Bauscia Cafè

Vergogne senza pari

Tutto questo è offensivo, grave e stupido. Non c’è nessun elemento nuovo, stiamo giudicando quello che era stato già giudicato. E’ un attacco di Palazzi inaccettabile, lui si sbaglia. Senza processo si può dire qualsiasi cosa, l’Inter ed io non lo accettiamo. Facchetti? Coinvolgerlo è di cattivo gusto, sappiamo la sua correttezza quale fosse. I tifosi dell’Inter conoscono perfettamente Facchetti e lo conoscono perfettamente anche i signori che si saranno seduti a quel tavolo per decidere non so cosa. Se lascerei l’Inter in caso di revoca? Io lavoro per i miei tifosi, non per questa gente qui…

– Massimo Moratti –

Quando ho sentito queste parole, nel luglio 2011, ero in un paesino di neanche 600 anime su un’isola croata, in un vero e proprio paradiso. Pochi minuti prima, la pace di quel luogo fantastico era stata turbata da un sms: “Sta succedendo un casino. Palazzi l’ha fatta grossa! 🙂“. Il tono del mittente era per me inconfondibile, il sorriso finale anche: “la solita melma gratuita buttata sull’Inter, non cambia niente”, è stato il mio primo pensiero. I fatti successivi hanno confermato in pieno quella sensazione, ma tant’è: qualche minuto dopo mi sono imbattuto per caso in queste parole pronunciate da Moratti.
Ascoltarle è stata una boccata d’aria fresca. Non avevo mai sentito Moratti usare certi toni e di colpo, all’improvviso, in quel piccolo paesino di una terra straniera, mi è sembrato finalmente che la misura fosse colma, che il tappo fosse pronto a saltare.
“Io lavoro per i miei tifosi, non per questa gente qui…”
Non esagero se dico che è stato uno dei momenti più belli della mia vita interista. Il momento in cui, pensavo, finalmente si era superato il limite, finalmente si iniziava a lottare contro certe figure: in ritardo, in enorme ritardo, in colpevole ritardo, ma finalmente si iniziava.
Mi sbagliavo, in realtà. Moratti col tempo è tornato -per scelta, per strategia, perchè semplicemente non voleva dar troppo credito a certi deliri- ai soliti silenzi. E noi siamo tornati, col tempo, a rivedere ciò che mi è toccato vedere negli ultimi giorni.

Con ordine: domenica, ora di pranzo, stadio Angelo Massimino di Catania, gol del vantaggio dei padroni di casa. I fatti li conoscete tutti ma in pochi, forse, ne hanno realmente compreso la portata. Qui non si tratta di un errore arbitrale come ne abbiamo visti tantissimi e tanti altri continueremo a vederne: non è il fuorigioco non fischiato a Bendtner o il cartellino rosso non dato a Bonucci. Non è il rigore inventato contro il Napoli in Supercoppa, o contro il Parma alla prima giornata, o contro l’Udinese alla seconda, o contro il Genoa alla terza. Non è neanche il gol non dato a Muntari: è qualcosa di molto più grave e clamoroso. Lo ha spiegato benissimo Pulvirenti ai microfoni dopo la partita e ancora meglio ha fatto sul sito del Catania con un comunicato ufficiale di rara lucidità. Quello che è successo non è un errore arbitrale: è una delle più grosse porcherie mai viste su un campo di calcio. Un arbitro, un guardalinee, un giudice di porta prendono la decisione giusta, vengono circondati dai giocatori di una delle due squadre in campo e sulla base delle pressioni di questi (quali altri elementi avevano per cambiare idea rispetto alla prima scelta, oltre alle proteste di Pepe e Giaccherini?) decidono di cambiare la decisione. Prendendone, infine, una sbagliata. Poco importa l’errore in sè, poco importa cosa sia successo: il problema è come è successo. Il problema è che è stato concesso ai giocatori di una delle due squadre di entrare in campo dalla panchina, di circondare l’arbitro e i suoi assistenti (“Si dovranno evitare i capannelli di protesta intorno agli arbitriBraschi, agosto 2010), di sorvegliarne le azioni, di reclamare attenzioni, di influenzarne le decisioni senza incorrere nella minima sanzione disciplinare (l’espressione “vai tu” rivolta ad Ayroldi costò un cartellino rosso a Maicon a Bologna nel 2009). Per arrivare, infine, a una decisione clamorosamente sbagliata e a tutto vantaggio di quegli stessi giocatori. E poco importa assegnare le colpe di quella scelta: l’ultima decisione spetta sempre e comunque all’arbitro, Gervasoni, e con lui hanno sbagliato clamorosamente -sia nella decisione, sia nel permettere certi comportamenti- il guardalinee Maggiani e il giudice di porta Rizzoli. E non solo i vertici AIA hanno fatto finta di niente, ma hanno addirittura premiato uno dei tre arbitri in questione -Rizzoli- assegnandogli una partita di Serie A da primo arbitro. E’ chiara, ora, la dimensione dello scandalo? Tre arbitri si lasciano influenzare dai giocatori in campo, prendono una decisione clamorosamente sbagliata commettendo 3 o 4 gravissimi errori nella stessa azione..e uno di loro viene addirittura premiato dall’AIA!
Ma ero partito dalle parole di Moratti di due estati fa. Sì, perchè dopo questo scandalo e le inevitabili polemiche che l’hanno seguito, anzichè scuse e profili bassi ci è toccato sentire Maggiani che rivendica il proprio errore con orgoglio, Juventus Club che ringraziano ufficialmente il guardalinee, Andrea Agnelli che -con una arroganza senza pari- trova il coraggio di farneticare di una “Juventus danneggiata dagli arbitri“. Un crescendo continuo per tutta la giornata fino ad arrivare a sera, quando su Sky è andato in onda questo:

