Bauscia Cafè

Oltraggio al sudore

Tornare a scrivere per BausciaCafé dopo una pausa durata oltre un mese e in concomitanza di una gravissima sconfitta in uno dei derby più brutti che mente umana possa ricordare sembra un piano malvagio per convincervi che Mazzarri sia l’allenatore meno adatto per l’Inter che verrà e che io mi diverta a prenderlo di mira proprio quando le cose vanno male.
Non è così: la mia scarsa simpatia per il Mazzarri-tecnico viaggia di pari passo con il disprezzo quasi totale per il Mazzarri-uomo, archetipo di allenatore borioso, presuntuoso, ingiustamente protetto dai media e sopravvalutato.
Nonostante ciò mi ero ripromesso, amando l’Inter e non chi la allena, di tributargli il giusto plauso qualora le cose fossero andate nel verso giusto, abbinando ai buoni risultati un lavoro sul campo verificabile partita dopo partita.
Così non è andata e il disastroso derby di domenica sera amplifica le colpe di un tecnico che, anche centrando il quinto posto finale, obiettivo minimo per un’Inter tecnicamente inferiore alle avversarie che la precedono in classifica, ha sempre preferito nascondersi dietro il mignolo di fastidiosissimi scaricabarile verso il giocatore di turno, scuse più o meno puerili e una spocchia irritante e irrispettosa di chi tifa Inter con la passione di sempre, cercando di intravedere la luce alla fine del tunnel di questa dolorosa transizione che il club sta ancora affrontando pagando il dazio delle scellerate decisioni prese nel recente passato.
A tal proposito mi sia consentito criticare con forza il biennale milionario offerto a Mazzarri per il dopo-Stramaccioni: sapendo del passaggio di consegne, un padrone avrebbe dovuto saggiamente evitare di scegliere anche per il nuovo proprietario un ruolo delicato come quello dell’allenatore. Dando per scontato che dopo il nono posto della disastrosa passata stagione quello del tecnico toscano fosse il nome più solido tra i papabili, avrei optato per un contratto di un solo anno, eventualmente prolungabile in base ai risultati ottenuti.
Così facendo Thohir non si sarebbe ritrovato con le mani legate a giugno, potendo scegliere in assoluta libertà a chi affidare il vero nuovo corso nerazzurro.
Non vedo infatti come un allenatore così rigido, poco incline alla duttilità, all’approccio moderno e al confronto come Mazzarri possa sposarsi con la filosofia che Thohir sta cercando di portare a Milano per garantire, negli anni a venire, una società che sia finalmente strutturata in maniera tale da dare massimo supporto e protezione al tecnico di turno, evitando di vederlo demolito dal solito tritacarne mediatico, mai adeguatamente messo a tacere dalla gestione Moratti.

Bello impassibile (semicit. Gianna Nannini)
Bello impassibile (semicit. Gianna Nannini)
Ritornando al derby giocato (si fa per dire), è tornata anche quella sgradevole sensazione di giocatori ammutinati contro il loro allenatore, o immobilizzati dalla sua incapacità di gestire certe responsabilità in prima persona, isolandole dal gruppo. Non è la prima volta che accade, e non è neppure la prima volta che colgo negli undici in campo un atteggiamento molto vicino al terrore di sbagliare. Che succeda a Kovacic (peraltro stritolato dai dettami tattici di Mazzarri, che lo sta riducendo a medianaccio di categoria col rischio di rovinarlo per sempre) può starci, ma che nell’indole rinunciataria vengano coinvolti giocatori come Hernanes e Palacio proprio no.
Non aiuta in tal senso la totale assenza di volontà di creare piuttosto che distruggere: qui viene fuori l’acceso dibattito riguardante l’impossibilità, per lo stesso Mazzarri, di dare un gioco a questa Inter; detto che il suo gioco basa gran parte della propria forza sugli esterni, è davvero impossibile, in otto mesi e senza uno straccio di coppa europea, con la coppa Italia archiviata per un demenziale turnover al primo ostacolo serio, non riuscire a creare un’alternativa di gioco che non fosse incentrata sul palla a Nagatomo/Jonathan/D’Ambrosio per crossare in un’area di rigore perennemente sguarnita?
Possibile che per l’Inter di quest’anno sia stato possibile vincere soltanto aggrappandosi a qualche giocata del singolo e contro le poche squadre che non hanno preferito coprirsi e ripartire attendendo il puntuale errore dei nostri in fase di possesso?
Io mi rifiuto di credere che questa rosa non sia in grado di giocare a calcio e sia fatta da professionisti terrorizzati dall’idea di disputare un derby inutile e libero da pressioni insostenibili. Mi rifiuto di credere che in otto mesi un allenatore da 3 milioni e mezzo di euro a stagione non sia riuscito, avendo a disposizione Kovacic, Hernanes (da gennaio, va bene), Guarin e Cambiasso, a dare un’impostazione diversa allo sviluppo dell’azione, responsabilizzando adeguatamente il gruppo anche in scontri sulla carta semplici come i recenti pareggi contro Livorno e Bologna, dove si vedevano comunque giocatori dalle gambe tremanti, inchiodati mentalmente su chissà quale compitino tattico.
Nessun infortunio muscolare ma anche nessun movimento in campo, nessuno che attacchi lo spazio, nessuna predisposizione al gioco in verticale, neanche uno straccio di idea su calcio piazzato o su rimessa laterale in zona d’attacco: l’Inter di quest’anno, dopo un’intera stagione con Mazzarri, lascia una sensazione di squadra difettosa e incompiuta, i cui limiti nella costruzione della rosa non giustificano le troppe difficoltà incontrate contro avversarie a dir poco abbordabili.
Il derby è il coronamento ideale (in negativo) di questa incapacità  di proporre un atteggiamento vincente, che superi la mancanza di piedi buoni o di esterni di altissimo livello perché supportato dall’intento comune di dare tutto sul campo, senza recriminazioni e senza dover registrare la tragicomica statistica di NESSUN tiro in porta contro un Milan tutt’altro che irresistibile, ma che scendeva in campo con la voglia di fare tre punti anche schierando Constant.
Arriviamo invece alla penultima giornata e sembra che il primo a non aver mai dato tutto o ad essersi gongolato su una presunta superiorità sia proprio Mazzarri.
Per questo inviterei Thohir a fare un ulteriore sforzo per la prossima stagione, abbinando ad un mercato di qualità la scelta di un tecnico che sappia insegnare calcio e sfruttare il materiale umano a propria disposizione senza lamentarsi di esserselo ritrovato (sic).
Sono certo che con una società più presente e mediaticamente più attiva e saggia, anche un allenatore poco conosciuto o non abituato all’ambiente Inter possa fare bene e ottenere da subito risultati significativi dentro e fuori dal campo.

NicolinoBerti

Coglione per vocazione, interista per osmosi inversa dal 1988 grazie a un incontro con Andy Brehme. Vorrei reincarnarmi in Walter Samuel, ma ho scelto Nicola Berti per la fig...ura da vero Bauscia.

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