Bauscia Cafè

Non c'è due senza tr…ah no

Ce l’avevo davvero messa tutta. Nell’articolo precedente, intendo.
Mi ero ripromesso di non parlare più dell’allenatore e di attenermi ai risultati conscio dei limiti dei nostri ragazzi, della situazione economica sfavorevole, della disoccupazione in aumento, della scie chimiche e del mancato ritorno del Soldino sugli scaffali dei nostri supermarket.
Niente da fare. Mai una gioia.
Chiudevo con l’auspicio di andare a Parma per trovare quella terza vittoria consecutiva che Mazzarri, in un anno e mezzo di Inter (48 partite in campionati qualitativamente ridimensionati rispetto a quelli affrontati dai suoi immediati predecessori), non è mai riuscito a centrare e mi ritrovo con l’ennesima Figura di Merda, rimediata stavolta contro il derelitto Parma, reduce da sei sconfitte consecutive, con l’infermeria ancor più piena della nostra e apparentemente destinato al ruolo di vittima sacrificale.
E invece no. Dopo la tripletta di Ekdal ecco la doppietta di De Ceglie, una roba che a scriverla serve rileggerla una dozzina di volte per crederci.
Il primo gol arriva dopo addirittura quattro minuti, ennesimo segnale di una squadra (la nostra) che continua a scendere in campo senza la giusta tensione, con la svagatezza di chi si trova sul rettangolo di gioco quasi per caso.
Gli sguardi sono in effetti quelli di giocatori abbandonati al loro destino o, ancor peggio, rimescolati nelle posizioni con scelte cervellotiche per non dire grottesche. Scelte che somigliano tanto ad una presa di posizione dell’allenatore, come a sottolineare la mancanza di alternative. Un allargare le braccia figurato, molto simile a quella remissività che Mazzarri palesa durante la gara: la sua rassegnazione è la stessa del tifoso interista, che dopo sessanta secondi di questa Inter sa già che passerà l’ennesima pessima serata.
Lo vedi dalle facce dei titolari, da gambe mollicce e movimenti sfasati o assenti; lo vedi da un tecnico che per anni è stato e si è dipinto come battagliero e che sembra il primo a non credere nel proprio lavoro, se non a parole.
Lo vedi dall’inconsistenza di un attacco spuntato e mai supportato a dovere, che soffre la mancanza di una manovra qualsiasi e l’ostinata ricerca di sbocchi sulle fasce che chiunque ormai sa leggere tatticamente e che restano improduttivi di per sè per colpa di interpreti poco avvezzi al ruolo o ancora acerbi, o ancora semplicemente mediocri.
Fasce che, oltretutto, dovrebbero produrre cross per chi in area non c’è o non arriva mai: una doppia contraddizione.
Poi ci sono i Primavera, i giovani virgulti di Vecchi che stavolta hanno l’onore di poter dare una mano ai grandi della prima squadra: peccato che Mazzarri riesca a sistemare Bonazzoli nella zona a lui meno congeniale (non lo sapeva? lo ha fatto apposta? pensava fosse Emiliano Bonazzoli e di allenare la Reggina?)e, dopo aver reso ridicolo Ranocchia obbligandolo a fare il terzino, lasci uno scampolo di partita a Camara giusto per mandare un ulteriore sos alla società.
La stessa società che gli ha preso Hernanes, D’Ambrosio e due mediani, per inciso.
La stessa società che continua a difenderlo a spada tratta, novità assoluta per un club come il nostro, e che giusto ieri sera attraverso le parole di Piero Ausilio a TeleLombardia ha ribadito come Mazzarri sia stata una scelta ponderata e voluta con forza, il cui stacanovismo è sempre stato apprezzato e pagherà. Addirittura il buon Piero si è spinto ad affermare che l’attuale tecnico sia apprezzato dalla maggioranza dei tifosi: una bugia a fin di bene, se vogliamo…

