Le polemiche per essere stati gli ultimi a rientrare dalle vacanze, l’infortunio di Taider, l’influenza di Icardi, il cambio di allenatore della Lazio, la squalifica di Campagnaro e le voci sul possibile rientro in Inghilterra di Wallace sono state sicuramente voci destabilizzanti su tutto l’ambiente alla vigilia della trasferta romana.
Marcatori: 36′ st Klose
LAZIO: Berisha; Konko (15′ Cavanda), Biava, Dias, Radu, Candreva (43′ st Ederson), Gonzalez (17′ st Onazi), Ledesma, Hernanes, Lulic, Klose
INTER: Handanovic; Ranocchia (38′ st Zanetti), Rolando, Juan Jesus; Jonathan, Alvarez, Cambiasso, Kuzmanovic (15′ st Kovacic), Nagatomo; Guarin (30′ st Milito); Palacio
L’unico dubbio della vigilia per Mazzarri è la scelta dell’interno destro da affiancare ad Alvarez e Cambiasso: Kuzmanovic, brillante negli ultimi 20 minuti del derby, vince alla fine il ballottaggio con Kovacic.
Reja non stravolge l’impianto tattico della squadra e conferma il 4-5-1 molto affollato a centrocampo e pericoloso sulle fasce grazie alla corsa di Lulic e Candreva.
La partita è di quelle per cui gli spettatori dovrebbero chiedere il rimborso del biglietto, tanti sono gli errori che si vedono sul campo: passaggi sbagliati, dribbling non riusciti, palloni persi banalmente e tiri lontanissimi dallo specchio della porta sono un campionario dell’orrore che non si dovrebbe vedere sui campi della serie A. Si potrebbe dire che i giocatori della Lazio sono bravissimi a chiudere tutti gli spazi e a provocare gli errori dei calciatori neroblu, ma l’esasperante lentezza della manovra interista e la generalizzata incapacità di superare l’avversario fanno pensare a poca concentrazione e una forma fisica imperfetta nonostante i compiti assegnati a casa da Pondrelli.
I brividi nel primo tempo arrivano così all’11° da una incertezza (la solita) di Ranocchia e Jonathan sulla quale Lulic è il più lesto ma non abbastanza preciso da centrare la porta con il pallonetto su Handanovic, al 22° sul contropiede di Guarin steso al limite dell’area dall’intervento di Dias e al 25° quando in uscita il portiere nerazzurro respinge un tiro ravvicinato di Klose.
A memoria solo il primo tempo del derby, quello con Zanetti, Cambiasso e Taider in campo può gareggiare in bruttezza con questo.
La ripresa, nonostante gli ingressi di Kovacic prima e Milito poi, non migliora: una occasione per Palacio al 10° bloccata in area da un tackle scivolato di Biava e un colpo di testa in bocca a Berisha di Nagatomo all 16° sono le uniche due occasioni create dall’Inter nonostante il maggior peso offensivo e la maggior qualità a centrocampo.
Il gol di Klose al 36°, complice la distrazione di Ranocchia, è la punizione per una squadra incapace di creare occasioni da gol contro una squadra non eccezionale come la Lazio.
L’angolo del Mister:
Non mi ci metto nemmeno a fare polemica sull’essere rientrati per ultimi dalle vacanze, parliamo di professionisti e noi non possiamo sapere se un giorno in più o in meno di allenamento avrebbe cambiato le sorti di questa partita. Possiamo invece discutere sulla poca concentrazione che si è vista: gli errori di Juan Jesus (in versione Cordoba, errore e recupero) ma pure quelli di impostazione di Ranocchia e Rolando o in appoggio di Guarin e dei centrocampisti tutti fanno comunque pensare a qualcosa che non ha funzionato.
Tatticamente si è riproposto il problema di avere poche varianti allo sfondamento sulle fasce, perso il predominio sugli esterni a causa della superiorità numerica dei biancocelesti la squadra ha avuto pochi sbocchi a parte le accelerazioni di Guarin.
Non è solo colpa di Mazzarri però, sbaglia chi vede in lui l’unico capro espiatorio: Kuzmanovic, Cambiasso e Alvarez è un terzetto di centrocampo molto debole per limiti dinamici e tattici, su tre non ce n’è uno che possa fare completamente e bene le due fasi. Impossibile anche con altre combinazioni schierare una mediana a livello delle prime 4-5 in italia.
I più:
Dai non scherziamo
I meno:
Ranocchia/Juan Jesus: alla fine il gol arriva su una distrazione del difensore italiano ma poteva arrivare su uno dei troppi errori del giovane brasiliano. In difesa meglio i Rolando, meno recuperi prodigiosi ma sempre pronti quando serve nel limite delle loro possibilità.
Alvarez: mai uno spunto, sa fare di più