Bauscia Cafè

Frustrazione e sgomento

Sarebbe troppo semplice nascondersi dietro al gol regolare annullato a Nagatiello e al rigore solare negato a Botta allo scadere da quel buontempone del signor Dino Tommasi, che con quel nome sembra proprio un fake mandato a San Siro con lo scopo di prenderci per il culo (mission accomplished).
Il che non significa sia sbagliato visto che, regolamento alla mano, l’Inter avrebbe ribaltato lo svantaggio iniziale con una doppietta di Nagatomo e avrebbe poi avuto l’opportunità di chiudere definitivamente il match dopo una ripresa giocata con le migliori intenzioni sì, ma anche con quella maledettissima sensazione di inoffensività che ci accompagna da troppo tempo.
Il campo e la tranquillità con la quale i direttori di gara si divertono a negarci qualsiasi decisione favorevole ci raccontano un’Inter provinciale nel senso più stretto del termine: l’innocuità dell’undici di Mazzarri si traduce nell’ormai conclamata incapacità di contare qualcosa a livello sportivo e mediatico.
È quel perpetuo senso di smobilitazione e di approssimazione che ci accompagna da tre anni a questa parte a far sì che ormai sparare sulla croce rossa nerazzurra sia diventato l’hobby preferito dai direttori di gara vecchi e nuovi, mentre l’avversaria di turno, che si chiami Chievo o Juventus, gode dell’affrontare un’Inter facilmente leggibile, atavicamente difettosa, prigioniera di se stessa e di quella protesta muta che sa tanto di remo in barca. In attesa di un anno zero che richiederà un bonus-pazienza notevole da parte del tifoso interista, sovrastato dal grigiore e dalla fragilità andata in scena in quel di Milano per l’ennesima volta. Con lo scempio made in Tommasi a rendere la serata ancor più demenziale.

Con quella faccia un po' così.
Con quella faccia un po’ così.
Fatte le debite considerazioni sull’arbitraggio, è altrettanto evidente notare come gli uomini di Mazzarri siano ormai schiavi di una melassa invisibile che non dipende più da una, due, tre o quattromila punte, quanto da difficoltà strutturali apparentemente insormontabili.
Io continuo a pensare che sia un dovere fare meglio di così sul piano del gioco e dell’intensità offensiva, soprattutto quando in campo i giocatori d’attacco non mancano: un secondo tempo casalingo contro il Chievo dove non vengono registrate conclusioni verso la porta di Puggioni lascia quantomeno interdetti. La questione arbitrale non dovrebbe soffocare l’aspetto tecnico, che ci racconta una squadra incapace di battere compagini più deboli anche in condizioni normali dal punto di vista degli episodi alla moviola.
Saremmo a parlare di un’altra stagione non soltanto se gli arbitri avessero fatto il loro dovere, ma anche se lo avesse fatto Mazzarri senza perdere la bussola come il peggiore dei dilettanti.
Parere personalissimo, ma nient’affatto gratuito.
È altresì impossibile non considerare che una ripresa fatta esclusivamente di possesso palla e buone intenzioni mai messe in pratica sarebbe stata semplicemente classificata come “un secondo tempo di controllo assoluto” se le cose fossero andate in maniera regolare fin dal primo minuto.
È un cane che si morde la coda, un circolo vizioso nel quale però abbiamo fatto molto per finirci dentro, a forza di transizioni mai iniziate, mezzi giocatori, sentimentalismi assortiti, qui pro quo societari, passaggi di quote e quant’altro possa venirvi in mente.
Una vulnerabilità totale mai sanata con interventi mirati, che ti porta ad ingoiare l’ennesimo boccone amaro con una rassegnata scrollata di spalle, retaggio di una pessima abitudine al non contare più un cazzo.
Per questo che non credo il mercato di gennaio meriti sforzi utili per l’immediato: troppi i correttivi da apportare, troppi gli interventi di qualità da fare.
Eviterei i soliti comprimari, mi concentrerei già sulla prossima stagione e, in caso di monetizzazione di una o più cessioni, cercherei profili adatti all’Inter che vorrebbe Thohir (un bel centrocampista di valore assoluto e, qualora ce ne fosse una possibilità, un attaccante di peso), Il buon ET dovrà imparare in fretta ad adattarsi al pattume dentro al quale dovrà nuotare per restare a galla in un mare di stronzi, possibilmente segnando un distacco netto tra noi e la feccia che continua a circondarci. Tornare a poter fare la voce grossa significa ritrovare competitività, che piaccia o no.
Difficile parlare di calcio in questa situazione. Dentro c’è un po’ di tutto. Il vero problema è che la stessa situazione, con sfumature più o meno simili, si ripete dal 2010.
Io attendo giugno facendo spallucce e vivacchiando alla giornata. Ognuna di quelle del girone di ritorno. Aspettando i “giocatori max 26 anni astenersi perditempo no agenzia” annunciati da Thohir.

NicolinoBerti

Coglione per vocazione, interista per osmosi inversa dal 1988 grazie a un incontro con Andy Brehme. Vorrei reincarnarmi in Walter Samuel, ma ho scelto Nicola Berti per la fig...ura da vero Bauscia.

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