocampista offensivo/esterno offensivo, Perù (24 pres. stag., 4 gol, naz. A)

L’Emmen ha giocato l’anno scorso la sua prima stagione in assoluto nella massima serie, e si è salvata a sorpresa. Quest’anno può festeggiare la salvezza e quindi la certezza di giocare per il terzo campionato consecutivo in Eredivisie, ma il COVID-19 non c’entra: i biancorossi del Drenthe (la provincia geografica di appartenenza, che mai prima dell’Emmen aveva avuto una squadra nel massimo campionato olandese) avevano costruito a suon di punti conquistati in casa (29 su 32 totali!) un dodicesimo posto inattaccabile e tranquillissimo. Sergio Peña è stato il protagonista assoluto di queste imprese casalinghe, sciorinando calcio fatto di grande sostanza e garra, unite a tecnica sudamericana di tutto rispetto. Come Ihattaren, si è disimpegnato principalmente in due posizioni, più spesso da trequartista puro, qualche volta (ma non in modo occasionale) da esterno offensivo a sinistra. Il Granada aveva prelevato il peruviano acquistandolo dall’Alianza Lima nel 2013, ma Peña ha esaurito la sua esperienza spagnola attraverso mille prestiti e poche chance in Liga. Ha deciso di provare a rilanciarsi in Eredivisie e l’Emmen l’ha preso così a zero. Visto il risultato, credo che i biancorossi non avranno difficoltà a sistemare i conti qualora ne avessero bisogno.

#3 – Oussama TANNANE, Vitesse, 1994, centrocampista offensivo/mezzapunta, Marocco (20 pres. stag., 6 gol)

Se si potesse cambiare con un colpo di bacchetta magica il carattere e la testa di alcuni giocatori, racconteremmo storie completamente diverse e godremmo di giocate fantastiche nei big match di EPL, di serie A o di Champions League, invece che nei campi della periferia calcistica, da parte di giocatori ai margini del calcio che conta. Oussama Tannane sarebbe uno dei principali protagonisti di quest’operazione “trapianto”. Talento assoluto, quando gli astri si allineano col suo carattere sempre in bilico, Tannane prende una squadra come il Vitesse e la cambia dal giorno alla notte. Lui, Linssen e Bazoer sono stati il 90% della risalita dei gialloneri dopo le montagne russe, letteralmente, percorse sotto la guida di Slutskiy. Il Saint-Etienne se n’è liberato considerandolo ingestibile, e i fatti legati all’intera sua carriera dicono che i Verts hanno quasi certamente ragione. Tornato in Olanda dove è cresciuto (e già nelle giovanili da ragazzino aveva fatto un notevole en-plein facendosi cacciare da Ajax, Utrecht e PSV, sempre per motivi caratteriali e comportamentali…), prima in prestito all’Utrecht nella scorsa stagione, e ora firmando con il club di Arnhem, l’ex-nazionale marocchino ha ritrovato il sereno, e vediamo quanto durerà. Certo è che se giocasse sempre così non sarebbe mai e poi mai un giocatore solo da Eredivisie, perché uno così potrebbe vincere le gare quasi da solo, in qualsiasi campionato, con colpi che in pochi si possono permettere.

#2 – Fredrik MIDTSJØ, AZ, 1993, centrocampista centrale, Norvegia (39 pres. stag., 1 gol, naz. A)

Il metronomo e l’equilibratore dell’AZ dei miracoli, l’uomo che permette alle varie stelle e stelline dei Kaaskoppen di prendersi la scena, ma senza il quale il bellissimo castello di Arne Slot (“slot” in olandese vuol dire proprio “castello”, n.d.r.) crollerebbe miseramente. Midtsjø è arrivato alla sua terza stagione in Eredivisie con la maturità completa di chi padroneggia il ruolo, e per caratteristiche tecnico-tattiche ha potuto approfittare della mancanza cronica di questo specifico tipo di centrocampista nel calcio olandese (l’ultimo degno di nota, Strootman pre-infortunio escluso, è ancora Nigel de Jong). Se vuoi far convivere una serie di giocatori molto offensivi come Stengs e Idrissi devi inevitabilmente avere uno che detti i tempi a centrocampo e contemporaneamente morda le caviglie di chiunque gli passi a tiro, e il norvegese, coadiuvato da de Wit e Koopmeiners, l’ha saputo fare magnificamente. La Sampdoria ha preso il suo compagno di nazionale Thorsby, Sander Berge è il più forte del lotto tra i centrocampisti norvegesi di questa generazione, ma Fredrik è quello tatticamente più utile. A rischio di prendere una cantonata, dico che Midtsjø farebbe benissimo in serie A perché ogni allenatore non vorrebbe mai fare a meno di uno così, soprattutto quelli delle squadre di medio-bassa classifica.

