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Die Meister, die Besten, les Meilleurs Equipes: The Champions

Sembrava essere un evento da ammirare una volta ogni dieci anni. 1967, 1972, 1988, 1999, 2009. E poi siamo arrivati noi a scompaginare tutto, a scrivere una pagina imprevista e imprevedibile di Storia. Anche qui. Ancora una volta.
Lions1967: i Lisbon Lions – I Leoni di Lisbona: nome curioso per una squadra composta interamente da giocatori nati entro 50km da Glasgow, eppure tributo dovuto a dei ragazzi che proprio a Lisbona mettono il sigillo su quello passato alla storia come Year of Triumph, l’anno del Trionfo. 4 sconfitte in 65 partite, primo club britannico (e unico scozzese) ad alzare al cielo la Coppa dei Campioni, primo club della storia a vincere nello stesso anno Coppa Nazionale, Campionato e Coppa dei Campioni. Conditi dalla Coppa di Lega. Il Celtic Glasgow. Ancora oggi, in ricordo di quella impresa, una gradinata del Celtic Park è dedicata proprio ai Lisbon Lions. L’altra? A Jock Stein, allenatore di quelle annate favolose. Annate che portarono nella bacheca dei Bhoys la bellezza di 9 campionati consecutivi, dal 1966 al 1974, e il ricordo fantastico di quell’annata trionfale e di quella torrida giornata portoghese, quando strapparono la Coppa dalle grinfie della Grande Inter -che due anni prima aveva sfiorato lo stesso trionfo, perdendo solo la finale di Coppa Italia- mettendo la parola fine sul ciclo di Herrera e ufficializzando il passaggio di consegne fra il calcio europeo e quello britannico. Una vittoria ottenuta dopo un dominio assoluto grazie ad oltre 40 occasioni da rete nonostante lo svantaggio iniziale, una vittoria impronosticabile. La vittoria di Jock Stein, dei suoi uomini e del calcio totale “alla scozzese”. Il primo nome scritto nell’Albo d’Oro della Storia.
– Lisbona, 25 maggio 1967 – CELTIC GLASGOW – Simpson, Craig, McNeill, Clark, Gemmel, Murdoch, Auld, Johnstone, Lennox, Wallace, Chalmers. Allenatore: Jock Stein.
Cruijff1972: il Calcio Totale – Rinus Michels ha appena lasciato Amsterdam per andare a Barcellona dopo la doppia accoppiata Campionato-Coppa d’Olanda (nel 1970) e Coppa d’Olanda-Coppa dei Campioni (nel 1971) non immaginando cosa sta per succedere. Al suo posto, sulla panchina dell’Amsterdamsche Football Club arriva Stefan Kovacs. E’ la consacrazione assoluta. Il tecnico rumeno continua a seguire la filosofia del suo predecessore e porta l’Ajax dove non era mai arrivato: Coppa d’Olanda e Campionato come due anni prima. E poi lei, in una finale casalinga troppo ghiotta per non essere sfruttata. A Rotterdam c’è di nuovo l’Inter fra una squadra straniera e la Leggenda. Finale con meno storia di quella del 1967, se possibile: i lancieri guidati dal solito Johann Cruyff fanno un solo boccone della squadra di Invernizzi issandosi lì, quattro stagioni dopo, fianco a fianco con il Celtic. E’ un trionfo totale, il punto più alto di una parabola che comprende anche la Coppa dei Campioni precedente e quella successiva. Tre di fila, per incastonare meglio questo Diamante. E’ la consacrazione finale. La consegna del Calcio Totale alla Storia del football.
– Rotterdam, 31 maggio 1972 – AJAX AMSTERDAM – Stuy, Suurbier, Blankenburg, Hulshoff, Krol, Neeskens, Haan, Muhren, Swart, Cruyff, Keizer. Allenatore: Stefan Kovacs.
Hiddink1988: Doppietta Oranje – E’ il turno del Philips Sport Vereniging di Eindhoven, è il turno di Guus Hiddink in una annata che resterà, va da sè, storica per quella che è sempre stata considerata la seconda squadra d’Olanda. Eppure anche al PSV di Ronald Koeman è concesso di arrivare al Vello d’Oro. Quattro Campionati consecutivi, tre Coppe d’Olanda di fila. In mezzo, l’Olimpo. Conquistato in realtà in maniera particolare: nonostante sia alla terza affermazione consecutiva in patria (raggiunta con sole due sconfitte), il PSV non è certo una delle grandi d’Europa e tenta, anzi, un assalto a una Coppa dei Campioni che sembra tutt’altro che concreto. Rimarrà l’unico successo della squadra olandese nella storia della competizione: