Bauscia Cafè

Anno uno, giorno uno

Lunedì 9 luglio. Eccolo il primo giorno della prima stagione della “vera” Nuova Inter. Un’Inter tornata finalmente a riveder le stelle, tornata finalmente al livello che storia e blasone le impongono. Un’Inter di nuovo convinta dei propri mezzi, delle proprie potenzialità, del proprio futuro. In Champions’ League, di nuovo. Dopo sei lunghissimi anni di purgatorio.
Se c’è una frase che è stata ripetuta come un mantra, da nuovi giocatori e vecchi capitani, in questo Giugno un po’ anonimo sotto tanti punti di vista (il mondiale da spettatori in primis), è “sono carico”. L’ha detto Nainggolan, l’ha detto capitan Icardi, l’ha ribadito il nuovo acquisto Politano, l’ha ripetuto mister Luciano Spalletti.
“Sono carico”.
La sensazione è che ci si trovi davvero davanti ad una epifania, ad un punto di svolta tanto interiore (mentale quindi) che esteriore (il mercato lucido, deciso, ne è la prova). Sei lunghissimi anni di apnea ed ora si è finalmente tornati a respirare preziosissimo ossigeno. La carica agonistica sembra già a livelli più che alti, e questo fervore è assolutamente contagioso, almeno per quanto riguarda il sottoscritto.

Nessuna tournée, finalmente. Nessun giro intorno al globo per racimolare qualche milioncino estivo, per rimpinguare le nostre casse asfittiche, impoverite dall’eterno FFP che ci ha limitato in questi scorsi anni. Concentrati invece verso l’obiettivo di preparare al meglio, senza fronzoli, senza tanti arzigogoli di visibilità, una stagione che è forse la più importante da anni a questa parte. Siamo ritornati nel giusto, nell’appropriato, nel nostro. Da ora non si scherza più, da ora ci si confronta con le migliori squadre d’Europa, con la voglia di dover capire come fare il successivo step migliorativo, ma con in mente sempre la consapevolezza di averlo nel proprio dnA (la A è maiuscola, scusate) questo essere protagonisti.

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Io mi aspetto molto da questa stagione, perché sento che i tempi e gli uomini sono maturi per un altro salto di qualità. Non sto parlando di qualcuno nello specifico, non sto sperando ad un colpo di mercato specifico o risolutore, non sto aspettando l’arrivo di qualche ipotetico Messia, come fanno altre squadre; non sto sperando nell’ignoto, come fanno certi – ormai poveri – parenti lontani, bensì sto sperando nella ragione. Nella programmazione. Nella crescita graduale ed inesorabile, che ci ha portato, passo dopo passo, scalino dopo scalino, a potercela giocare con tutti in Italia, e a confrontarci con i top d’Europa. I tempi sono maturi, gli uomini sembrano essere determinati nella giusta maniera affinché ciò accada. Avverto sensazioni positive, avverto determinazione ma non nervosismo, una serenità nell’aria che mancava ad Appiano da almeno un lustro. E mi tengo stretto.

Non sappiamo come andrà a finire questo anno-uno, appena cominciato. Io so che ho una dannatissima voglia di viverlo appieno, di goderne le sfumature, le gioie – tante – ed anche i dolori – il meno possibile – insieme a tutti i miei fratelli interisti. Ci siamo stretti l’un l’altro per tanto, troppo tempo. Teniamoci per mano ora, guardiamo verso l’alto e respiriamo aria pura, fresca. Guardate le stelle, guardate come brillano per noi. Siamo tornati, si sente. Finalmente.

Amala.

Vujen

Classe '85, marchigiano, interista da tre generazioni. Appassionato di fotografia, Balcani e cose inutili ma costosissime. I suoi pupilli sono Walter Samuel e l'indimenticabile Youri Djorkaeff. Lautaro più altri 10.

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