Bauscia Cafè

Trenta. Senza lodi.

Mentre i media si affannano nel cercare nuovi temi con i quali denigrare il primo posto in solitaria dell’Inter, unica squadra capace di non dare spettacolo neppure dopo un 4-0 e ben lontana dal fútbol bailado di Paulo Sousa o dalla perfezione chirurgica del Napoli di Sarri, noi ci godiamo una classifica piuttosto inaspettata, soprattutto alla luce degli scontri diretti che vanno ad esaurirsi: mancano infatti soltanto i partenopei e l’Inter avrà affrontato tutte e tre le probabili contendenti (o le vere pretendenti, qualora siate realisti) per lo scudetto, oltre a Milan e Juventus. Mancherebbe il sorprendente Sassuolo, ma ad inserirlo tra le possibili future big come una Gazzetta qualsiasi proprio non me la sento.
Si fa un gran parlare della confusione mentale di Mancini, delle mille formazioni cambiate a seconda dell’avversario o di quanto visto in allenamento, del gioco che tale non è, dei presunti screzi tra croati e serbi, di Icardi che fa vedere il culo della moglie senza vergognarsi (come se fosse un dettaglio sconosciuto ai più): tutto legittimo, sono tra i primi a non essere del tutto soddisfatto da quello che vedo in campo e da questo continuo tourbillion di modifiche tattiche e tecniche.
Andando però oltre le considerazioni squisitamente estetiche, non si può non godere nel vedere l’Inter lassù in cima e nel tenere conto che dei 39 punti finora messi a disposizione dalla Serie A, i nostri ne abbiano conquistati 30.
All’Inter farraginosa, prevedibile, incapace di attaccare squadre attendiste e difensivamente compatte, corrisponde anche l’altra faccia del nerazzurro, quella cinica, che subisce poco o nulla e sfrutta la più piccola delle occasioni per sbloccare il risultato e congelarlo.
Non lo congela con il gioco, nè col possesso palla, perché non ci sono ancora i giocatori in grado di farlo e non c’è il coraggio necessario per farlo, ma con una buona predisposizione al sacrificio da parte di tutti e con le grandi prestazioni dei singoli, specialmente nel reparto difensivo, che sbagliano poco e si fanno trovare pronti nelle situazioni più delicate.
È successo perfino contro il Frosinone, con la parata di Handanovic su Soddimo decisiva per non destabilizzare da subito una partita dove avevamo tutto da perdere, e con il salvataggio di Murillo (se non erro) dopo un liscio da brividi di Icardi in mischia nel secondo tempo, quando il risultato era ancora fermo sul vantaggio minimo.
La solidità è un fattore importante, fondamentale sul lungo periodo: il problema più immediato (e la vera incognita, visto che fortunatamente è accaduto finora soltanto due volte) resta il come approcciare la partita dopo un eventuale svantaggio.
Con la Fiorentina inutile chiederselo, fu una serata talmente disastrosa da non permettere repliche; contro la Sampdoria la rimonta era quasi riuscita ed erano bastate un paio di mosse tattiche molto logiche per creare più occasioni in 20′ che nel resto dell’incontro.
L’impressione è ancora quella di un centrocampo che manca di qualità e fatica ad innescare la fase offensiva, che nel frattempo migliora lentamente nei movimenti: nulla di sorprendente, visti gli elementi che ruotano tra i titolari e considerando che, tra i portatori sani di tecnica, Kondogbia fatica ancora molto e Brozovic è spesso relegato in panchina.

Lavoriamo per la conquista del Mondo.
Lavoriamo per la conquista del Mondo.
Credo che Mancini si sia assestato su una sorta di comportamento alla Mazzarri 2.0: dare poche, granitiche certezze all’undici titolare, rischiare il meno possibile e provare a portare a casa la pagnotta senza troppi fuochi d’artificio. Sa, verosimilmente, che l’amalgama è ancora molto relativa e che alla sua squadra manca ancora la personalità per andare in campo con la consapevolezza di poter fare la partita ed essere superiore. I trascinatori non si inventano da un giorno all’altro.
I risultati gli stanno dando ragione, ed è per questo che fa sorridere vedere che una capolista venga descritta, senza troppi giri di parole, come una squadra di merda.
I primi a sapere quanto questa Inter possa migliorare e giocare meglio a pallone siamo noi, che la vediamo arrancare contro un Palermo qualsiasi e che ci chiediamo perché Tizio non giochi o Caio (no, non quello) sia sempre titolare nonostante faccia cacare.
La verità è che alla fine non decidiamo nulla e possiamo solo godere del fatto che le vittorie arrivino comunque: quando torneremo in svantaggio, ci porremo nuovamente il problema e vedremo se, nel frattempo, Mancini avrà saputo ovviare alle note difficoltà.
Una eventualità che potrebbe verificarsi lunedì, ospiti di un campo che storicamente ci riserva molti dolori e pochissime gioie, contro quella che per tutti adesso è la squadra del momento e la vera favorita per la vittoria finale: la qualità del lavoro impostato da Sarri è innegabile (ma a settembre molti lo volevano alla gogna, gli esperti di stocazzo) ed è spesso il termine di paragone che costringe molti a chiedersi perché Mancini, con più tempo a disposizione, non abbia ancora ottenuto la stessa qualità di gioco.
I motivi sono molti e richiederebbero un nuovo articolo; personalmente credo che, al di là di una difesa tutt’altro che infallibile, il Napoli abbia molta qualità e giocatori che permettono di fare la partita con una intensità di livello superiore e con una costante tendenza offensiva.
Questo consente ai difensori di essere meno sollecitati, di sbagliare meno e, come conseguenza finale, prendere pochi gol.
Sarri ha cambiato senza stravolgere, i giocatori lo seguono, gode di una squadra dinamica e di un attaccante che può risolvere le partite da solo in ogni momento.
Ma anche il Napoli di Benitez e quello del sempre stimato Mazzarri erano riusciti a cogliere serie di vittorie importanti, per poi arenarsi sul più bello.
Nessuna gufata, sia chiaro: serve soltanto a far capire che a Napoli andremo senza troppa paura, perché non troveremo barricate, ma un avversario forte e onesto che sa giocare a calcio.
In Italia si diventa santoni con la stessa rapidità con cui si viene etichettati come stronzi.
Preferisco pensare a una partita tra allenatori che lavorano a soluzioni diverse con rose estremamente differenti e metodi di lavoro altrettanto dissimili. Ci divertiremo.
Comunque se leggete gli editoriali di Scanzi avete problemi peggiori dell’Inter di Mancini.

NicolinoBerti

Coglione per vocazione, interista per osmosi inversa dal 1988 grazie a un incontro con Andy Brehme. Vorrei reincarnarmi in Walter Samuel, ma ho scelto Nicola Berti per la fig...ura da vero Bauscia.

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