Bauscia Cafè

Chi siamo?

Cinque gol a Cagliari, tante occasioni create, la capacità di superare gli spaventi iniziali (il salvataggio di Medel in rovesciata è un SUCA grosso come una casa a Corrado Orrico e alle sue critiche) facendo valere la propria qualità.
La personalità mostrata dall’Inter in Sardegna premia il passo indietro di Pioli, che schiera un undici titolare sensato senza abbandonarsi agli esperimenti falliti visti contro la Roma e ritrova le giocate di Banega, sontuoso in occasione dell’assist a Perisic per il momentaneo 1-1 e chirurgico sulla punizione del vantaggio nerazzurro (anche se il tuffo di Gabriel resta uno dei tentativi di parata più goffi che io abbia mai visto dai tempi del calcetto nelle notti di dicembre).
L’Inter non perde più le partite con le medio/piccole e questo, in un campionato così livellato verso il basso, è sicuramente un progresso importante rispetto al fallimentare inizio di stagione. Al tempo stesso però si tratta di un minimo sindacale che, classifica alla mano, ci tiene ancora lontani dalla zona Champions, perché le squadre che ci precedono avevano già imparato a vincere le partite “facili” molto prima di noi e, per il momento, continuano a non sbagliare.
Tiene già banco la questione allenatore, dettaglio tipicamente interista, ma diventa difficile non pensare alla posizione che avremmo potuto occupare se a qualcuno non fosse venuta la scellerata idea di mettere la squadra in mano a De Boer senza dargli non soltanto la possibilità di plasmare la rosa, ma neppure quella di prepararla fisicamente nè di introiettare la propria filosofia di gioco. Ci sarebbero voluti tempo e pazienza, elementi che in casa Inter non vengono neppure presi in considerazione.
Inutile comunque parlare di un tema già abbondantemente sviscerato: l’impatto del tecnico olandese con il calcio italiano è stato traumatico e per certi versi ingenuo, ma sappiamo bene di chi sia la colpa.
Il “normalizzatore” Pioli, aggettivo che richiama alla mente l’opera compiuta da Mazzarri nel 2013 con una rosa inferiore a quella attuale e una situazione societaria ben peggiore (e questo gli va riconosciuto, nonostante il mio giudizio sul tecnico toscano rimanga tutt’altro che lusinghiero e lo sapete benissimo), sta effettivamente restituendo gara dopo gara una fisionomia ben definita a questa Inter, restituendo vari interpreti ai ruoli di competenza loro più consoni (e penso a Medel difensore centrale) e infondendo fiducia nei propri mezzi a giocatori già dati per smarriti come Kondogbia, anche in Sardegna tra i migliori in campo.
Quello che ancora non si capisce è quanti siano i margini di miglioramento effettivi non soltanto di questa squadra, ma dello stesso attuale allenatore.
Pioli ha dalla sua, oltre al fatto di essere un interista vero – che non guasta mai- una indubbia capacità di relazionarsi con i giocatori e la non trascurabile caratteristica di saper tornare sui propri passi dopo aver commesso degli errori più o meno gravi.

È tua, Corrado!
È tua, Corrado!
Dati alla mano il tecnico di Parma ha fatto bene, se non benissimo, con le squadre considerate inferiori alla nostra, riuscendo inoltre a battere anche la sua ex squadra con un punteggio rotondo in una prestazione dai due volti.
Contro la stessa Lazio però, ha fallito un’occasione importante in coppa Italia, lasciandosi domare da un “Novellino” come Inzaghi, e le sconfitte fin qui subite riguardano tutte i famigerati scontri diretti; non considero ovviamente il derby d’esordio, nel quale l’unico fattore aggiunto reale era stato il senso di liberazione dalla crisi tecnica e comunicativa che si era creata con De Boer.
In parole povere: quando Pioli si è trovato a dimostrare se l’Inter fosse pronta a giocarsela contro le migliori per batterle, ha fallito.
Lo ha fatto in maniera evidente, sbagliando tutto contro Roma e Napoli, oppure in modo più sfortunato come in occasione del derby d’Italia, ma l’impressione è che i suoi tentativi di “fare il fenomeno” non solo non lo premino, ma non siano neppure nel suo DNA di tecnico.
Insomma, Pioli è indubbiamente un buon allenatore e il suo lavoro nel tempo pagherà.
Il punto è un altro: potrà effettivamente dare qualcosa di più rispetto alla sua comunque genuina e positiva opera di normalizzazione?
Potrà garantire all’Inter, guidando le prossime scelte sul mercato, la personalità necessaria per imporsi anche contro le avversarie più attrezzate, in Italia e in Europa?
Saprà plasmare una identità solida ed evitare schieramenti “a specchio” tanto discutibili quanto improduttivi contro squadre già collaudate?
I risultati finora gli hanno dato torto, ma ci sono ancora quattro scontri diretti che potrebbero dimostrare il contrario.
La volontà di Suning l’abbiamo vista, ed è molto chiara: spendere, farlo bene e, se ce ne sarà la possibilità, dare l’Inter a un tecnico di caratura internazionale già conclamata.
I fantasmi di Conte e Simeone non credo siano soltanto spifferi ad uso giornalistico, ma nascondano sondaggi più o meno reali da parte del club.
Certo, il buon Pioli merita ancora fiducia sia da parte di Zhang che da noi tifosi, perché essere lì a giocarsela ancora per l’Europa che conta è indubbiamente una buona notizia rispetto ai pianti di inizio stagione. Ma per la nuova proprietà cinese potrebbe non bastare, così come addirittura potrebbe non essere sufficiente neppure un clamoroso terzo posto finale.
Penso sia anche una questione di “nome”, e non soltanto tecnica. Discutibile, ma comprensibile.
È di oggi la notizia di un presunto accordo fatto per Bernardeschi in nerazzurro già dalla prossima stagione.
Non so quanto ci sia di vero, fatto sta che da quando Suning ha preso in mano le redini del gioco il cambio di marcia e di strategia è stato piuttosto evidente.
E siccome i soldi ci saranno, adesso la questione decisiva diventerà come spenderli. E per farlo nel migliore dei modi il club dovrà avere le idee chiare fin da subito.
Ecco, credo che il dettaglio più importante sia proprio questo: non mi va di giudicare Stefano Pioli, nè di chiederne la testa per aver fallito 2 o 3 partite, seppur decisive.
Mi interessa invece che a fine stagione, risultati alla mano, Zhang e i suoi si riuniscano attorno ad un tavolo e decidano subito quale direzione intraprendere e a chi affidare l’Inter a giugno, dandogli la possibilità di gestire mercato e preparazione atletica a tutto tondo. A giugno. Non a settembre.
Chi siamo? E cosa diventeremo? Si apra il dibattito.

NicolinoBerti

Coglione per vocazione, interista per osmosi inversa dal 1988 grazie a un incontro con Andy Brehme. Vorrei reincarnarmi in Walter Samuel, ma ho scelto Nicola Berti per la fig...ura da vero Bauscia.

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