Bauscia Cafè

Il mercato di Zhang

Ci sarà tempo e modo, nei prossimi giorni, per passare in rassegna il mercato dell’Inter e capire cosa c’è stato di positivo o di negativo in questa sessione. Prima però forse c’è un altro aspetto da sottolineare. Che magari colpisce di meno, magari dà più adito a discussioni, ma non può passare in secondo piano.
Questo aspetto si chiama Jindong Zhang.
Sì perché ormai siamo abituati a trattare le “notizie” sparate dai giornalisti come carta straccia, le prendiamo, ci cade l’occhio, un secondo dopo le abbiamo già dimenticate..ma la situazione dell’Inter tre mesi fa non era quella attuale. Tre mesi, sì: era il 5 giugno e si chiudeva un fine settimana che, all’improvviso, squarciava la storia recente nerazzurra. “All’improvviso” perché nessuno immaginava che Suning avrebbe preteso tutto e subito: solo 3 giorni prima era Moratti in persona a parlare di un ingresso con una quota intorno al 20%, ma era quello che dicevano tutti. Poi invece, all’improvviso, Suning.
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E di dubbi ce n’erano, ce n’erano eccome. Nell’epoca dei Pallotta e dei Thohir -eccezionali imprenditori ma non certo sceicchi-, dei Mr.Bee e illusionisti vari, i dubbi non erano su chi fosse Jindong Zhang ma su quali intenzioni avesse fra bilanci da risanare, investimenti da portare a casa, paletti UEFA da rispettare. Mentre altrove si favoleggiava di piogge dorate d’oro e mercati milionari, per noi era tutto un “forse”, “valuteranno”, “non si conoscono le intenzioni”, “vedremo”. Beh, abbiamo visto.
Abbiamo visto e parecchio anche. Perché tra le tante cazzate giornalistiche che tendiamo a dimenticare, c’era anche tutto il circo degli ultimi mesi di Thohir: l’indimenticabile “Inter è all in” con il quale i superespertissimi alla Bellinazzo ci tenevano a spiegarci che l’Inter era all’ultimo giro, che rischiava grosso, che senza Champions sarebbe stata sull’orlo del fallimento (c’è ancora gente davanti ai tribunali che sta aspettando che si presenti l’Inter a portare i mitologici libri). E ancora a giugno ci spiegavano che sì, ok Suning, ma c’era il FFP, i vincoli, i paletti e l’Inter doveva cedere, maledizione se doveva cedere: almeno un big, forse anche due, dovevano entrare 60-80 milioni solo per andare in pareggio e da lì in poi si dovevano pareggiare entrate e uscite…insomma, una tragedia.
E poi, appunto, è arrivato Zhang. E siamo passati dal dover vendere uno o due big, dal dover rientrare di 60-80 milioni, a quello che abbiamo visto nei mesi di luglio e agosto.
Vogliamo provare a mettere in fila cosa abbiamo visto esattamente? Abbiamo visto innanzitutto porte sbattute in faccia a Marotta (per Icardi prima e Brozovic poi), a De Laurentiis (sempre per Icardi, che comunque meriterà un approfondimento a parte) e ai Della Valle e alle loro ridicole pretese per Jovetic.
Primo punto: mettere in chiaro da subito ai signorotti del calcio italiano che il vento è cambiato, e certi metodi non attaccano più da queste parti.
Abbiamo visto poi, partendo dall’idea di dover recuperare 60-80 milioni dalle cessioni, rifiutare una sessantina di milioni per Icardi, 25 per Brozovic, una decina per i vari Murillo, Medel e compagnia. Diciamocelo serenamente: con un’altra società Icardi sarebbe passato al Napoli a luglio per 35 milioni e Brozovic avrebbe forzato la mano e sarebbe nella Torino senza nobiltà. E Jovetic, scelta numero tremila nelle preferenze di De Boer, sarebbe gratis a Firenze con ingaggio pagato da noi.
Secondo punto: lascia l’Inter chi vogliamo noi e al prezzo che sta bene a noi. E badate bene: non è un caso che né Icardi né Brozovic si siano esposti personalmente per forzare il trasferimento (fino ad andare ben oltre il confine del ridicolo in alcuni casi) e abbiano finito col rinnovare.
Abbiamo visto, infine, 100 milioni sbattuti sul piatto per portare a casa uno dei punti fermi della Nazionale Italiana, una delle promesse del Portogallo Campione d’Europa e un diciannovenne Campione Olimpico brasiliano con gli occhi di mezzo mondo addosso. Sì, insomma: prima dovevamo rientrare di 80 milioni, poi abbiamo rifiutato tutte le offerte per i nostri e ne abbiamo messi a terra altri 100.
Terzo punto: l’Inter sul mercato c’è eccome. Si è riposizionata sulla cartina europea e mondiale dicendo chiaramente che da queste parti si torna a fare sul serio, che i conti sul mercato dovranno farli anche con noi, e che per un Jesus che va altrove c’è un Barbosa che sceglie Milano.
E badate bene: tutto questo, almeno in questo post, prescinde da qualsiasi discussione tecnica. La squadra si è rafforzata o indebolita? Barbosa e Joao Mario diventeranno più o meno forti? Ci sono reparti scoperti, aspetti da migliorare? Tutte domande a cui potremo provare a rispondere in un altro momento. Qui il punto è un altro, ed è strettamente economico.
Non sappiamo cosa succederà in futuro, dove ci porterà questa pagina completamente nuova della storia dell’Inter, come si evolverà il rapporto di Suning con questa squadra. Quello che sappiamo, però, è che Jindong Zhang fa sul serio. E, forse, i tempi delle trattative infinite per i Kuzmanovic e delle visite mediche ai John Carew sono finalmente finiti davvero.

Nk³

Il calcio è uno sport stupido, l’Inter è l’unico motivo per seguirlo. Fermamente convinto che mai nessun uomo abbia giocato a calcio come Ronaldo (ma anche Dalmat non scherzava). Vedovo di Ibrahimovic, ma con un Mourinho in panchina persino i Pandev e gli Sneijder possono sembrare campioni. Dategli un mojito e vi solleverà il mondo.

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