#1 – Hakim ZIYECH, Ajax, 1993, centrocampista offensivo/esterno destro/mezzapunta, Marocco (35 pres. stag., 9 gol, naz. A)

Partiamo dalla fine: Hakim Ziyech ha sempre detto che a lui non piace fare programmi a lunga scadenza, e in una estesa e bellissima quanto rara intervista dello scorso gennaio (il suo carattere diffidente non l’ha mai portato a confidenze pubbliche, e le sue dichiarazioni sono sempre state centellinate e standardizzate in una confezione di chiarissimo e manifesto fastidio) aveva detto che non aveva idea di dove sarebbe andato a giocare, ma che per lui questo non era assolutamente un problema. Perché, continuava Ziyech, le decisioni importanti della sua vita sono sempre state da lui prese quando ha sentito che erano giuste, e quindi – dopo aver rifiutato il Valencia la scorsa estate – avrebbe senz’altro capito quale sarebbe stata quella da fare relativamente al suo futuro calcistico una volta che se la fosse trovata davanti. Se non fosse accaduto, se nessuna offerta convincente fosse arrivata, allora pazienza, ha chiosato il giocatore dell’Ajax. È arrivato il Chelsea, a lui è piaciuto, e i blues puntano molto sul talento di Dronten.

Ziyech potrà ora confrontarsi ogni settimana al livello che gli abbiamo visto essere tecnicamente e caratterialmente congeniale, quello che abbiamo ammirato in CL nelle ultime due stagioni, ma che io, personalmente, ho sempre visto in potenza sin dagli anni dell’Heerenveen. La domanda vera da farsi è come sia stato possibile che Hakim Ziyech sia rimasto in Olanda fino ad oggi, perché anche nell’ultima sua stagione in Eredivisie ha dimostrato che la sua categoria è fuori scala per un campionato come quello olandese. Com’è possibile che uno così abbia dovuto aspettare i 27 anni per firmare un contratto con un top-club?

Le sue giocate determinanti sono fatte talmente senza sforzo alcuno da far sembrare, a volte, gesti tecnici di rara fattura un esercizio annoiato, come un trapezista che per la milionesima volta fa un’acrobazia impossibile ai comuni mortali ma che, per lui, è solo routine, e per giunta seccante.

In questo caso il numero uno coincide con ogni criterio: di talento, di prestazione e di classe pura. Nessun giocatore dell’Eredivisie quest’anno si è potuto avvicinare al livello di Hakim Ziyech, indipendentemente dal ruolo.

Anche per stavolta avrei finito qua. Ma anche oggi c’è la “bonus track”, quella che metto alla fine perché, come per Koopmeiners e Martinez, c’è un giocatore top che è stato eccezionale quest’anno sia da centrocampista offensivo che da attaccante esterno, anche se senza sforzo rientrerebbe nei primi dieci giocatori del campionato.

Calvin STENGS, AZ, 1998, centrocampista offensivo/punta esterna/punta centrale, Paesi Bassi (42 pres. stag., 10 gol, naz. A/U21)

Una delle tante stelle della banda di ragazzini terribili che ha imperversato ad Alkmaar quest’anno (e non solo, visto che il crollo della tribuna centrale dell’AFAS stadion a causa di una violenta tempesta, ha costretto i biancorossi a giocare molte gare casalinghe all’Aja), sicuramente una delle più luminose e in prospettiva un potenziale top player. Il ragazzo originario del Suriname ha iniziato la sua carriera come esterno offensivo di destra, ma quest’anno Slot l’ha praticamente lasciato decidere di volta in volta dove mettersi in campo, leggendo la partita, svariando da destra a sinistra, giocando alcune partite anche da falso nueve, e addirittura molte da interno offensivo di centrocampo, oltre che da sottopunta.

Come per Ihattaren, è ancora presto per capire dove potrebbe eccellere, perché, per ora, gioca bene dovunque e al livello dell’Eredivisie questo basta e avanza. Veloce, tecnico, dribbling non secco ma potente sull’allungo per cui l’opponente perde facilmente il tempo del contrasto, tiro di destro e di sinistro: un giocatore completo. Fosse il baseball, parleremmo di “five tools”, qui ci limitiamo a dire che se trova l’allenatore e il contesto più competitivo giusto per lui, diventerà uno dei migliori giocatori in circolazione dei prossimi dieci anni.

E con questo abbiamo davvero finito per oggi, alla prossima e ultima “puntata” dedicata agli attaccanti!

Hendrik van der Decken

Il capitano dell'Olandese Volante, condannato a guardare il calcio per l'eternità senza mai vedere il 433 in nerazzurro. Posso toccare terra solo quando l'Inter vince in Europa, perché quando accade c'è sempre un "Oranje" in squadra. Mentre navigo, guardo l'Inter, un sacco di Eredivisie, Jupiler League e Keuken Kampioen Divisie, bestemmiando l'Inter e il N.E.C.

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