Bauscia Cafè

Rush Finale

L’inter che torna da Udine può finalmente contare di nuovo esclusivamente sulle proprie forze, per raggiungere il tanto agognato obiettivo di inizio stagione.
Complice infatti il pareggio della Lazio in casa contro un’Atalanta più sprecona che bella (poteva finire 1 a 8!) anch’essa in piena lotta per l’Europa League, sarà fondamentale battere in casa il Sassuolo ormai già salvo (e magari, ma non fondamentale, sperare in un aiuto da parte dell’amato Walterone Zenga e del suo Crotone) prima di andare verso la Capitale a giocarci il tutto per tutto, contro le aquile biancocelesti.
Le nostre esperienze più o meno recenti di scontri in primavera con la Lazio non sono, per usare un eufemismo, davvero memorabili, a maggior ragione servirà un’impresa per dare un senso alla stagione, ed un coronamento a questo finale di campionato che ci sta vedendo in gran forma.
Già da qualche tempo la squadra sembra aver ingranato un’altra marcia rispetto non solo alle ultime stagioni, ma anche alla prima parte dell’anno; la quadratura del cerchio è sì arrivata in ritardo rispetto a quanto ci si sarebbe potuto aspettare, ma quantomeno è arrivata. Un centrocampo solido ed una difesa di nuovo arcigna (quando si gioca in parità numerica) sono la base mentale, aldilà degli uomini specifici, dal quale ripartire con slancio nella prossima stagione. In quale manifestazione europea, è quello che scopriremo nei prossimi dieci giorni.

Incazzato ner(azzurr)o

Dopo il clamoroso – e già archiviato, per la magnifica stampa nazionale – furto subito in casa dai bianconeri più squallidi, i nostri hanno sfoderato una prestazione di cuore e coraggio, oltre che una dimostrazione di forza e salute, contro i bianconeri sfigati, sempre più improponibili e allenati dall’improponibile mister Tudor, fresco di una esperienza direi grottesca durata lo spazio di qualche mese in Turchia nel Galatasaray, e – lo spero con tutto il cuore – mister dell’Udinese nel prossimo torneo di serie B.
Contro simili scempiaggini non sarebbe servita la miglior squadra del mondo, c’è da dirlo, ma è stato importante non svaccare (sembra scontato lo so, ma è ciò che è mancato nell’ultimo lustro!) in un momento di forte tensione mentale ed emotiva.
I prossimi tre punti sono obbligatori, ma non scontati. I nemici si nascondono ovunque, ed è troppo fresca la memoria delle raffiche di gol subite dalla compagine neroverde e – soprattutto – troppo profonda la feticista mania milanista del presidente Squinzi – per dormire sonni tranquilli. Non mi stupirebbe nemmeno l’idea di un aggiuntivo premio alla squadra in caso di vittoria a San Siro (ricordate il Siena del presidente romanista, anno di grazia 2010? Certe cose capitano solo a noi, ma vi sembrano normali?), quindi è fondamentale una concentrazione più che massima per andarci poi a giocare il tutto per tutto fuori casa, a Roma, in un revival dai toni agghiaccianti e speriamo per noi, stavolta con esiti positivi.
Ci siamo complicati la vita da soli? Certo. Potevamo aver archiviato questa pratica già in anticipo? Indubbio. Potremmo non arrivare in Champions? Sacrosanto. Ma ormai siamo qui, uniti e compatti cerchiamo di riappropriarci di ciò che è nostro. Di ciò che ci ha visti più vincitori che protagonisti (al contrario di altri…). La nostra risalita passa per la Champions. Passa per Roma, e prima per San Siro. Diceva una volta un contadino dalle mani grandi, “non c’è altra strada”.

Vujen

Classe '85, marchigiano, interista da tre generazioni. Appassionato di fotografia, Balcani e cose inutili ma costosissime. I suoi pupilli sono Walter Samuel e l'indimenticabile Youri Djorkaeff. Lautaro più altri 10.

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