Bauscia Cafè

Due voci che fanno un coro (ovvero: pro e contro su Nemanja Vidic)

Questo non è un post. Sono due.
Lo so, dovrei fare la parte del blogger duro e puro che non legge altro all’infuori di Bauscia Cafè. Ma anche no: vivo di Inter, respiro l’Inter ed è ovvio che legga molti altri blog sull’Inter oltre a questo (voi no: se vi trovo con un browser aperto su un blog diverso da Bauscia Cafè ve la faccio pagare carissima). E così ieri, tra una pagina e l’altra, apro DopoLavoro Inter per leggere l’ultimo post di Matteo sull’acquisto di Vidic. Lo leggo, e più vado avanti col testo più mi rendo conto che la posizione di Matteo è esattamente complementare alla mia. Più vado avanti col testo più mi rendo conto che non basterà un tweet per rispondergli. Da lì l’idea: perché non usare un intero post?
Esattamente: quello che state per leggere è il primo botta e risposta fra due blog diversi in questo nostro piccolo mondo. Un botta e risposta che non vuole affatto essere polemico, anzi: un po’ perché Matteo ha amici molto in alto che sanno dove abito e dove vanno a scuola le mie figlie, un po’ -soprattutto- perché trovo il suo punto di vista sull’acquisto di Vidic assolutamente condivisibile e trovo che molti dubbi che lui mette bene in evidenza siano passati un po’ sotto silenzio in questi giorni. Ma oltre a quello che scrive lui c’è dell’altro, credo. C’è che a volte non basta una sola opinione per avere un quadro di insieme ma ce ne vogliono due: la mia e la sua. Che magari, in fondo, arrivano alla stessa conclusione.
Tutto questo preambolo per dirvi di andare immediatamente a leggere Una voce fuori dal coro di matteo79 (aka trofeissero) su DopoLavoro Inter e poi tornare qui a leggere l’altra faccia della medaglia. La mia (che è anche una gran bella faccia, diciamocelo).
Non vi azzardate a chiudere questa pagina o a non tornare. Vi vedo. NON. FATELO.
Vi aspetto qui.
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Bravi, non lo avete fatto. Allora veniamo a noi.
Pronti-via Matteo parla di “acquisto emozionale” e dell’euforia diffusa tra i tifosi dell’Inter nel sapere che finalmente si muoverà in direzione Milano un grande nome, uno di quelli che mancano da anni al mercato in ingresso nerazzurro. E questa euforia c’è stata sicuramente, per mille motivi che è anche inutile spiegare: passiamo dagli annunci di Taider e Rolando -o di Kovacic nella migliore delle ipotesi- a quelli di Hernanes e del capitano del Manchester United, Nemanja Vidic. Non è cosa da poco e l’euforia è inevitabile. Forse anche ingiustificata, nella misura in cui stiamo pur sempre parlando di Vidic e non di Cristiano Ronaldo. L’acquisto emozionale però è forse un’altra cosa: l’acquisto emozionale è Essien, è Rivaldo, è Beckham, è Vieri…il grande nome fine a sè stesso, che può dare poco o niente in campo. E’ questo il caso di Vidic? Lo vedremo fra poco.
1) Utilità in rosa
Poco da dire, su questo sono perfettamente d’accordo con Matteo: ci stiamo portando a casa quello che sulla carta può tranquillamente essere il miglior difensore di questa Serie A e lo stiamo mettendo in una rosa che probabilmente non avrà più Chivu (risate di sottofondo), Samuel e Ranocchia. Indipendentemente dal modulo (e dall’allenatore) della prossima stagione, in un reparto composto da Rolando, Juan Jesus e Campagnaro/Andreolli l’inserimento di Vidic non può lasciare spazio a dubbi.
2) Età del giocatore
Sì, 33 anni non sono pochi. Non c’è dubbio, e porsi la domanda è più che lecito. In un campionato competitivo, un difensore di 33 anni deve iniziare a chiedersi quanto ancora può andare avanti: e infatti Vidic da un campionato competitivo sta andando via. Non è solo una provocazione, quanto piuttosto un bagno in una realtà che non può non fare i conti con questa Serie A. Guardiamo a quelli che sono oggettivamente i due migliori difensori di questo campionato, forse gli unici che fanno la differenza: Andrea Barzagli ha la stessa età di Vidic, Walter Samuel ha addirittura 3 anni in più. Non solo: attualmente abbiamo in rosa oltre a Samuel anche Campagnaro e Chivu (risate di sottofondo), entrambi più vecchi di Vidic. E’ ovvio che non stiamo parlando di un giocatore su cui puntare fra 5 anni, ma è altrettanto ovvio che nel breve periodo può tornare molto utile, come il Samuel di oggi. Poco?
3) Costo del cartellino
Anche qui poco da dire: con molte meno competenze di Matteo mi limito alla considerazione che stiamo pur sempre parlando di un parametro zero. Con tutti i costi accessori del caso, per carità, ma insomma..
4) Ingaggio
Qui mi perdo. 2,3 milioni più bonus, a volersi tener larghi 10 milioni lordi in due anni, con i diritti di immagine lasciati alla società e in una stagione in cui ci libereremo di decine di milioni annui di ingaggi pesanti. Siamo tranquillamente al di sotto del “tetto” (più psicologico che reale) dei 2,5 netti annui, stiamo parlando di cifre che sono la metà di ognuno dei contratti pesanti di cui ci stiamo liberando e di un contratto lungo solo due anni: non solo mi sembra rientrare perfettamente nella logica dell’abbattimento dei costi attuali, ma proprio non vedo dove possa basarsi il paragone con un Chivu (risate di sottofondo) o anche con un Milito. Se poi Vidic non dovesse mai vedere il campo farò mea culpa ovviamente ma, ad oggi, non sembra un’ipotesi credibile. Così come sembra una generalizzazione troppo grande quel “ripartire con dei contratti ugualmente onerosi”, Matteo: Vidic è uno, unico. Non facciamo l’errore dei milanisti che per tirare acqua al loro mulino parlano di “filosofia delle milanesi” mettendo in un unico calderone Vidic con Essien, Kakà, Puyol e compagnia morente: Vidic è uno. Non una filosofia, non un puntare su vecchi e bolliti, non un’operazione nostalgia: un unico giocatore che viene a portare esperienza. Se poi dovessimo andare in giro per l’Europa a far razzia di ultratrentenni ne riparleremo, ma ad oggi la strada presa dall’Inter sembra un’altra.
5) Logorio fisico
25 presenze, 2205 minuti giocati in stagione: ad oggi solo 4 giocatori nella nostra rosa hanno giocato di più (Palacio, Juan Jesus, Handanovic e Nagatomo). E’ rientrato dalla rottura del crociato quasi due anni fa (giugno 2012, dopo 6 mesi di stop) e l’ultimo infortunio serio lo ha avuto a settembre 2012 (due mesi fermo, sempre al ginocchio). Da allora è passato un anno e mezzo. La sfera di cristallo non ce l’ha nessuno, per carità, ma oggi non ci possono essere dubbi reali sulla sua tenuta fisica.
6) Stimoli
Vero, verissimo quello che dice Matteo: l’effetto-Forlan fa paura a tutti. E però Forlan veniva a sostituire Eto’o in una squadra che doveva vincere e in cui doveva integrarsi, in una situazione in cui avrebbero dovuto tutti dare il 100%, in una Serie A diversa. Vidic viene in tutt’altre condizioni, con pressioni completamente diverse. Un bene o un male? Difficile dirlo. Personalmente ci penserei mille volte prima di mettere in dubbio gli stimoli e la voglia di impegnarsi di un serbo chiamato da Stankovic, ma tant’è…torniamo per forza nel campo della sfera di cristallo. Mauro Zarate, 6 anni e mille trionfi in meno, che stimoli aveva?
7) Ritorno dell’investimento
Difficile da valutare, soprattutto se si va al di là del discorso sportivo e si prova a considerare l’impatto che un giocatore come Vidic può avere in termini di marketing sul mercato asiatico (impatto messo in evidenza esplicitamente dallo stesso Thohir, che sul tema non sembra essere proprio uno sprovveduto). Personalmente non saprei quantificarlo, e mi rifugio quindi nella seconda domanda di Matteo: Vidic al termine del suo contratto con l’Inter che valore di rivendibilità avrà? Facile: nullo. Prossimo o addirittura uguale a zero. E seppure quella della rivendibilità è una linea-guida a cui ho sempre dato tantissima importanza, bisogna evidenziare come non possa essere l’unica da seguire per l’acquisto di un giocatore. Tantomeno nel caso di questa Inter, tantomeno nel caso di una squadra che dovrà essere ricostruita da zero e che di fianco a giovani e giocatori di prospettiva su cui puntare nel medio-lungo termine avrà necessariamente bisogno anche di esperienza: esperienza in allenamento, esperienza sul campo, esperienza nelle vittorie. Non potremo rivendere uno dei giocatori della prossima rosa? Pazienza: serve però qualcuno che affianchi Juan Jesus e gli spieghi come si affrontano determinate situazioni, proprio come sta facendo Walter Samuel da poche partite a questa parte. Serve la cosiddetta “spina dorsale” della squadra. Vidic-Hernanes-Palacio: non suona così male, no?