Inter e Juventus colpevoli al 50%. Facchetti che telefonava come Moggi. Inter avvantaggiata a danno di altre società. Inter e Juventus sostanzialmente equiparate negli avvenimenti di Calciopoli. In spregio alla realtà, ribadita ieri da Giuseppe Narducci, in spregio a 24 sentenze –VENTIQUATTRO SENTENZE– sportive, civili e penali. In spregio a condanne per minacce, per violenza privata, per associazione per delinquere. In spregio al comune senso del pudore. No, il solco è segnato: Inter e Juventus ugualmente colpevoli in Calciopoli. Fino all’avvertimento finale: “Moratti deve stare attento a quello che dice“.
La più enorme mistificazione mai sentita sul tema.
E torno quindi alle parole di Moratti di due estati fa. A quel lavorare per i tifosi e per la squadra e non per questa gente qui. Sono passati 6 anni da Calciopoli e sul principale canale sportivo nazionale l’Inter è ufficialmente colpevole al pari della Juventus. Giacinto Facchetti equiparato a Luciano Moggi, Massimo Moratti “avvertito” come non si fa neanche con i bambini più discoli in un asilo di quart’ordine.Fra altri 6 anni, o forse meno, l’Inter sarà l’unica colpevole di Calciopoli a fronte di una Juventus ingiustamente danneggiata, e Giacinto Facchetti il deus ex machina del più grande scandalo della storia del calcio italiano.
Abbiamo intenzione di aspettare in silenzio? Continueremo a guardare queste persone che gettano fango sul nostro nome, sulla nostra maglia, sulla nostra storia? Continueremo a far finta di indignarci con una mano, mentre con l’altra li finanziamo e li invitiamo a continuare?
Bauscia Cafè con questo post raggiungerà poche decine di migliaia di persone. Mario Sconcerti, in quei due minuti, ne ha raggiunto qualche milione.
Non ci fermeremo, ma da soli non possiamo fare molto di più di quello che già stiamo facendo. E la soddisfazione di conoscere la verità -quella delle sentenze, dei processi, dei fatti- è magra, magrissima di fronte a una realtà esterna che precipita sempre di più, ogni giorno che passa.
Ci sono in ballo il nome e l’onore di FC Internazionale e di Massimo Moratti.
C’è in ballo il nome e l’onore di Giacinto Facchetti.
Davvero dobbiamo lasciarli lì, calpestati da un giornalista?

Nk³

Il calcio è uno sport stupido, l’Inter è l’unico motivo per seguirlo. Fermamente convinto che mai nessun uomo abbia giocato a calcio come Ronaldo (ma anche Dalmat non scherzava). Vedovo di Ibrahimovic, ma con un Mourinho in panchina persino i Pandev e gli Sneijder possono sembrare campioni. Dategli un mojito e vi solleverà il mondo.

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