un successo…senza vittorie. Dopo aver sconfitto 2-0 il Rapid Vienna negli Ottavi di Finale, infatti, il PSV mette in fila quattro pareggi contro Bordeaux e Real Madrid, superando il turno ogni volta per i gol segnati in trasferta. Sarà pareggio anche contro il Benfica nella finale di Stoccarda: 0-0 nei tempi regolamentari e partita decisa ai rigori grazie a una serie perfetta degli olandesi e all’unico errore di Veloso al sesto tiro. Resta l’ultimo Grande Slam che vede protagonista la Coppa dei Campioni. Resta la pagina più luminosa della storia del club: come per il Celtic, come per l’Ajax, come per i pochi che seguiranno.
– Stoccarda, 25 maggio 1988 – PSV EINDHOVEN – Van Breukelen, Gerets, Koeman, Nielsen, Van Aerle, Heintze, Liskens, Vanenburg, Lerby, Kieft, Gillhaus (Janssen). Allenatore: Guus Hiddink.
United1999: il Treble – Siamo ai giorni nostri, o quasi. La Premier League è nata da poco e a Manchester, sponda United, arrivano scudetti come se piovesse: 1993, 1994, 1996, 1997. L’annata precedente è stata terribile però, conclusa senza vittorie. Ad Alex Ferguson non sta bene: serve un riscatto immediato. Il primo successo in ordine di tempo arriva nella solita Premier League, amica fedele: una battaglia punto a punto con l’Arsenal vede lo United dei Calipso Boys passare in testa solo alla penultima giornata, ora serve una vittoria all’ultima per non vanificare tutto. Il Tottenham però passa in vantaggio. E’ l’ultimo attimo di buio nella stagione dei Red Devils: rimonta imperiosa, 2-1 e quinto Campionato messo in bacheca in 7 anni. Una settimana dopo tocca alla FA Cup, tocca al Newcastle United di Shearer e Gullit. Un altro 2-1, è già storia: lo United diventa la prima squadra inglese a conquistare il double -l’accoppiata scudetto/coppa- per tre volte. Ma non è finita: si vola a Barcellona. Dopo un cammino di difficoltà incredibile, che ha visto l’Old Trafford teatro di sfide con Bayern Monaco, Barcellona, Inter e Juventus, al Camp Nou ad aspettare i freschi Campioni d’Inghilterra c’è di nuovo il Bayern Monaco di Lothar Matthaus, vittima sacrificale della finale più incredibile che si ricordi. La caccia è aperta, ma la partita sembra essere un bagno di sangue per gli inglesi. Il Bayern passa in vantaggio dopo 5 minuti grazie a una punizione di Basler, poi il dominio dello United è totale ma la porta difesa da Kahn sembra essere stregata. Passano i minuti, arriva il turno di Sheringham, 10′ alla fine, tocca anche a Solskjaer, ma l’incredibile assedio sembra ormai destinato a concludersi con un nulla di fatto. Scocca il 90′, la festa bavarese è pronta a partire. Pierluigi Collina, arbitro della finale, concede 3 minuti di recupero. A quel punto gli dèi del football decidono di dare la propria benedizione allo United. Inizia il recupero, calcio d’angolo da destra, lo batte Beckham, anche Peter Schmeichel si butta in avanti all’inseguimento di quei tempi supplementari che renderebbero giustizia all’incontro. La palla è nella mischia, respinta fuori area dalla difesa bavarese. Arriva Giggs con la forza della disperazione, tiro dal limite diretto verso la porta. Dal nulla spunta Teddy Sheringham: 1-1. Giustizia è fatta, lo spettacolo è accontentato: saranno dei supplementari di fuoco. Invece no. I tedeschi sono frastornati, passa un minuto, ancora calcio d’angolo. C’è sempre Becks sulla palla, ma stavolta Schmeichel non si muove dal suo posto. Il piede fatato del numero 7 diventa letale, la palla spiove in area, la difesa del Bayern è in bambola. Arriva Ole Gunnar Solskjaer: 2-1. Come in Premier, come in FA Cup. La disperazione tedesca è inferiore solo al tripudio inglese, lo United è sul tetto d’Europa per la seconda volta nella storia. I tabloid inglesi mettono la ciliegina: passare dal double al treble è un attimo. Qualsiasi tifoso inglese ricorda questa come la più esaltante delle stagioni vissute a Manchester, e questo capolavoro frutterà a Ferguson, il 21 luglio del 1999, il titolo di “Sir” concesso direttamente dalle mani della Regina Elisabetta. La Supercoppa Europea persa contro la Lazio è un male accettabile, la Coppa Intercontinentale alzata a Tokio un grazioso abbellimento: quello che conta veramente è questo tris, il primo nella storia della Champions League, 11 anni dopo il PSV. L’onore britannico non poteva essere lasciato in mano agli scozzesi, ed è proprio uno scozzese -sponda Rangers, ovvio- a portarselo via.
