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Qualità

Se c’è una cosa che più di tutte le altre è emersa dopo la “super” sfida di ieri sera contro il Napoli dei Sarri e degli Insigne, è come ci sia una abissale differenza sul piano tecnico tra le due compagini.
L’Inter di Spalletti ha giocato forse la miglior partita dell’ultimo periodo, sicuramente più motivata ed arcigna rispetto alle ultime scialbe uscite, eppure la sensazione che più di questo non si possa riuscire a fare contro certe compagini è forte e ben presente nella mia mente e, penso, in quella di molti altri tifosi nerazzurri.

A fine partita il Mister ha, senza troppi giri di parole come da suo carattere, fatto intendere che forse questa squadra ha buone caratteristiche fisiche o mentali (non lo ha detto, sto indorando la pillola io), ma di sicuro dal punto di vista tecnico si può e deve fare di meglio.

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“Manca la qualità”. Questo il mantra.

Sebbene il tecnico di Certaldo possa aver qualche responsabilità nel recente passato in quanto a rotazione della rosa ed inserimento dei nuovi, non posso sostanzialmente non essere d’accordo con lui. E’ da mesi, ma forse anche di più, che si va ripetendo in coro come a centrocampo manchi qualcuno di tecnica e spessore, come le ali siano entrambi propense ad allargarsi e lasciare così sguarnito un Icardi (sempre più convinto che a fine stagione vada) abilissimo sotto porta ma poco in grado di aiutare la squadra, come i nostri terzini (ad eccezione del promettente Cancelo) siano quanto di più lontano dalla moderna idea del ruolo.
Preso singolo per singolo, la squadra non è malvagia. Il discorso è che messa insieme, alla squadra manca molto. Non si può pensare di superare squadre in corsa con noi per un posto in CL con dei centrocampisti nettamente superiori ai nostri (Milinkovic? Felipe Anderson? Nainggolan?) sperando di far prendere fiato al potenzialmente ottimo Rafinha fermo da due anni, e mettendo dentro un promettente ragazzino francese. Magari ci si riuscirà, ma più con fortuna o suicidio altrui che con una reale progettazione.

La rosa, si ripete ormai allo sfinimento, manca di ruoli fondamentali, di caratteristiche fondamentali. I difetti sono ben presenti da anni eppure ci si ritrova sempre a sputar sangue per cercare di cavare il sangue (appunto) dalle rape. Il mio pensiero personale è che la qualità che va cercando Spalletti forse va trovata più in chi li sceglie i calciatori, piuttosto che in chi scende in campo. Un undici fortissimo ma male assortito non va da nessuna parte. Estremizzando possiamo dire che con 11 CR7 non si vince nulla, così come con 11 Sergio Ramos. Sia chiaro, non è minimamente il nostro caso, forse più un “11 Medel” può essere adatto alla nostra realtà.

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Ieri bene (finalmente) Brozovic e Gagliardini, in ruoli di contenimento e distruzione dell’azione altrui. Anche questo serve sicuramente, ma ciò non è utile quando poi si va ad affrontare un Crotone o un Udinese, tanto per capirci. Non è colpa dei giocatori, i cui limiti sono evidenti da tempo e palesi, quanto di chi, avendo la responsabilità e la possibilità di sopperire a tali limiti, ci propina da tempo il “siamoappostocosì” di Branchiana memoria. Qualche acquisto azzeccato (Skriniar, Cancelo) non può cancellare le responsabilità di chi da anni sceglie calciatori che in nessun modo ci fanno fare il salto di qualità.

Se la frutta che ci portiamo a casa da anni si rivela essere meno buona di quello che ci si aspettava, forse sarebbe anche l’ora di cambiarlo questo fruttivendolo. Alla fine anche questa è “qualità”.

Vujen

Classe '85, marchigiano, interista da tre generazioni. Appassionato di fotografia, Balcani e cose inutili ma costosissime. I suoi pupilli sono Walter Samuel e l'indimenticabile Youri Djorkaeff. Lautaro più altri 10.

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