Bauscia Cafè

Conte-stazione

Mi considero empatico, da sempre. Lo sono con gli affetti a me più cari, con gli amici, persino con i colleghi di lavoro e, talvolta, anche con gli sconosciuti.
Credo sia qualcosa di naturale, e tutto sommato è uno dei (pochi) pregi che ho e che rivendico con orgoglio.
Esserlo con gli interisti, tuttavia, diventa sempre più difficile, quasi un esercizio di sottile psicoterapia verso se stessi.

Sui social (o meglio su Twitter, l’unico social che riesco a utilizzare senza aver voglia di tagliarmi le vene) mi sforzo di dialogare, di comprendere, di spiegare, ma il popolo interista è ormai patologicamente scisso da una miriade di correnti interne, una roba che il PD a confronto sembra un esempio di coesione politica.

Non sorprende, quindi, che all’ennesima stagione in fade out già da febbraio, nonostante il solito, promettente inizio e le speranze di una nuova consapevolezza calcistica, torni in auge il grande tema portante del tifoso interista: CambiareL’Allenatore™

Apro e chiudo una piccola parentesi su Antonio Conte: chi scrive ha faticato non poco ad accettare che in nerazzurro approdassero lui e Beppe Marotta, per i noti motivi e perché il calcio del tecnico leccese non rappresenta il mio gioco ideale.
MA una volta appurato che quello sarebbe stato il futuro dell’Inter, io tifo Inter e, partendo dalla consapevolezza che a questa squadra serva un profondo restyling da almeno 10 anni, credo anche che tra i papabili probabilmente quello di Conte fosse il nome più sensato per finire di spremere i sopravvissuti e, al tempo stesso, iniziare a fare arrivare gente che sia davvero da Inter.

Fatico a credere che, senza un nome come il suo sulla nostra panchina, il club si sarebbe impegnato così a fondo per far arrivare un uomo come Lukaku – e quanto sia decisivo il belga lo sapete meglio di me – o come il recente, clamoroso (perché lo è, ma per i giornali è come se avessimo acquistato Lazzari) arrivo di Hakimi, talento purissimo e accertato che segna finalmente una svolta sulla cifra tecnica degli esterni in rosa, in attesa di nuovi sviluppi per la fascia opposta.

Per farla breve, al di là delle connotazioni politiche ed etiche del Conte nerazzurro e delle argomentazioni, spesso molto sensate, sul suo modo di fare calcio e su alcuni, evidenti errori di impostazione – la gestione dei cambi e il modulo oltremodo talebano su tutto il resto – stento a credere si potesse portare sulla nostra panchina un nome migliore di quello attuale per il dopo-Spalletti.
E sì, stanno volando gli stracci, è vero, e che la situazione volgesse al peggio lo si era già abbondantemente intuito almeno da Lecce-Inter, quando il Covid era ancora un problema tutto cinese: ma chi sta facendo volare gli stracci?
Parliamo della stessa squadra che – a torto – aveva fatto gridare al “possiamo competere con la Juve” fino a inizio anno, che aveva visto sbocciare definitivamente Lautaro e sovraperformare gente che veniva data ormai per spacciata.
Ma le querce non fanno i limoni, e tutti noi sappiamo benissimo che il martello di Conte non perdona, soprattutto quando si tratta di mediocri. Sul medio/lungo periodo quindi è verosimile che i soliti noti, che magari già sanno che tra qualche mese saranno costretti a cercarsi una squadra diversa, abbiano per l’ennesima volta manifestato quella contagiosa insofferenza che rovina ogni singola stagione sempre nello stesso periodo.

