Bauscia Cafè

Gooo..ah no..ed è goooo..ah no…gooooool, sìììì!

Mi si perdoni il titolo fanciullesco, ma si è svolto più o meno così il sabato sera di ogni interista.
Un primo tempo a mezz’asta, con pochi rischi e qualche timida sortita offensiva, l’opprimente sensazione di non poter fare troppo male alla Samp e la sgradevole convinzione di prenderlo nel culo alla prima occasione utile.
Un gol arriva, uh che bello, ancora il Ninja, gran rasoiata ma hey! che succede? ma che cazzo fanno? fuorigioco di chi? D’Ambrosio? Icardi? Ah oggi quindi il/la VAR funziona, l’importante è che funga da supposta per il popolo nerazzurro, vabè ma sono andati a rivedere fino al calcio d’inizio?! ma andate in culo. Viva l’equità e l’applicazione del regolamento, non appena capiremo di cosa si tratti.

Poi una ripresa dal piglio aitante, fatta sì di errori, ma anche di gambe che si muovono con frequenze finora mai viste, il redivivo Candreva che sbatte contro il palo e contro i guanti di Audero, Brozovic e Asamoah che si ergono a punti di riferimento assoluti.
Segna proprio lui, il ghanese dal sorriso cordiale, ed è un gol davvero molto bello. Una liberazione.
O almeno così sembrerebbe, giusto il tempo di andare a vedere che il cross iniziale di D’Ambrosio era uscito di tanto così, diciamo non delle dimensioni tipo Rocco Siffredi, ma abbastanza da richiedere ancora l’intervento del/della VAR per ricacciarci in gola il secondo urlo della serata.

Il terzo urlo invece ha contenuti VM 18 e cita, verosimilmente, diversi animali, associandoli ai simboli religiosi più famosi d’Italia: per fortuna anche Defrel è costretto a tornare triste, l’esultanza dura lo spazio di un fuorigioco fortunatamente poi rilevato e fischiato, Marassi grida, poi mugugna, infine tace.
Non tacciono però i tifosi interisti, perché la squadra (finalmente) continua ad attaccare, ci prova, vede la Samp alle corde, sfiatata, sfilacciata, la aggredisce e viene premiata.
L’uomo della provvidenza è Marcelo in modalità ossigenata, tanto osceno da vedere quanto efficace in quella rasoiata che non richiede interventi arbitrali: è gol, è la rete liberatoria che porta i tre punti ai colori giusti, è espugnare un campo dove soltanto pochi giorni fa l’ottimo Napoli di Ancelotti era stato letteralmente preso a pallonate, è la dimostrazione che con il crescere della condizione fisica , le pedine al posto giusto e la convinzione di poter fare bene si possono portare a casa le partite nonostante tutto.

Diciamocelo chiaramente: la volontà vista a Genova non l’avevamo vista nelle due sconfitte stagionali contro le innominabili emiliane. Certo, c’erano stati episodi osceni e arbitraggi da cottolengo, ma ignorare la scarsissima vena dell’Inter era stato comunque impossibile.
Lo so, vale sempre il discorso che ci sia un regolamento da applicare, e che applicandolo avremmo 4, forse 6 punti in più, ma da tifoso e da amante del giuoco del calcio non posso far finta che la squadra, in quelle occasioni, avesse fallito l’approccio alla gara.

Capigliatura polemica.
Capigliatura polemica.

Ho avuto modo di discutere più o meno amichevolmente con molti utenti di Twitter sulla situazione attuale della classe arbitrale italiana e del trattamento riservato all’Inter, e ritengo utile e corretto fare una precisazione: non negherò mai quanto sia giusto avere abnormi perplessità sull’AIA e sul livello di preparazione degli arbitri italiani in generale.
Siamo un paese corrotto dove chi comanda è sempre rimasto al proprio posto, nel calcio come in ogni altro posto di potere, e un nuovo vaso di Pandora ripieno di merda non mi stupirebbe affatto, né pretendo che un semplice ricambio generazionale possa aver spazzato via qualsiasi dubbio sulla garanzia di un sistema che da una parte invoca più visibilità e una nuova verginità per il calcio italiano, e dall’altra fa di tutto per renderlo una comica continua.

Quello su cui mi sono impuntato è voler rifiutare, almeno al momento, la tesi del complotto, o meglio l’ipotesi che per una nuova Calciopoli sia solo questione di tempo: voglio rifiutarlo non tanto perché non lo reputi possibile, ma semplicemente perché vorrei salvaguardare la mia e la vostra capacità di tifare.
Abbiamo passato anni orrendi per colpe nostre e altrui, ma certamente non abbiamo mai smesso di supportare i nostri colori, persino nei momenti più bui: questo ci ha permesso di festeggiare con un impeto e un senso di liberazione che nessun altro sarà mai in grado di capire un’annata memorabile come quella del Triplete, il senso di aver compiuto un’impresa soltanto con le nostre forze, qualcosa capace di ripagare chiunque da da ogni amarezza o torto subìto.

È proprio per questo che, pur consapevole del rischio e del fatto che probabilmente tra qualche anno molti di voi avranno avuto ragione, voglio sforzarmi di credere in una classe arbitrale incapace di formare nuovi arbitri decenti e altrettanto incapace di far applicare un protocollo e un regolamento in modo univoco. Nient’altro.
Certo, la squalifica odierna di Spalletti racconta una storia diversa, un gol al 94′ festeggiato con “atteggiamento polemico”, un vomitevole processo alle intenzioni non corroborato da nessun tipo di offesa o insulto a chicchessia da parte di un allenatore che, semplicemente, ha lanciato un urlo liberatorio dopo essersi visto annullare (giustamente) due reti in un match decisivo anche per il suo futuro in nerazzurro.
Un gesto umano, sacrosanto, che la giustizia sportiva ha ritenuto scortese, mostrando una coda di paglia che rende difficile proseguire il mio percorso virtuoso alla ricerca di un tifo che non debba convincersi di star seguendo una versione pedatoria del wrestling.

Provo a restare ottimista, perché vorrei continuare a tifare Inter per il gusto di incazzarmi o urlare di gioia (anche con atteggiamento polemico, volendo) senza dietrologie e senza dovermi convincere che sarebbe meglio spegnere per sempre la tv, la radio, lo smartphone, mandare tutti a cacare e dedicarmi al Subbuteo.
Mi auguro che non riescano a togliere a me, alle generazioni presenti, passate e future, la bellezza di tifare Inter, perché vorrei che le prese per il culo delle altre tifoserie e i weekend con i travasi di bile dipendano soltanto dai nostri errori, da scelte tecniche o tattiche sconclusionate, da un mercato sbagliato, da un avversario più forte. E nient’altro.

Stasera Pioli torna a San Siro da avversario con la sua Fiorentina, probabilmente la squadra più in forma del momento: per noi è un banco di prova per capire se la via della guarigione sia stata definitivamente intrapresa, per il calcio italiano è una nuova occasione di dimostrare serietà e rispetto verso i tifosi di tutte le squadre.
Lo stesso rispetto che merita anche Stefano Pioli, cui auguro di togliersi un sacco di soddisfazioni con la viola. A partire però dalla prossima giornata.
Perché va bene essere sportivi, però e che cazzo.

NicolinoBerti

Coglione per vocazione, interista per osmosi inversa dal 1988 grazie a un incontro con Andy Brehme. Vorrei reincarnarmi in Walter Samuel, ma ho scelto Nicola Berti per la fig...ura da vero Bauscia.

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