Bauscia Cafè

Negro Mangiabanane

Beh che c’è? Di che vi stupite? Cos’ha questo titolo che non va? Siete adulti, maggiorenni, vaccinati e soprattutto seguite la Serie A: non verrete mica a fare le verginelle per qualcuno che vi sbatte in faccia a chiare lettere quello che tutto il sistema, dichiaratamente, pensa e mette in atto?
Diciamocelo serenamente, è chiaro che in Serie A c’è un problema: ci sono troppi neri. Pardon, negri, meglio se di merda così magari tutti si sentono più a loro agio nella lettura. In Serie A c’è un problema perché quel buffo ometto di colore che risponde al nome di Sulley Ali Muntari si è sentito offeso -pensate che pretese! che razza di rivendicazioni!- da qualche innocente coro razzista rivoltogli da un gruppo di rispettabilissimi tifosi del Cagliari. Bambini, che volevano scherzare. Ma dove si crede di essere questo Muntari qualsiasi? Ma lo ha capito dove è venuto a giocare? Ma cosa pretende?
Muntari
Questa è la Serie A bellezza, stai al tuo posto.
Questa è la Federazione presieduta da Carlo Tavecchio, quello di “Optì Pobà che prima mangiava le banane e adesso gioca titolare nella Lazio” (non ci credete?).
Questo è il mondo che idolatra Arrigo Sacchi, già coordinatore tecnico di tutte le nazionali giovanili, quello di “Vedere così tanti giocatori di colore è un’offesa per il calcio italiano” (non ci credete?).
Questo è il mondo che per anni ha insultato Mario Balotelli con i cori più schifosi giustificandosi dietro un “sono insulti da stadio” (non ci credete?), “colpa sua che non si lascia amare” (non ci credete?)
Questo è il mondo del giudice sportivo Gerardo Mastandrea, quello di “i pur deprecabili cori di discriminazione razziale non integrano il presupposto della dimensione minima“.
Come a dire sì, è vero, l’hanno insultato, ma erano pochi. Cosa volete che sia? E poi tutta quella scena, quella piazzata, tutto quel suo agitarsi da negro. C’era bisogno di fare tutto quel casino, Sulley? Cosa poteva fare l’arbitro, se non ammonirti? Cosa poteva fare se non espellerti quando hai lasciato il campo? E cosa poteva fare il giudice sportivo se non squalificarti?
Questi siamo.


Ingabbiati in un sistema in cui l’arbitro -nella migliore delle ipotesi l’ultimo degli imbecilli, nella peggiore un corrotto in malafede- decide vita morte e miracoli su tutto quello che succede in campo e fuori, e non può essere contraddetto. Muntari sente, i giocatori sentono, gli osservatori della procura federale sentono, la televisione sente, tutto il mondo sente? Minelli no, abbiate pazienza. Lo ammonisce, lo espelle. E un altro genio dopo di lui, Mastandrea, lo squalifica anche.
La sintesi della vicenda è che il calcio italiano punisce la vittima degli insulti razzisti e salva tutti gli altri. E questa, badate bene, non è un’eccezione ma la regola: la regola di chi multa Balotelli per essersi lamentato dei cori a Verona, la regola di chi fa sì che negli stadi tutto sia concesso, la regola di Tavecchio, Sacchi e di chi non ha mai storicamente mosso un dito contro la piaga del razzismo negli stadi. Questa è la regola del calcio italiano, questa è la regola della Serie A. Mentre all’estero procedono con porte chiuse e penalizzazioni in classifica, da noi si squalifica la vittima.
Poi certo, quando capita al Boateng della situazione in una amichevole che conta zero si fa presto ad ammantarsi di retorica, a riscoprirsi antirazzisti, a lanciarsi in proclami…ma andiamo, siamo seri: questo era il Pescara già retrocesso, questo era Muntari. E poi è pure negro, a chi volete che interessi.
No?
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Nk³

Il calcio è uno sport stupido, l’Inter è l’unico motivo per seguirlo. Fermamente convinto che mai nessun uomo abbia giocato a calcio come Ronaldo (ma anche Dalmat non scherzava). Vedovo di Ibrahimovic, ma con un Mourinho in panchina persino i Pandev e gli Sneijder possono sembrare campioni. Dategli un mojito e vi solleverà il mondo.

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