Bauscia Cafè

Gli anticalcio

Partire con il piede giusto in campionato è sempre importante, soprattutto quando l’estate ha saputo regalare soltanto prestazioni scialbe e una preoccupante confusione a livello tattico; esordire in casa contro l’Atalanta preannunciava scenari nefasti per tutta una serie di motivi più o meno noti: un avversario da sempre in vena di scherzetti nei nostri confronti, una squadra incompleta ancora da rodare e in netto ritardo sotto il profilo della manovra offensiva, indispensabile per avere la meglio su chi come Reja a San Siro opterà per un sontuoso catenaccio mascherato da “sapienza tattica tutta italiana” e l’ormai conclamata tendenza dell’Inter a faticare spesso a vuoto nel tentativo di sbloccare il risultato, con la devastante conseguenza di subire un gol decisivo in una delle rare sortite offensive rivali.
Se a tutto questo aggiungete la presenza di una delle Bestie Nere per eccellenza come Denis, capirete che immaginare una DomenicaDiMerda® servita su un piatto d’argento non avrebbe richiesto sforzi particolari.
Quell’errore di Gnoukouri (partita sottotono la sua, piena di distrazioni e numerosi errori di misura: il ragazzo sa il fatto suo, lasciamolo sbagliare in santa pace e affianchiamogli colleghi che sappiano indottrinarlo adeguatamente) dopo una manciata di minuti avrebbe effettivamente potuto portare la partita sui binari che Reja sognava: vantaggio esterno e arroccamento ultradifensivo a oltranza tra un tackle nei denti e un rinvio alla Guarin.
Per fortuna quel pallone è poi finito sui piedi di Gomez, lontano parente del bel giocatorino visto nel Catania che fu, e da lì l’Inter è lentamente (molto lentamente) migliorata sul piano dell’intensità, nonostante la triste penuria di spunti sulle fasce, indispensabili per aprire squadre come l’Atalanta vista a San Siro.
Santon infatti non è mai riuscito a proporsi dignitosamente in proiezione offensiva, limitandosi ad un compitino tattico che sicuramente non ha soddisfatto Mancini; meglio Juan Jesus, addirittura quasi a suo agio nel secondo tempo con un paio di cross ben calibrati che hanno consentito a Palacio e Brozovic di sfiorare il vantaggio prima del capolavoro di Jovetic nel finale.
Proprio il croato è stato a mio avviso tra i migliori in campo, una volta spostato nella posizione a lui più congeniale di interno: da trequartista tanta buona volontà, ma molta precipitazione e scarsa capacità di lettura nelle giocate. Non è il suo mestiere.

E che sia solo l'inizio, Stevan.
E che sia solo l’inizio, Stevan.
Mi è piaciuto anche Kondogbia, fisicamente straripante anche se ancora lontano dalla forma migliore, pericoloso al tiro e generoso fino all’ultimo minuto, anche in assenza di energie.
E mi sono piaciuti i due JM della difesa, certo chiamati a marcature tutt’altro che irresistibili, ma molto concentrati e cattivi quanto basta per far girare al largo gli avanti orobici: Murillo in particolare si è distinto per un sano agonismo, fatto di anticipi, tackle puntuali e un paio di sortite offensive condite da un tunnel che ha sorpreso gli astanti e conquistato il popolo di Vine.
Difficile comunque ignorare la latitanza di movimenti senza palla dei primi 45 minuti, figlia sia della mancanza di centrocampisti in grado di dettare i tempi di gioco (Medel regista è commovente, ma decisamente inadeguato) che della già citata scarsità di inserimenti sulle fasce, organizzati in maniera sin troppo scolastica e poco convinta, con il risultato di avere il terzino eternamente marcato da un avversario e la fascia esposta a eventuali ripartenze.
Solo l’atteggiamento rinunciatario fino al vomito dell’Atalanta ha permesso ad Handanovic di trascorrere una serata del tutto inoperosa.
A tal proposito ritenevo doveroso uscire dallo scontro con i 3 punti in saccoccia, anche se arrivati con un magnifico jolly pescato da Jojo nei minuti di recupero: chi pratica un non-sport come quello messo in campo da Reja non dovrebbe avere la possibilità di giocarsi la permanenza in Serie A.
Non ne faccio una questione di sopravvivenza sportiva: giocare in copertura a San Siro contro un avversario più forte è più che normale, ma c’è modo e modo di coprirsi e ripartire.
L’Atalanta aveva 10 uomini dietro la linea di metà campo già al decimo minuto del primo tempo, e ha pensato esclusivamente a menare chiunque capitasse a tiro.
Non è un caso che Carmona sia finito sotto la doccia in anticipo e che Sportiello sia stato il migliore in campo.
Detto di un primo tempo abulico e vicino alla pochezza osservata nel precampionato, mi è invece piaciuto l’approccio della squadra nella ripresa: facilitati anche da un espulsione comunque provocata da una migliore tenuta fisica, l’Inter non ha mai rinunciato a cercare la via del gol, nonostante i limiti di gioco già analizzati e un Hernanes sì più a suo agio di Brozovic nel suo ruolo naturale, ma svagato, impacciato e infelice nelle giocate finali.
La perla di Jovetic è una discreta iniezione di fiducia per partire col piede giusto, e l’esultanza del Mancio con i suoi giocatori non è passata inosservata e ha comunque dato l’impressione di un gruppo in costruzione, ma unito.
Peccato aver perso così stupidamente Icardi: adesso mi auguro che le vicende del mercato si esauriscano in fretta, togliendo qualsiasi alibi a Mancini e completando con cognizione di causa una rosa che, al momento, sembra avere una coperta esageratamente corta anche senza coppe europee.
Un raffreddore in attacco o a centrocampo creerebbe un’emergenza tecnica difficile da colmare: che siano Perisic, Lavezzi, Telles, Peres, Melo, Pero o Albicocco, l’importante è che i rinforzi siano dettati dalle esigenze dell’allenatore e, possibilmente, abbiano un senso, economico (ma anche sticazzi) e soprattutto tecnico/tattico.
Perché alla fine a me interessa vedere l’Inter vincere. Anche al 95esimo.

NicolinoBerti

Coglione per vocazione, interista per osmosi inversa dal 1988 grazie a un incontro con Andy Brehme. Vorrei reincarnarmi in Walter Samuel, ma ho scelto Nicola Berti per la fig...ura da vero Bauscia.

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