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Lo svantaggio di essere in svantaggio

Il fatto di passare in svantaggio nel corso delle partite di una stagione è una variabile che dipende da diversi fattori: sistema di gioco, assetto tattico, equilibrio, motivazioni, forma fisica, talento, classe dei singoli ecc. La situazione di svantaggio a inizio partita o a partita in corso non è necessariamente una diretta conseguenza del valore delle due squadre in campo che, al contrario, si potrebbe misurare dalla capacità di una delle due squadre di ottenere il massimo dei punti partendo da una situazione di svantaggio: è vero che Guardiola con il Barcellona dei sogni della stagione 2010-2011 in quella Liga si sia trovato sotto soltanto in 5 partite su 38, per un fatto di tradizione calcistica e per un credo tattico che prevede un possesso palla estenuante e concedeva e concede pochissimo agli avversari, ma è anche vero che il Real Madrid dell’anno scorso, nonostante non abbia vinto la Liga, abbia dovuto fare i conti con una sola situazione di svantaggio in 11 partite.
Per iniziare a parlare della Beneamata, nella stagione del Triplete gli uomini di Mourinho hanno perso 4 partite in tutto il Campionato, ma si sono trovati in svantaggio in ben 12 partite.
Nelle 12 partite in cui si era sotto quell’Inter è riuscita a ottenere 19 punti, dunque una media di 1,583 punti a partita. Basti pensare al 4-3 col Siena con Samuel punta aggiunta a fine match, il 2-3 di Udine in una situazione d’emergenza con Thiago Motta difensore centrale al fianco di Lucio, e il 4-3 della penultima giornata a S. Siro con il Chievo: tutte partite con una storia a sé, ma con la consapevolezza che si potevano vincere anche quando a 5 minuti dalla fine si era sotto. Una consapevolezza che deriva da diversi fattori: la mentalità di un allenatore come Mourinho, la compattezza del gruppo, la maturità di giocatori che proprio in quel momento sapevano di diventare campioni e, l’aspetto a mio avviso più determinante, il talento e la classe di alcuni di questi campioni. In situazioni di emergenza (vedi Udine o il 4-3 al Siena) la differenza l’hanno fatta (e la faranno sempre) i campioni: Milito, Samuel, Sneijder, Maicon.
Ecco perché, nonostante nelle situazioni successive al Triplete la storia stesse già cambiando, per ancora 2 stagioni i punti ottenuti nelle partite in cui si è in svantaggio sono maggiori delle partite stesse. Nella stagione targata Benitez – Leonardo (sempre in Serie A) ci si è trovati sotto per 16 volte e si sono ottenuti 23 punti (1,437 a partita) e nella stagione 2011-12, quella targata Gasperini – Ranieri – Stramaccioni, si sono ottenuti 21 punti nelle 19 situazioni di svantaggio (1,1 punti a partita). In questi casi nonostante il valore della rosa, la maturità di squadra e la mentalità vincente stessero già scemando, alcuni campioni come Eto’o, Pazzini, Maicon, Milito e Sneijder potevano ancora regalare emozionanti e appassionanti rimonte (3-2 al Palermo e 2-1 a Cesena grazie a Pazzini, 1-3 a Udine nel segno di Sneijder e Milito ecc).
28_Svantaggio
Nella stagione successiva i dati più sconsolanti: nell’anno di Strama,iniziato sotto tutti i più buoni auspici, si ottengono 14 punti nelle 23 partite in cui si è in svantaggio (0,6 punti a partita), con un unico sussulto tutto argentino a Catania il 3 marzo 2013 dove nella ripresa Alvarez prima e Palacio (2) poi ribaltano la situazione di 0-2 a fine primo tempo. Con Mazzarri nel corso della stagione scorsa cala vistosamente il numero di partite in cui si è sotto: nel corso dell’intero campionato sono “solamente” 14, ma resta desolante la capacità di fare punti in queste partite (11, con una media di 0,78 punti).
Quel Barca che si trovava sotto solo per 5 volte in una stagione era anche in grado di fare 10 punti nel corso di quelle partite. Cioè ogni 2 volte che era sotto una la vinceva e l’altra la pareggiava.
Quella della stagione in corso è invece per l’Inter la situazione più straziante sotto questo punto di vista: si è andati sotto per 12 volte (come nel corso dell’intero Campionato del Triplete) e si sono ottenuti 6 punti: statisticamente se in 2 partite si va in svantaggio, una partita la si perde, l’altra la si pareggia al massimo.
Lo svantaggio ci può stare e una squadra come l’Inter dovrà fare i conti ancora spesso con situazioni di questo tipo soprattutto in un periodo come questo in cui si è in attesa di tutte quelle caratteristiche che danno la capacità alla squadra di ribaltare situazioni negative. La primissima Inter di Mancini, seppur in fase di costruzione, era in grado di ribaltare uno 0-2 negli ultimi 5 minuti della partita, a mio avviso soprattutto grazie alla presenza dei vari Chino, Vieri che mettevano il proprio nome sul tabellino, ma anche grazie alla presenza di giocatori da un carisma e un’esperienza indispensabile (vedi la Brujita Veron) per una squadra non ancora squadra. In mancanza (o carenza) di campioni e talenti in grado di fare la differenza, la scelta tattica di Mazzarri di stare piuttosto chiusi pareva essere la più saggia e facile, sapendo che se vai sotto molto difficilmente la vinci, al massimo la pareggi o più probabilmente la perdi.
D’altro canto, l’assetto tattico più offensivo di Mancini seppur con una probabilità più alta di passare in svantaggio e dunque di non far punti, può essere d’aiuto in primo luogo alla squadra per una questione di mentalità e convinzione e secondariamente a quei giocatori di talento a cui si chiede di diventar campioni. Possibilmente al più presto.
Nel frattempo parlano (ahimè) i numeri.

Milo

Un giorno mi è stato chiesto: "cosa fai per vivere?", non ho saputo rispondere. Tra Rum e Whiskey scelgo il secondo, preferibilmente Irish. Convinto che un giorno queste frasi diventeranno citazioni. Interista designer.

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