Bauscia Cafè

Ti amo precampionato

Io di calcio capisco molto poco.
O meglio, capisco il giusto: mi piace molto quando l’Inter la butta dentro.
Non amo particolarmente guardare le partite dell’Inter: io sento proprio il bisogno fiosiologico di stare vicino a quegli omini con la maglia nerazzurra. Sento la necessita di urlare per un gol o per un passaggio sbagliato, di criticare a caldo il terzino perché non copre bene o l’allenatore perché secondo me doveva giocare Piero Pipetta anziché Luigi Liegibastonliegi.
Poi mi sovviene che io di mestiere faccio altro, che nella mia “carriera” da tifoso ho amato i peggio scarsoni e dato credito ad allenatori impossibili, “cazzo Tardelli! Va come urla, figata!”.
Fosse per me Dalmat sarebbe allenatore-giocatore, lo stadio porterebbe il suo nome e i poster col suo faccione dovrebbero prendere il posto delle cartine geografiche nelle aule di scuola. Ho accolto l’arrivo di Shaqiri apostrofandolo “leader”, credo ancora in Kovacic, mi piace quel disboscatore di caviglie di Medel. Amo ancora Palacio perché dotato di intelligenza e cuore, e sì, forse non ce la fa più, forse dovrebbe giocare solo venti minuti a partita. Forse. Fortuna che non sono io l’allenatore dell’Inter, fortuna che non sono io il direttore sportivo.
Le certezze non fanno per me: pensate, dopo un anno ancora non ho capito chi è da Inter e chi no. C’è chi ci riesce dopo cinque minuti, il tempo di un tweet e via. C’è chi lo decide a pelle, chi dopo un’attenta analisi delle espressioni facciali.
Io di economia non ci capisco un cazzo.
O meglio, capisco il giusto: mi piace spendere i miei soldi, solitamente per comprare cose del tutto inutili.
E mi piace quando la mia squadra compra dei giocatori.
Venderei un rene di tutti i milanisti che conosco per comprare dei campioni.
E non me ne frega un cazzo di quanto li paghiamo, se li paghiamo, chi ci presta i soldi e perché.
Non voglio sapere se l’ammortamento del fair-play finanziario coincide col TAEG del prestito della finanziaria che è quotata in borsa ma c’è la svalutazione dell’Euro e lì so’ cazzi.
Non ho studiato economia e non faccio il direttore sportivo, mi piace l’Inter e un po’ meno i tifosi commercialisti-che-minchia-ne-sapete-voi-io-leggo-Transfermarkt.
E non ho fonti, non conosco la gente giusta, non ho amicizie importanti che mi passano le news. E le fonti non le ha nemmeno chi millanta di averle, l’unica fonte è quella avvelenata dove tentano invano di placare la sete di notorietà da social.
Mi piace parlare dell’Inter e scrivere (male) su questo blog perché vengo profumatamente pagato (in nero).

Ognuno vive dentro ai suoi egoismi vestiti di sofismi ognuno costruisce il suo sistema di piccoli rancori irrazionali, di cosmi personali scordando che poi infine tutti avremo due metri di terreno.
F. Guccini – Canzone di notte n. 2)

Mi piace avere torto quando sbaglio, e succede spesso. Non sempre mi piace avere ragione, ma tanto accade di rado. Non baratterei mai un “ve l’avevo detto” con una gioia regalata di chi proprio non me lo sarei mai aspettato, non mi piace aspettare che quel giocatore che mi sta sui maroni sbagli per accrescere il mio ego. Prima di impiccarmi perché il precampionato è andato un po’ a nerchia di lepre vorrei aspettare qualche partita, magari di quelle che contano qualcosa. Tanto non ho un cazzo da fare.
E comunque secondo me l’allenatore è un asino. E poi i dirigenti sono dei pelandroni approssimativi. E Handanovic ha gli stessi problemi di Wild Thing in “Major League”*.
* una delle tre affermazioni potrebbe essere esatta.

Python

Sono il direttore artistico di Bauscia Cafè. Clandestino nella matrioska e astioso quanto basta. Quando parlo di Tango mi riferisco solo al pallone, del mio primo allenamento ricordo solo il rumore dei calci negli stinchi.
Odio Bauscia Cafè.

284 Commenti
Nuovi
Vecchi Più votati
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti

PODCAST

Twitter

Instagram

Instagram has returned empty data. Please authorize your Instagram account in the plugin settings .

Archivio