Il punto è proprio questo: dell’approccio e dei moduli di Conte possiamo parlarne per giorni, ma sugli errori dei singoli addossare responsabilità all’allenatore di turno è quantomeno grottesco.
Skriniar si fa uccellare da Lazovic perché Conte gli ha spiegato male la postura difensiva? Suvvia….
Skriniar è sulle gambe e poco lucido di testa come altri, in quella che comunque resta una stagione altamente anomala (basti vedere i risultati del post-Covid), altri lucidi non lo sono mai stati, né mai lo saranno, e non dubito che stiano remando contro e creando problemi allo spogliatoio; Conte lo ha detto chiaramente: c’è voglia di mettere i bastoni tra le ruote alla Juve, e lui probabilmente ci avrebbe provato da subito. Chi non lo segue, non merita una chance.

In questo mix di mentecatti ancora da troppo tempo presenti in rosa e forti della possibilità di sfangarla sempre – ve lo ricordate il “dopo il Torino abbiamo mollato” di D’Ambrosio, sì? -, di dirigenti verosimilmente più vicini alla vecchia proprietà che alla gestione Zhang e una squadra capace di giocare a calcio in modo esemplare per 60 minuti per poi diventare spettatrice passiva nei restanti 30 (Inter-Bologna), è chiaro che ci sia da fare ancora un passo avanti affinché non ci siano più dubbi: quel passo è ciò che invochiamo da troppo tempo, ovvero potare i rami secchi, creare un gruppo di 20/22
calciatori che siano presenti a se stessi per tutta la durata della partita e abbiano in testa soltanto la vittoria come obiettivo.

L’ambiente Inter non può permettersi la presenza di mediocri, non più: “Conte vuole gente forte, così son tutti bravi”, dice un fan di Spalletti. Ma certo che vuole gente forte! Un bravo allenatore, uno che sprema fino all’ultima goccia rende al meglio se ha del succo da spremere. E quel succo lo si trova avendo a disposizione sostanza, non omogeneizzati travestiti da centrocampisti o esterni di fascia.
E un bravo allenatore ha il carisma per attrarre giocatori forti nel suo progetto, o per convincere la società a prenderli: davvero pensate che Marotta e la proprietà non fossero a conoscenza del carattere di Conte? Non siate così ingenui.

In buona sostanza credo che strapparsi le vesti per i troppi punti persi in campionato sia una reazione fisiologica e condivisibile, ma abbia anche bisogno di un pizzico di realismo: una squadra che sovraperforma come l’Inter vista fino a gennaio è destinata a scoppiare, e così è stato. 
Eppure non ho mai visto partite indecenti, in tutto e per tutto: ho visto i soliti momenti di follia, l’incapacità di gestire un vantaggio o di modificare l’atteggiamento a seconda dell’avversario, ma sempre all’interno di partite dove per 30/45/60 minuti la squadra aveva dimostrato di sapere cosa fare.
Lo so che avete in testa il palla a Lukaku e buonanotte di Verona, ma il primo tempo contro il Bologna non è roba di un’era geologica fa.

Direi quindi di mantenere la calma, se possibile: vorrei che l’Inter impostasse un progetto di almeno tre anni con l’attuale allenatore.
Un progetto che, per la prossima stagione, sia capace di dare il benservito a quei 5/6 nomi che hanno da tempo immemore esaurito il credito con noi interisti, e che non meritano neppure nuovi insulti.
Una volta fatto questo, e sistemato anche alcune cosucce in società, credo non ci saranno più scuse per nessuno, a partire da Antonio Conte: ma lasciare il lavoro a metà sarebbe un peccato, e ripartire da chiunque altro senza aver prima toccato questi punti fondamentali l’ennesimo suicidio calcistico.

O davvero pensate che Simeone firmerebbe soltanto dopo la riconferma di Biraghi, Gagliardini e D’Ambrosio?
Smettetela di leggere i giornali, su…

 

NicolinoBerti

Coglione per vocazione, interista per osmosi inversa dal 1988 grazie a un incontro con Andy Brehme. Vorrei reincarnarmi in Walter Samuel, ma ho scelto Nicola Berti per la fig...ura da vero Bauscia.

PODCAST

Twitter

Instagram

Instagram has returned empty data. Please authorize your Instagram account in the plugin settings .

Archivio