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Blue Moon: l'ora del debutto

Manchester CitySono passati un anno e sei mesi dall’ultima partita. O meglio, visto il soggetto di cui parliamo, sono passati un anno e sei mesi dall’ultimo trionfo. E’ il 26 dicembre 2009, e Roberto Mancini torna a sedere sulla panchina della sua squadra. E’ il Boxing Day, e Roberto Mancini fa il suo debutto alla guida del Manchester City.
Quello che c’è stato nell’ultima settimana lo sappiamo tutti: annunci, polemiche, dure prese di posizione, voci amplificate dai soliti media: i giocatori sono con Hughes, i colleghi non vogliono Mancini, i tifosi sono in rivolta. Alle 16.57 lo speaker dello stadio lo presenta ai citizens, alle 16.57 al City of Manchester Stadium risuona il suo nome, alle 16.57 Roberto Mancini esce dal tunnel degli spogliatoi. E’ un trionfo. Applausi scroscianti, il pubblico acclama il suo nome, volti sorridenti sugli spalti, grande soddisfazione dei dirigenti in tribuna.
Roberto Mancini al debuttoLa prima formazione di Mancini viene messa in piedi in pochi giorni e risente pesantemente degli infortunati: fuori Adebayor e Wright-Phillips, fuori Bridge e Lescott, fresco di rientro Richards. E il Mancio ci mette del suo: solo panchina per Bellamy, uno degli idoli dei citizens ma anche uno di quelli che si sono esposti di più per perorare la causa di Hughes. Il modulo non viene rivoluzionato, si continua col 4-3-3 del vecchio tecnico: il rombo (ops, scusaci Mancio…da oggi dobbiamo chiamarlo diamante) ha bisogno di più tempo per essere digerito dai giocatori. Il Mancio però ci mette del suo: Kompany torna al suo ruolo originale in mezzo alla difesa, si rivedono Silvinho sulla corsia di sinisitra e Petrov davanti, Ireland fa da raccordo tra De Jong e Barry da una parte e i tre davanti dall’altra, chiavi del gioco tra i piedi di Robinho. E’ Tevez però la vera chiave di volta della partita: l’Apache prima mette dentro una palla che Petrov deve solo spingere alle spalle di Sorensen e poi, con una splendida acrobazia, mette il sigillo sul 2-0 finale. Alla fine del primo tempo i giochi sono fatti, nel secondo il Mancio può dedicarsi a qualche esperimento (si rivede Richards che va a giocare a destra, con Zabaleta a sinistra), a tante pubbliche relazioni (entra in campo Bellamy fra gli applausi del pubblico, e fra lui e il mister il dialogo è costante: scommettiamo che sarà il primo alfiere del nuovo tecnico?) e a registrare i tanti punti da sistemare nella sua nuova squadra.
Sì, perchè la vittoria è netta e la prestazione buona, ma i lati oscuri sono tanti. Proprio come all’Inter da lui presa in consegna nel 2004, il problema principale è la difesa: sembra paradossale se hai a disposizione quelli che fino a poco tempo fa erano considerati i due migliori prospetti del reparto a livello europeo -Richards e Kompany- vicino a un mostro sacro come Kolo Tourè, ma il pur ottimo Given è spesso costretto agli straordinari, e solo il peggior attacco della Premier oggi poteva riuscire a non mettere una palla alle spalle di una difesa immobile, arruffona e spesso ai limiti dell’imbarazzante. Il centrocampo è il reparto con meno “nomi nobili” ma con più soluzioni: come detto, Bellamy nonostante le apparenze sembra avviato verso il ruolo dell’insostituibile e pronto a calarsi nei panni di Stankovic, Barry -oggi migliore in campo là in mezzo- è giocatore di qualità e quantità, Ireland è molto discontinuo ma dotato di grandi doti, De Jong una garanzia, anche se non di altissimo livello. L’attacco è sicuramente il punto di forza della squadra, ma anche quello che darà i maggiori grattacapi al Mancio: come da tradizione di tutte le squadre che vogliono tutto e subito, infatti, anche al City c’è un grosso affollamento di grandi nomi lì davanti. Secondo il nuovo tecnico Robinho è quello che può fare da crack in molte partite, ma l’indolenza e la scarsa affidabilità del brasiliano potrebbero facilmente portare Carlitos Tevez a scalare le gerarchie. Adebayor è una certezza e Santa Cruz un ottimo sostituto, ma sarà difficile lasciare fuori Wright-Phillips.
Insomma, i punti interrogativi di questa nuova avventura sono tanti e le certezze poche, ma una di queste, forse la più importante, è che il traguardo del quarto posto è tutt’altro che irraggiungibile: il City è sesto (ma gli Spurs hanno una partita in più) a soli 3 punti dal quarto posto. Il rientro degli infortunati e il mercato di Gennaio potrebbero dare un grosso aiuto alla squadra degli sceicchi, ma soprattutto un grosso aiuto può darglielo Roberto Mancini. Qualsiasi nerazzurro sano di mente ricorda cosa ha fatto il Mancio per la nostra squadra: difficile non vedere come alcune condizioni si stiano ripetendo, oggi come allora, a Manchester come a Milano. Difficile immaginare Roberto Mancini limitarsi al ruolo di comparsa in Premier League. Difficile, oggi, guardare in faccia Garry Cook e non convenire con lui sul fatto che sì, una persona migliore del Mancio a cui affidare un progetto del genere non poteva trovarla. Una migliore garanzia di successo in quelle condizioni, oggi, non esiste.
E allora avanti Mancio. Noi, oggi come allora, siamo con te.

Nk³

Il calcio è uno sport stupido, l’Inter è l’unico motivo per seguirlo. Fermamente convinto che mai nessun uomo abbia giocato a calcio come Ronaldo (ma anche Dalmat non scherzava). Vedovo di Ibrahimovic, ma con un Mourinho in panchina persino i Pandev e gli Sneijder possono sembrare campioni. Dategli un mojito e vi solleverà il mondo.

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