Bauscia Cafè

Siamo stufi.

L’ideale sarebbe recuperare l’ultimo post di Python per ripeterlo come un mantra.
Non ci sarebbe molto da aggiungere, se non qualche tonnellata in più di insulti verso un manipolo di milionari senza spina dorsale, capaci soltanto di trovare il capro espiatorio di turno e di evitare come la peste persino la più piccola assunzione di responsabilità.
Il tutto mentre Zanetti neppure si spettina e nessuno batte un colpo, tranne i soliti ex allenatori e giocatori intervistati qua e là dagli aggregatori e capaci di dispensare consigli degni di una chiacchierata al bar alle 7 di mattina, o il solito Moratti e il suo parere non richiesto.
Nessun sussulto, neanche l’orgoglio personale o la voglia di ringraziare con una prestazione quantomeno degna di tal nome i tanti che ancora, innamorati e incoscienti, si ostinano ad andare allo stadio per regalare tempo e soldi a questi stronzi senza dignità.
Un quarto d’ora di calcio modesto e poi tutto si squaglia come neve al sole dinnanzi all’irresistibile Iemmello. Iemmello, porca puttana.
Tranne poche, pochissime eccezioni, questo gruppetto di egoisti del calcio non ha la più pallida idea non solo di cosa sia l’Inter, ma di cosa significhi
onorare un impegno. Impegno peraltro profumatamente pagato e, al contrario di gran parte dei lavori per noi comuni mortali, al riparo da licenziamenti in tronco o penalizzazioni gravi sullo stipendio. Un calciatore, per quanto schifo faccia durante la stagione, cade sempre in piedi, quando invece meriterebbe soltanto colossali pedate nel culo e merda spalmata in faccia.
Siamo stufi dei D’Ambrosio che, serafici e pettinatissimi, vanno in televisione a raccontarci che loro hanno mollato dopo il pareggio di Torino (lui tra l’altro fu tra i maggiori responsabili dei 2 gol subiti), perché il Napoli ha vinto e quindi la distanza dal terzo posto a quel punto si era fatta incolmabile. 5 incolmabili punti con uno scontro diretto e nove giornate ancora da giocare.
Vai a fare in culo Danilo. Non soltanto per la sconcertante dichiarazione di resa, quanto per tutto quello che fa trapelare, il famoso “non detto” che poi è  sotto gli occhi di tutti: non una squadra, ma un’accozzaglia di prime donne che si arrendono alla prima difficoltà, perché tanto c’è chi paga per loro, c’è chi (non) ci mette la faccia al posto loro e soprattutto c’è chi puntualmente garantisce un bonifico che non lascia preoccupazioni.
Siamo stufi dei Nagatomo e degli scarsi che dovrebbero sentirsi miracolati dal poter indossare una maglia come quella nerazzurra e invece si offendono se un tifoso dice loro che sono delle seghe sesquipedali, siamo stufi dei dirigenti dal credito infinito di ex calciatori che si nascondono dietro un dito e non saprebbero farsi rispettare neppure dalla suocera, siamo stufi delle dichiarazioni post-partita dove si richiama l’attenzione allo spirito di gruppo, al “sono tutte finali”, al “Non deve sfuggirci l’obiettivo europeo”, quando poi il campo dice chiaramente quanto non freghi un cazzo a nessuno né del gruppo, né dell’Europa, né del sudare dando una parvenza di impegno alla propria presenza in campo.
Siamo stufi di mancate ricostruzioni post-Triplete, di allenatori macinati come pepe nero, di scelte tecniche improbabili, indecenti o senza senso, siamo stufi di arrivare a gennaio/febbraio con
la voglia di fare tutto tranne che seguire l’Inter perché non ne vale già più la pena e ogni parvenza di obiettivo è già sfumata.

Vecchi difetti
Vecchi difetti
Siamo stufi di perdere decine di partite non perché la rosa non sia all’altezza o perché l’avversario sia stato più bravo, ma perché chi va in campo pensa soltanto a sè stesso e sa che a lui poco cambierà nella vita, che si tratti di Inter o di un’altra squadra.
Siamo stufi di gente che parla a vanvera, di promesse mai mantenute, di improvvisazione, di sberleffi, di guardare gli altri che crescono e comunque lottano o ci provano, mentre l’unico impegno di molti dei nostri è tirar fuori un selfie decente su Instagram.
Siamo stufi di non aver più neppure il minimo stimolo per scrivere in questo splendido blog, che da sempre fa dell’autoironia il proprio punto di forza e che adesso non ci trova più un cazzo da ridere. Perché dopo il 2010 ci hanno condannati di nuovo a tutto questo, e sarebbe ora di finirla.
Vorrei quindi che finalmente arrivasse un Anno Zero degno di tal nome, capace di fare tabula rasa di tutti i parassiti che ruotano in orbita Inter, calciatori e colletti bianchi, talpe e giornalisti prezzolati. Mansioni chiare, ruoli ben definiti, poteri strutturati in modo puntuale, regole uguali per tutti e da seguire alla lettera, punizioni esemplari per chiunque sgarri, sia esso il più importante della rosa o l’ultima delle riserve. Vorrei gente con le palle quadrate, dentro e fuori dal campo, gente che si prenda a schiaffi da sola o che prenda a schiaffi i compagni se ciondolano per il campo, gente che vada in tv a dire “facciamo cacare e chiediamo scusa a tutti i tifosi” mentre la società interviene per farli marcire in tribuna fin quando non avranno imparato la lezione.
Vorrei Uomini in nerazzurro, di quelli con la U maiuscola, vorrei una società capace di fare scelte nette e creare sinergie per poi difenderle a spada tratta perché su queste si è impostato un lavoro vero e a lungo termine che non costringa al delirio di questa stagione, con un presidente fantoccio che fa il bello e il cattivo tempo e una squadra che si sente deresponsabilizzata ancor prima di cominciare il campionato.
Suning ha una grande occasione, finalmente: utilizzare i tanti soldi che ha nel modo giusto, per dare un senso a questa Inter, che ha smarrito la propria identità da tanto, troppo tempo.
Ben vengano i Sabatini, gli Oriali, quelli che vivono e sanno di calcio e chiunque sia il nuovo allenatore, a patto che sia anche il risultato di una scelta condivisa e ben ponderata. L’importante è che poi anche il campo presenti uomini veri, prima che giocatori, capaci di valorizzare al meglio l’immensa fortuna che hanno: quella di indossare una maglia che tutti noi possiamo soltanto sognare e quella di riportare l’Inter nel calcio che conta prendendo anche un sacco di soldi per poterlo fare.
Addio agli indegni, benvenuto a chi dimostrerà che nel calcio c’è ancora voglia di regalare un sorriso ai propri tifosi uscendo con la maglia madida di sudore e la faccia stravolta dalla fatica.
Perché, come già scriveva Python, nessuno deve permettersi di venir meno all’impegno preso con l’Inter. E non deve esserci bisogno di un dirigente che glielo ricordi ogni maledetta domenica.

NicolinoBerti

Coglione per vocazione, interista per osmosi inversa dal 1988 grazie a un incontro con Andy Brehme. Vorrei reincarnarmi in Walter Samuel, ma ho scelto Nicola Berti per la fig...ura da vero Bauscia.

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