– Barcellona, 26 maggio 1999 – MANCHESTER UNITED – Schmeichel, G.Neville, Stam, Johnsen, Irwin, Giggs, Beckham, Butt, Blomqvist (Sheringham), Cole (Solskjaer), Yorke. Allenatore: Alex Ferguson.
Barca sei2009: la Stagione Perfetta – La Barcellona-mania che aveva invaso l’Europa solo due anni prima, vittima delle magie di Ronaldinho e Deco e di una organizzazione societaria all’apparenza perfetta, sta ormai scemando. Il Barça conclude la stagione precedente senza vittorie e tenta un ultimo colpo di coda per risollevare le cose: rivoluzionare tutto dall’interno, affidando la panchina all’esordiente Pep Guardiola, finora allenatore della cantera. Fuori Ronaldinho e Deco insieme a Zambrotta, Edmilson, Oleguer e Thuram, dentro i semisconosciuti Keità, Piquè, Dani Alves, Cacères e Hleb, largo ai giovani nati e cresciuti con il blaugrana addosso (7 titolari su 11 verranno fuori dalla primavera). La critica inizialmente mostra più di un dubbio, poi si deve piegare davanti alla potenza di un Barcellona leggendario. Nella prima parte della stagione non ci sono trofei da alzare, ma 50 punti su 57 disponibili, record assoluto nella Liga, sono ben più di un semplice campanello d’allarme per gli avversari in Spagna e in Europa. Esplode la stella di Messi, che si prende anche il lusso di segnare il gol numero 5000 nella storia del club (anzi, del Clùb), ma soprattutto esplode la stella del Barça. Quando il Real inizia a farsi sotto in campionato, riducendo a “sole” 7 lunghezze il distacco dagli inarrivabili catalani, si assiste ad uno scontro diretto imbarazzante per la differenza di valori in campo: 6-2 per i blaugrana e centesimo gol segnato nel corso della stagione. Al 2 di maggio. Il resto è la passeggiata di una Liga ingiocabile e della venticinquesima Coppa del Re portata a casa liquidando l’Athletic Bilbao con un 4-1 senza storia, perchè la Storia dev’essere tutta del Barcellona. Il cammino in Champions parte dai preliminari e prosegue spedito eliminando Lione, Bayern Monaco e Chelsea in una partita non senza polemiche, vinta grazie a un tiro disperato di Iniesta in pieno recupero. La finale, in una splendida scenografia romana, mette il Manchester United di fronte a questa superfavorita squadra delle meraviglie. Bastano 10 minuti a Samuel Eto’o per mettere dentro l’1-0, poi ordinaria amministrazione fino a quando Leo Messi decide di mettere al sicuro il risultato. 2-0, e benedizione dello United per l’ingresso nel club del treble. Anzi, del triplete. L’anno solare non è ancora finito però, e alla Stagione Perfetta manca qualche pezzettino. Eccoli messi in fila, da maggio a dicembre: Liga, Coppa del Re, Champions League, Supercoppa di Spagna, Supercoppa Europea, Coppa Intercontinentale. Pallone d’Oro e FIFA World Player per Leo Messi. Serve altro?
– Roma, 27 maggio 2009 – BARCELLONA – Valdès, Puyol, Tourè, Piquè, Sylvinho, Busquets, Xavi, Iniesta (Pedro), Messi, Henry (Keita), Eto’o. Allenatore: Pep Guardiola.
2010: la Nuova Grande Inter – No, questa storia la conoscete voi meglio di chiunque altro. E i vostri ricordi possono raccontarvela meglio di mille parole.

Champions

– Madrid , 22 maggio 2010 – INTER – Julio Cesar, Maicon, Samuel, Lucio, Chivu (Stankovic), Zanetti, Cambiasso, Pandev (Muntari), Sneijder, Eto’o, Milito (Materazzi). Allenatore: Josè Mourinho.

Nk³

Il calcio è uno sport stupido, l’Inter è l’unico motivo per seguirlo. Fermamente convinto che mai nessun uomo abbia giocato a calcio come Ronaldo (ma anche Dalmat non scherzava). Vedovo di Ibrahimovic, ma con un Mourinho in panchina persino i Pandev e gli Sneijder possono sembrare campioni. Dategli un mojito e vi solleverà il mondo.

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