Bonazzoli. Federico. Non ha mai giocato nella Reggina.
Bonazzoli. Federico.
Non ha mai giocato nella Reggina.
Un aziendalismo comprensibile, quello del Ds nerazzurro, perfettamente coerente con la linea scelta da Erick Thohir: Mazzarri costa, il FPF incalza, non ci sono margini per cambi in corsa e traghettatori vari, quindi si puntella la scelta del rinnovo fino al 2016 e si fa quadrato attorno al tecnico toscano.
Personalmente penso e spero sia un modo per togliere ulteriori alibi all’allenatore in carica, anche se certe frasi spaventano e portano a credere che l’Inter creda davvero che il fantomatico lavoro tanto sponsorizzato dallo stesso Mazzarri ad ogni conferenza stampa possa alla lunga pagare. Per me quel prolungamento di contratto resta il primo, grande e grave errore della gestione Thohir.
Ma quanto dovremo aspettare? Io, come molti altri, non amo i cambi in corsa. Un traghettatore, oltretutto di livello medio, non darebbe la scossa necessaria e probabilmente rischierebbe persino di peggiorare una situazione già molto delicata.
Vecchi potrebbe bruciarsi.
Ma è assurdo che dopo tutto questo tempo l’Inter non sappia ancora giocare a pallone.
Non sappia attaccare, non sappia difendere, non sappia reagire o ripartire dalle cose semplici.
Mi sembra che manchi umiltà, intesa come voglia di rimettersi in gioco, di analizzare davvero certi errori provando ad aggirarli se non a risolverli radicalmente.
Ausilio ha addirittura “giustificato” le difficoltà recenti facendo leva sull’assenza degli esterni titolari, come se in passato la loro presenza consentisse all’Inter di fare faville e di vincere ad occhi chiusi ogni partita: in realtà il 352 non ha mai funzionato e, cosa ancor più grave, serve soltanto ad agevolare la vita agli avversari e a forzare certi giocatori in ruoli o atteggiamenti tattici che non sanno gestire al meglio.
Mazzarri dice di fregarsene: se ne frega delle voci, dei fischi, delle critiche.
Lui lavora, lavora, lavora. E poi va a Parma e perde ancora una volta con l’ultima in classifica. Perde malissimo, senza mai tirare in porta o quasi. Il lavoro nobilita l’uomo, certo, ma solo se porta risultati tangibili.
Fregarsene e trincerarsi dietro un fantascientifico stacanovismo aumenta la scollatura tra l’allenatore e i tifosi, evidenziandone più che mai l’incapacità di immergersi e di sopportare la pressione dell’universo nerazzurro.
È un matrimonio destinato a finire, ma nel frattempo al buon Walter farebbe bene una sana dose di umanità e, tra tanto lavoro, qualche idea in più che possa giustificarne l’ingaggio stellare e la protezione assoluta, quasi cieca da parte della società.
Una protezione sulla quale Mazzarri sembra quasi gongolarsi.
Noi invece siamo incazzati neri. Per le troppe parole a vanvera, per i mea culpa fini a se stessi e perché un’Inter senza identità è ben diversa dalla Pazza Inter cui tutti siamo affezionati.
Questa Inter non solo vive di alti e bassi clamorosi, ma si regge soltanto sugli episodi ed è in costante balìa degli eventi. In una tale condizione gli eventi rischianod i precipitare in qualsiasi momento.
È un’Inter immersa nell’inerzia, che sembra non poter mai essere padrona del proprio destino: alle montagne russe ci siamo abituati, alla rassegnazione e all’improvvisazione non ci abitueremo mai. Fate qualcosa.

NicolinoBerti

Coglione per vocazione, interista per osmosi inversa dal 1988 grazie a un incontro con Andy Brehme. Vorrei reincarnarmi in Walter Samuel, ma ho scelto Nicola Berti per la fig...ura da vero Bauscia.

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