Fuori discussione, il fatto che Walter Sabatini capisca di calcio. Di più: capisce le persone che capiscono di calcio, si fida di loro, investe sulle loro segnalazioni. Solo così si spiega l’incredibile serie di cessione a prezzi maggiorati – di calciatori poco conosciuti, scovati in ogni angolo del pianeta – che ha inanellato nelle sue esperienze a Lazio, Palermo e Roma.
Ma prima di proseguire con gli apprezzamenti, prego notare che ha lavorato per Lazio e Roma. Dunque, è un “professionista” nel senso più pieno del termine, non è uno che bacia la maglia e giura fedeltà, è uno che va dove può comandare, aver soldi da spendere, lasciare un’impronta. Ha appena compiuto 62 anni, se domani arrivasse SuperSuning che gli offre di più, saluterebbe Suning con le dimissioni e un breve comunicato stampa.
Avevo dimenticato i nomi di Kolarov, Lichtsteiner e Kjaer, non quelli di Marquinhos, Pastore, Nainggolan, Darmian, Hernandez, Ilicic, Lamela, Pjanic, Benatia, Behrami, Manolas… Walter Sabatini ha prodotto plusvalenze dalle dimensioni del PIL di qualche staterello sudamericano.
Ha anche commesso errori, ci mancherebbe. Il più clamoroso? Forse Iturbe (ma lo voleva Antonio Conte, e fu fra i motivi per cui lasciò la Juve). E poi Gerson (strappato al Barca) e Doumbia. Ma se il bilancio fosse solo finanziario, si farebbe fatica a identificare uno più scaltro di Sabatini.
Però l’Inter non è la Lazio, non è il Palermo, non è la Roma. All’Inter non lo misureremo per le plusvalenze, perché se azzeccasse 4-5 ottimi acquisti, costoro non sarebbero ceduti al miglior offerente. Dunque, Sabatini è chiamato a un cambio di logica. E non è detto che ne sia capace, quanto lo è stato Marotta, nel passare dalla Samp alla Juve.
In ogni caso, con Sabatini non ci annoieremo. L’impronta la vorrà lasciare già entro il 4-5 luglio, quando è previsto il nuovo inizio alla Pinetina. L’uomo ha senso dello spettacolo e sa quanto sia decisivo ripartire con entusiasmo.
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