Bauscia Cafè

Dormire, forse sognare

La Juventus fa come vuole, quando vuole. Non è necessario fare nessuno sforzo di dietrologia per comprendere gli ultimi eventi: la partita di coppa Italia del prossimo mercoledì non era rinviabile, la Juve voleva i soldi dell’incasso, e quindi si giocherà normalmente. Si sono giusto inventati la storia dell’ingresso riservato ai residenti in Piemonte

Esiste il tempo universale, il tempo atomico internazionale, il tempo coordinato universale, il tempo dinamico terrestre. Esistono i secondi, per misurare il tempo, e i loro multipli: il minuto, l’ora, il giorno. La settimana, il mese, l’anno. Il lustro. Il decennio.

Lo conosciamo tutti, il tempo, eppure alle domande più semplici è difficilissimo rispondere.

Quanto è lungo un decennio? 10 anni fa un grande centrocampista lasciava l’Inter per andare a giocare in Premier League. Era Patrick Vieira, e l’Inter stava per vincere tutto.

Quanto è lungo un lustro? 5 anni fa un grande difensore appena arrivato dalla Premier League lasciava l’Inter per ritirarsi. Era Nemanja Vidic, e l’Inter non vinceva da tanto e non avrebbe vinto ancora a lungo.

Quanto è lungo un anno? 1 anno fa un difensore non così grande arrivava dalla Premier League in cerca di fortuna. Era Cédric Soares, e avrebbe lasciato l’Inter così come l’aveva trovata.

Quanto è lungo un mese? Non lo so. Ma so dirvi quanto sono lunghe tre settimane.

Tre settimane sono il tempo che passa da questo

A questo

Tre settimane, 21 giorni esatti, spaccati quasi al minuto. Al secondo. Tre settimane per stravolgere la realtà nella quale credevamo di vivere. Quanto sono lunghe tre settimane?

Tre settimane sono il tempo necessario per far diventare realtà il più inverosimile dei sogni. Christian Dannemann Eriksen è un giocatore dell'Inter. Condividi il Tweet

Esagero? No, non esagero. La sera di quel 24 gennaio abbiamo definito l’arrivo di Eriksen un certificato di rinascita: ora io non amo particolarmente fare classifiche tra anni ed epoche diverse, e mi interessa poco capire quale sia l’ultimo acquisto paragonabile a quello del danese. Di certo c’è che siamo andati a prendere uno dei migliori centrocampisti del mondo, nel pieno della maturità calcistica, in scadenza di contratto e con la maglia del Real Madrid già addosso. Quello stesso Madrid che aveva rinunciato a prenderlo la scorsa estate, frenato dalla richiesta del Tottenham: 150 milioni di euro.

Sì, lo so che la narrazione sui media in questi giorni è un filo diversa, a colpi di “bisogna vederlo in Serie A”, “dove lo farà giocare Conte” e altre amenità simili, ma vedete, per loro c’è un problema enorme: che Christian Eriksen è un giocatore dell’Inter.

Ed è un problema per tanti: per i tifosi delle altre squadre che non capiscono cosa sta succedendo, per i media, persino per i tifosi dell’Inter che “SuningOut” e amenità simili.

Gli unici per cui non è un problema siamo noi, che sappiamo chi è Christian Eriksen.

Giochiamo un po’ con la vita di questo ragazzo allora, fra storia vera e miti più o meno da sfatare. Cominciamo da una parola: #amala. Cosa c’entra con Eriksen? Ma come cosa c’entra, questo l’amore ce l’ha nella data di nascita: il 14 Febbraio del 1992. Dove può andare a giocare un ragazzo nato il giorno di San Valentino, se non in una squadra che l’amore ce l’ha nel dna?

Il 14 Febbraio 1992 dunque, a Middelfart. Che checché ne dicano certi autori del blog dalla freddura facile, non è la “scorreggia di mezzo” di un Tolkien riveduto e corretto, ma in danese vuol dire “velocità media”. La velocità di Christian però non è affatto media, per niente: lui il calcio ce l’ha nel sangue sin da quando è venuto al mondo. Qualcuno particolarmente attento potrebbe aver notato su Wikipedia la sua prima squadra -il Middelfart ovviamente- ma soprattutto l’anno in cui si iniziano ad avere notizie del piccolissimo Christian calciatore: il 1995. Non ci credete?

Christian Eriksen al Middelfart, qualche giorno prima del suo terzo compleanno

Da qui ai 150 milioni chiesti da Levy il passo è lungo e brevissimo contemporaneamente. E’ difficile misurare il tempo, ricordate?

