Bauscia Cafè

D'ora in avanti si farà sul serio.

Ci siamo. Dopo Inter-Chievo, giocata a Monza per rimpiazzare, almeno atleticamente, la prima giornata di campionato rinviata causa sciopero dei calciatori (no, non è una barzelletta), di fronte a noi abbiamo solo gare ufficiali, tutte importanti, tutte da giocare al meglio, sino a Maggio.
Dovremmo essere (società, allenatore, giocatori ma soprattutto tifosi) carichi al massimo per questa nuova stagione alle porte, vogliosi, desiderosi e speranzosi di rimettere le mani su quello scudetto passato all’altra metà di Milano senza particolari meriti. Dovremmo, appunto.
La realtà è che serpeggia nell’ambiente nerazzurro un po’ di preoccupazione per quanto visto sinora, sia dal punto di vista tecnico tattico, sia dal punto di vista del mercato, ormai agli sgoccioli. Nelle ultime due partite disputate, contro Olympiakos Pireo e Chievo, abbiamo subito la bellezza di cinque (CINQUE) gol segnandone quattro, senza mai vincere. Calcio d’agosto si dirà, ed a ragione. Però non possiamo considerare che nelle partite disputate sino ad oggi di un certo spessore, siamo risultati vincitori solamente contro il Celtic, prendendo invece (oltre alle già citate ultime amichevoli) anche tre gol contro il Manchester City guidato dall’ex Mancini.
In particolare, nell’ultima uscita contro i clivensi dell’amico Campedelli, il nostro mister Gasperini si è detto molto soddisfatto della mole di gioco prodotta, ed in effetti durante i novanta minuti di gioco si sono notati dei piccoli passi in avanti sotto questo punto di vista. Siamo arrivati più facilmente alla conclusione, a volte anche con una discreta pericolosità, ed in generale l’attacco è sembrato più pimpante del solito, soprattutto nel secondo tempo.
Già, il secondo tempo. Se andiamo a vedere, nei secondi 45′ di gioco abbiamo subito la bellezza di tre reti, segnandone due. L’aspetto da considerare, prima di analizzare il risultato parziale, è che dopo l’intervallo ci siamo presentati senza l’abulico attacco a tre composto da Milito centrale, e Castaignos (in questa occasione davvero sottotono) e Alvarez laterali. Il nuovo acquisto argentino si è comportato molto meglio da interno di centrocampo, pur mostrando scontati limiti in copertura, mentre in avanti Milito e Pazzini (entrato appunto alla ripresa del gioco) si sono resi molto più pericolosi rispetto alla prima frazione di gioco.
Non è tutto oro quello che luccica però, perchè anche se il tabellino indica “gol fatti: 2” in realtà il secondo è stato siglato dal Pazzo a partita pressochè conclusa, con il Chievo già negli spogliatoi. In mezzo tanto sacrificio per il Principe e per Pazzini, volenterosi di ritagliarsi i propri spazi e di non pestarsi i piedi scendendo a turno sulla linea dei trequartisti per prendere palla e creare spazi per l’inserimento dei centrocampisti. L’impressione è quella di aver assistito ad una buona prova di sacrificio, ma dal punto di vista tattico questa non sembra essere la strada da intraprendere in maniera decisa. Due prime punte, seppur con caratteristiche diverse, come il 7 ed il 22, difficilmente sopporterebbero (tatticamente) un’intera stagione con tali livelli di improvvisazione in avanti.
Per quanto riguarda l’aspetto difensivo, il discorso è semplicissimo da fare: soffriamo i lanci lunghi, e siamo sempre scoperti per eventuali contropiede scaturiti da nostri calci d’angolo (dove comunque, e qui la nota positiva della serata, siamo spessissimo pericolosi, dopo tanto tempo). In generale, soprattutto nel primo tempo, la nostra difesa si è fatta trovare spesso in affanno sui cross dalla trequarti (la cosa divertente è che solitamente questo tipo di azioni sono una manna per la difesa), e nelle ripartenze per gli agili attaccanti della squadra veneta.
Dobbiamo anche considerare la forza specifica del Chievo, che non sembra essere molto alta. Una buona squadra sicuramente, ma che ha come obiettivo stagionale una salvezza tranquilla nel sempre più bistrattato campionato italiano, di certo non la conquista di qualche coppa europea. Nel primo tempo i clivensi hanno chiuso molto bene gli spazi, complice una nostra manovra, spesso e volentieri costruita a velocità più proprie ai replay sportivi che non al calcio in diretta, nel secondo l’andamento è stato simile sino al loro vantaggio, onestamente fortuito (i primi due gol sono scaturiti da chiare incertezze del nostro portiere Castellazzi, sempre meno sicuro uscita dopo uscita), dopo di che, com’è scontato che sia, la palla è stata spessissimo nella loro metà campo, ai nostri piedi.
Più ombre che luci quindi anche stavolta, nonostante l’ottimismo (forse esagerato? o di facciata?) di Gasperini di lavoro da fare ce n’è tanto, e soprattutto ci sono tante scelte da rendere chiare e definitive, una volta per tutte.
In difesa la linea a tre è spesso in affanno, a centrocampo siamo in debito d’ossigeno dopo mezz’ora di gioco, ed in attacco non abbiamo gli uomini per giocare a tre, e (incredibile ma vero) causa le caratteristiche di Milito e Pazzini, fatichiamo anche con questi due insieme.
Eccoci quindi passare al secondo ambito di discussione: il mercato. L’arrivo di Forlan sembra, nonostante i mille dubbi sulla bontà di quest’operazione a lungo termine, molto utile nell’immediato. Una seconda punta come l’uruguagio servirebbe come il pane per agire qualche metro dietro la prima punta, Pazzini o Milito deciderà Gasperini, ed inserirsi negli spazi o dialogare nello stretto coi compagni d’attacco.
Attenzione però, perchè anche con l’arrivo del bomber sudamericano non avremmo gli uomini adatti per giocare in tre davanti. Per di più, neanche un eventuale arrivo di Palacio servirebbe a nulla, perchè saremmo comunque con un attaccante esterno per due posti, ora come ora. Gli addii più o meno desiderati di Pandev ed Eto’o, gli unici attaccanti di un certo spessore in rosa capaci di adattarsi sulle corsie laterali, a mio avviso delineano per bene quale è la scelta societaria: Gasperini ha tutto il diritto di provare le soluzioni a lui congeniali, ma visto che per accontentarlo bisognerebbe rivoluzionare l’intero attacco, molto meglio rimanere così, con l’arrivo del 32enne Forlan, e puntare su un attacco a due con Sneijder dietro di loro. Con buona pace del “maestro del 3-4-3” fresco di panchina nerazzurra.
Dietro le cose sembrano più incerte. Gli uomini per giocare come vuole Gasperini ci sarebbero anche (anche se a centrocampo fatichiamo terribilmente, vediamo se il mercato ci porterà qualcosa in dote, oltre al promettente Poli), ma l’impressione è quella di un gruppo che sta faticando ad assimilare il cambio tattico dopo anni ed anni di rocciosa (con l’eccezione degli ultimi sei mesi di Joya e Belesa) difesa a quattro.
Staremo a vedere, l’unica cosa certa sinora è che da qui in avanti ci saranno in palio i tre punti, ad ogni uscita, ed iniziare bene come si dice… è già metà dell’opera.

Vujen

Classe '85, marchigiano, interista da tre generazioni. Appassionato di fotografia, Balcani e cose inutili ma costosissime. I suoi pupilli sono Walter Samuel e l'indimenticabile Youri Djorkaeff. Lautaro più altri 10.

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