Non aveva mai messo veramente in conto di poter cambiare squadra, perché avrebbe significato tutta una serie di cambiamenti che non aveva intenzione di affrontare, perché avere la migliore carriera possibile non è mai stata una sua priorità. Avrebbe dovuto ricominciare daccapo, con la possibilità di fallire, perdendo la comodità acquisita. Aveva ottenuto tutto, pure la fascia da capitano, e sapeva di essere forte abbastanza da poter svernare all’Inter almeno fino a 32-33 anni, forse anche qualcosa in più. E poteva tranquillamente farcela, se non fosse successo tutto quel che è successo.
Questo non è un giocatore che si può mettere sul mercato, perché a lui non interessa stare sul mercato. twittaloQueste sono tutte supposizioni di chi scrive, è chiaro. Derivano, però, da un’analisi dei fatti.
Icardi è stato messo alla porta già da febbraio. A giugno gli è stato chiarito in maniera inequivocabile che per lui non c’è più spazio, che deve trovare una nuova sistemazione. Ha passato l’intero ritiro fuori squadra, senza alcun segnale di possibile reintegro. Anzi, la società non ha mai perso occasione per ribadire la sua posizione, che non è minimamente trattabile. In una situazione del genere, è evidente che la soluzione migliore per salvaguardare la propria carriera sia quella di andarsene. Non ci sono altre possibilità.
Tutto questo per dire che Icardi ha, con ogni probabilità, delle priorità diverse rispetto a un giocatore “normale”. E che, per quanto continuiamo ad augurarcelo tutti, ha sempre meno senso aspettarsi che l’esito di questa vicenda possa essere quello che, appunto, il bisogno di salvaguardare la sua carriera suggerirebbe.
Il valore di mercato di un giocatore che ragiona in questo modo è fisso, costante, non risente di alcuna fluttuazione.
Ed è zero.