Bauscia Cafè

Ma quale emozione?

Possiamo oggettivamente affermare che le prime tre partite dell’Inter 2018/2019 siano state Brutte, con la B maiuscola.
Sprazzi di decenza e il pessimo arbitraggio contro il Sassuolo non possono e non devono essere sufficienti per giustificare quanto poco fatto tra il Mapei Stadium (che nome di merda) e l’esordio di San Siro contro il Torino di Mazzarri Walter, professione 352, arrabbiato e arrembante nonostante il momentaneo 2-0 dei nostri.

La nostra esperienza da tifosi di una squadra completamente schizofrenica e ancora priva di una spina dorsale che possa riportarci alla razionalità (da leggere col tono di Max Pezzali in “Come Mai”) ci convince soltanto di una cosa: l’Inter attuale è una colossale incognita, potenzialmente più forte e con più alternative di quella spuntata e sofferente dello scorso anno, ma altresì in corso d’opera, ancora provata dalle fatiche mondiali di molti, talvolta presuntuosa quanto il suo allenatore, cui vogliamo un bene dell’anima per averci riportato nell’Europa che conta e che vorremmo meno supponente e più pratico.

Ed in effetti, a dispetto della persistente bruttezza, a Bologna – campo per noi storicamente incline a regalarci colossali FigureDiMerda® – si è vista una squadra che non ha smesso di provare almeno a capire se ci fossero i presupposti per vincere la gara.
Mentre Inzaghi concludeva il proprio viaggio nell’LSD blaterando di un’Inter in gol alla prima occasione utile e i suoi si prodigavano in un catenaccio di inestimabile valore stilistico, i nostri, trotterellando e sbagliando tutto lo sbagliabile, giustificavano la presenza in campo di Nainggolan con uno dei principali motivi per i quali sia stato acquistato a prezzo di saldo dalla Roma: risolvere da solo una partita bloccata, impantanata, sabbiemobilizzata, nella quale il tempo scorre e Skorupski si sente un vincente.

Il Ninja non è ancora in condizione e lo si è visto, ma si è anche visto perché alla fine convenga sempre avere uno come lui in campo: è bastato un attimo, una scintilla di rapidità e qualità in quello scambio con Politano e quel diagonale pulito ma non troppo, preciso, cattivo quanto basta per non somigliare a una qualsiasi Joaomariata dai 22 metri. Inchino, risultato sbloccato, squadra più sciolta e Bologna costretto a scoprirsi.

Certo, poco dopo De Vrij si fa rubare il tempo da Santander e non è cosa buona, per fortuna lo sguardo ipnotico di Handanovic accompagna il pallone a lato di pochissimo e i defibrillatori salvano la vita a migliaia di interisti. Il resto lo fanno un ritmo migliore di quell’approccio da perenne surplace già visto in precedenza, un avversario sfilacciato nelle distanze tra reparti e incapace di reagire e la nostra qualità, che comunque c’è ed è bene che emerga sempre più spesso fino a diventare, se possibile, una costante.
In tal senso il secondo gol è un bignami di precisione e rapidità, e che sia Candreva ad averlo concluso ci farà soltanto del bene, perché una riserva col morale alto sarà sempre più utile di una riserva ricoperta da insulti e incapace di reagire.

Cose Brutte
Cose Brutte

Che dire? Un brodino caldo, atteso e arrivato con colpevole ritardo, che ci permette di archiviare le prime tre giornate con un bottino indubbiamente inferiore alle attese, ma avendo (mi auguro) ben più chiari i problemi sui quali lavorare durante questa preziosa, seppur parzialmente inutile – visti i molti impegnati con le proprie nazionali – pausa settembrina.
Chi scrive crede che l’Inter vista fin qui abbia ancora bisogno di recuperare una condizione atletica adeguata, e la partita contro il Torino è stata molto chiara in merito. Le giustificazioni ci sono e sono note a tutti, ma restano almeno due formazioni iniziali quantomeno cervellotiche o comunque discutibili, e uno Spalletti a metà tra il presuntuoso e l’arrendevole di fronte agli ennesimi black-out di una squadra che nelle difficoltà rischia sempre di farsi definitivamente travolgere da se stessa.

Luciano però, per quanto talvolta fin troppo pieno di sé, non è affatto uno stupido e già al Dall’Ara (a proposito, complimenti per la zollatura, l’amore per la Valle degli orti dà solo buoni frutti) ha dimostrato di avere in mente un assetto ben delineato, che diventerà abbastanza definitivo una volta recuperato anche Vrsaljko e capito come giostrare le opzioni offensive a sua disposizione.
Credo che avere una condizione atletica soddisfacente nel medio periodo ci porterà a prestazioni e, più verosimilmente, risultati positivi e sarebbe importante arrivare all’esordio di Champions con le idee chiare e con le gambe leggere, perché contro le avversarie che l’urna ci ha riservato non basteranno azzeccare l’undici iniziale e le mosse tattiche durante il match.

A dispetto di questo inizio zoppicante, confuso e fastidioso, resto moderatamente ottimista sul prosieguo della stagione, a patto che Spalletti faccia scelte logiche abbandonando ogni velleità da mago, perché abbiamo solo bisogno di concretezza.
Se poi riuscisse anche a far convivere Lautaro e Icardi o a plasmare un’Inter capace di cambiare modulo in corso d’opera senza diventare un’accozzaglia di gente che vaga a casaccio per il campo, allora avremo ancora una volta modo di applaudirlo in modo anche più convinto di quanto già fatto lo scorso anno.

Qualora poi Dalbert e Joao Mario tornassero al regno dei normodotati, allora potrei seriamente pensare a Luciano come Presidente del Mondo Totale, ma questa è un’altra storia.

Vi lascio al Mancio che affronterà la Polonia sul biliardo del Dall’Ara, non divertitevi troppo.

NicolinoBerti

Coglione per vocazione, interista per osmosi inversa dal 1988 grazie a un incontro con Andy Brehme. Vorrei reincarnarmi in Walter Samuel, ma ho scelto Nicola Berti per la fig...ura da vero Bauscia.

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