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E poi in nerazzurro sta di un gran bene, diciamocelo
Già, Palacio: un altro acquisto “over 30” che ha tirato fuori dalle sabbie mobili una squadra che senza di lui, senza la sua esperienza, avrebbe rischiato di fare una pessima fine l’anno scorso come quest’anno. Inutile citare Milito, prima di lui. Poi è ovvio, ogni acquisto si porta dietro un margine di imprevedibilità -in positivo e in negativo- che può fare la differenza fra il flop e il capolavoro. E poi c’è un altro punto di cui non abbiamo parlato: le alternative. Parametro zero, 10 milioni di esborso totale in due anni, esperienza, classe, potenza, euforia nell’ambiente: Nemanja Vidic. Fino a poche settimane fa il nome più quotato per quella maglia lì sembrava essere quello di Paolo Cannavaro. Non aggiungiamo altro, dai.
Anzi sì, aggiungiamo un’ultima frase perché, come vi dicevo all’inizio del post, magari due opinioni arrivano in fondo alla stessa conclusione. Ecco: per come vedo io la cosa l’acquisto di un over 30 dovrebbe essere l’eccezione straordinaria e non la normalità in un sistema che mira nel lungo periodo all’autofinanziamento, conclude Matteo. Ed io sono d’accordissimo: se questa eccezione straordinaria si chiama Nemanja Vidic, ben venga tra noi.

Nk³

Il calcio è uno sport stupido, l’Inter è l’unico motivo per seguirlo. Fermamente convinto che mai nessun uomo abbia giocato a calcio come Ronaldo (ma anche Dalmat non scherzava). Vedovo di Ibrahimovic, ma con un Mourinho in panchina persino i Pandev e gli Sneijder possono sembrare campioni. Dategli un mojito e vi solleverà il mondo.

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