A 13 anni arriva l’Odense, prima in Danimarca a fiondarsi su quello che è ancora poco più di un bambino. Primo torneo giovanile, perso in semifinale contro il Brøndby: indovinate a chi va il premio di “Best Technical Player”? Eh.

Gli osservatori di mezza Europa puntano gli occhi su di lui, a 15 anni chiunque lo vuole per un provino: Barcellona, Chelsea, Milan. Bocciato, bocciato, bocciato. Poi qualcuno al Chelsea si fa venire il dubbio che forse qualcosa in quel ragazzo gli era sfuggito, lo richiamano per un secondo provino: “too weak and not that great”, bocciato di nuovo. E da qui papà Thomas, che cura gli interessi di Christian, mette la sua personalissima e più che comprensibile croce sopra il Chelsea.

Nel frattempo arriva la Nazionale Under17, subito dopo lo chiama l’Ajax che di “best technical player” qualcuno ne ha visto. Il primo anno lo fa nelle giovanili, poi gli bastano sei mesi per prendere la maglia. Arrivano i primi gol, la Coppa dei Paesi Bassi vinta da titolare, i primi paragoni importanti: Rafael Van der Vaart, Michael Laudrup, Wesley Sneijder. Nell’estate del 2010 è il più giovane giocatore dei Mondiali in Sud Africa, l’anno successivo succede di tutto: Campione d’Olanda, Talento danese dell’Anno, Miglior Giocatore danese, Talento dell’Anno all’Ajax: si chiude così la carriera giovanile di Christian Eriksen. Poi altri due Campionati e una Supercoppa con l’Ajax, una manciata di titoli individuali, alla fine arriva il Tottenham. Il resto lo trovate più o meno su tutti i giornali di oggi, e tutto quello che verrà da oggi in poi sarà con la maglia nerazzurra addosso.

Quello che arriva a Milano è un centrocampista straordinario, dovremmo dire “totale” per rendere omaggio alla Scuola olandese che ce lo ha formato così. Cosa intendiamo con “totale”? Questo:

Transfermarkt

Vogliamo vedere cosa significa la dimensione di quei cerchi, in numeri? Va bene, aggiungiamoci di fianco anche gol e assist allora.

Transfermarkt

Non c’è da nascondersi, e non possiamo più nasconderci: Christian Eriksen a Milano è chiamato ad accendere la luce. Perfettamente complementare a Brozovic -tanto pesante e sostanzioso in copertura e costruzione il croato quanto decisivo in rifinitura e finalizzazione il danese-, Eriksen arriva neanche a farlo apposta nel momento in cui c’è più bisogno di lui. Chiamato a ridare vita e vitalità alla nostra manovra offensiva, a supportare chi -soprattutto Lukaku e Lautaro- ha tirato avanti la squadra fino ad oggi, a coprire quel gap in costruzione fra le linee avversarie che a inizio stagione copriva Sensi, e che manca da quando il 24enne di Urbino ha subito il primo infortuno.

Non esisteva di più e non esisteva di meglio per coprire quel gap: nel calcio europeo Christian Eriksen rappresenta il top assoluto nel suo ruolo.

Nell’Inter, Christian Eriksen rappresenta un poderoso punto esclamativo sulle tanto criticate “intenzioni di Suning”.

Best Technical Player

18 mesi: era questo l’orizzonte che si era dato Marotta per riportare in alto questa squadra. Godin, Sensi, Barella. Poi Lukaku e l’upgrade portato a De Vrij, Skriniar, Brozovic e Lautaro. Ora, Christian Dannemann Eriksen da Middelfart. Di mesi ne sono trascorsi 12: il rafforzamento della rosa è evidente, le lacune residue anche.

E' evidente la direzione presa e sono evidenti, finalmente in maniera inequivocabile, le intenzioni della proprietà e della dirigenza. Condividi il Tweet

Christian Dannemann Eriksen è un certificato di rinascita. Sarà dura. Sarà difficile. Sarà strapiena di ostacoli di ogni tipo. Ma finalmente ci proviamo.

Finalmente siamo pronti per provarci.

Velkommen Christian,
#amala. Nessuno può farlo meglio di te.

Nk³

Il calcio è uno sport stupido, l’Inter è l’unico motivo per seguirlo. Fermamente convinto che mai nessun uomo abbia giocato a calcio come Ronaldo (ma anche Dalmat non scherzava). Vedovo di Ibrahimovic, ma con un Mourinho in panchina persino i Pandev e gli Sneijder possono sembrare campioni. Dategli un mojito e vi solleverà il mondo.

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