Bauscia Cafè

La difesa che vorrei

In questa arida e polverosa estate 2017, sia dal punto di vista metereologico che per quanto riguarda il mercato dell’Internazionale Milano, sono molti i nomi accostati finora alla casacca neroblu dagli addetti ai lavori. Vuoi per la endemica riservatezza di Sabatini nello sbottonarsi in merito a trattative (“lavorare bene, ed in silenzio” è ormai il tormentone dell’estate), vuoi perché effettivamente non si è ancora ben capito che idee abbia da un punto di vista tattico e di uomini Mister Luciano Spalletti, i nomi tirati fuori da carta stampata e quotidiani online ha da tempo sforato le tre cifre.

Alcuni sono altisonanti, altri blasonatissimi, molti sono mediocri, alcuni fanno sorridere, altri beh.. non li conosce nessuno. Il punto è che molti, oserei dire la maggior parte, di questi nomi sono relativi a calciatori che si disporrebbero nella parte più avanzata della squadra. Dalla cintola in su.
A me sembra invece -e credo bene di non essere l’unico a pensarlo- che il problema fondamentale della nostra squadra, l’equivoco assoluto alla base della stragrande maggioranza delle difficoltà ottenute da un lustro a questa parte, risieda nella costruzione della difesa dell’Inter.

I problemi sono di duplice natura: da una parte causati dalla mediocrità sia dal punto di vista tecnico che caratteriale dei difensori in rosa, dall’altra derivanti dalla costruzione della linea difensiva in relazione al resto della squadra.
Mi spiego meglio: sono ormai anni che si assiste a rose costruite senza un’idea di gioco definita e lineare, possa esso essere più o meno moderno, più o meno condivisibile. Ciò ci ha portato ad avere problemi strutturali ormai ben radicati: all’acquisto sistematico di giocatori d’attacco aventi come caratteristiche principali fantasia, tecnica, capacità di leggere le azioni ed il gioco in anticipo, piuttosto che ad atletismo e garra (penso ai recenti acquisti di Gabigol, di Banega, tornando un attimo indietro penso addirittura a Forlan) abbiamo una difesa costruita per una squadra abituata a soffrire, a difendere bassi, a fare a sportellate per guadagnare il punto-salvezza, di sicuro non a giocare con la linea a centrocampo e pronta a far partire l’azione dal centrale di difesa.
Murillo, Ranocchia, lo stesso Miranda ormai, sono giocatori che, per limiti tecnici, atletici o di età, non sono in grado di sostenere l’azione prendendosi rischi consoni a squadre abituate a concorrere per posizioni di vertice. Lo abbiamo visto tutti negli scorsi campionati, svarioni difensivi e limiti atletici (chi si ricorda il buon Ranocchia arrancare dietro al vecchietto Toni senza riuscire a raggiungerlo?) ci hanno falciato le gambe in numerosissime occasioni, rovinando prestazioni di squadra nemmeno malvagie, e soprattutto imprimendo paura e timore a tutta la squadra, sia nell’arco della singola partita che più a lungo termine.
I campionati -in Italia soprattutto- si sono storicamente vinti non prendendo gol. Noi non ci siamo andati nemmeno lontanamente vicino ultimamente. Anzi, molto spesso si è assistito al classico suicidio tagliagambe da “un’azione = un gol”, che ci ha reso partite agevoli praticamente impossibili. Che ci ha fatto perdere fiducia, e punti pesantissimi per l’equilibrio della stagione.

Schermata 2017-07-19 alle 22.51.24Oh raga, andava velocissimo.

È fondamentale a questo punto ripartire da qui. Più che svenarsi per la star in attacco, o per centrocampisti dal portafogli e dai polmoni gonfi, il mio auspicio è che si possa chiudere in fretta la pratica difesa. Il che significa consegnare a Spalletti quanto prima un altro centrale da affiancare a Miranda o Skriniar in maniera tale da lavorare –in silenzio e bene (cit.)– su quello che è stato il vero tallone d’Achille della squadra nell’ultimo lustro. Serve – oltre al discorso dei terzini, che andrebbe approfondito a parte – un centrale che sia rapido, abile in progressione, che abbia grinta da vendere e concentrazione lungo tutto l’arco della partita. Che non molli. Uno che possa stringere la mano a Walter Samuel senza sentirsi particolarmente in soggezione. Si fanno molti nomi, da quello “sicuro” di Manolas (a mio avviso il miglior centrale del campionato, con buona pace di Bonucci e dei cugini esaltati) a quello “da scommessa” del giovane Diop del Tolosa, passando per Kimpembè, Sakho, Sanchez dell’Ajax, Inigo Martinez. Non sta a me -non ne sarei sinceramente in grado- giudicare ora quale di questi possa essere appetibile o in grado di risolvere i nostri endemici problemi. Sabatini nella scelta dei centrali difensivi è sempre stato molto abile, e le sue scommesse sono ultimamente sempre state vinte (Marquinhos, Benatia, Manolas, Rudiger), speriamo possano lui e Ausilio scegliere bene anche stavolta.
Perché come si dice sempre, le case si costruiscono dalle fondamenta, e le nostre ballano pericolosamente da un lustro a questa parte.
E’ ora di sentirsi al sicuro. Una volta per tutte.

Vujen

Classe '85, marchigiano, interista da tre generazioni. Appassionato di fotografia, Balcani e cose inutili ma costosissime. I suoi pupilli sono Walter Samuel e l'indimenticabile Youri Djorkaeff. Lautaro più altri 10.

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