Bauscia Cafè

Problemi tennici

Non sono sorpreso dalla sconfitta del San Paolo, né dalla direzione arbitrale chirurgicamente oscena del famigerato Tagliavento.
Sono piuttosto sorpreso dalla perpetua incapacità di mister Mazzarri di prevenire l’ovvio, di farsi seguire dai suoi nell’applicazione dei più basilari principi di gioco, di non porre correttivi ad un modulo che, se nella fase offensiva riesce a tratti persino ad offrire sprazzi di fluidità e buon gioco, oltre a numerose occasioni da rete, finisce con lo spezzare la squadra in due o tre tronconi, rendendola tristemente fragile ed esposta anche al banalissimo difesa e contropiede messo in piedi da Rafa Benitez domenica sera.

"Hola Walter.... ¡ Ya te tengo!"
“Hola Walter…. ¡ Ya te tengo!”
Fate attenzione: la mia non è una guerra contro Mazzarri. Non sono tra quelli che ne chiedono la testa, ma sono costretto a ricollegarmi alle promesse fatte ad inizio stagione: la scelta era ricaduta sul tecnico toscano per il suo pragmatismo, la lunga esperienza italiana, la capacità di spremere al massimo le risorse che ha. Belle parole, al momento contraddette dai fatti, che ci offrono un’Inter in netto calo di rendimento da almeno tre partite di campionato.
Ma non è una questione di risultati, o almeno non soltanto: può capitare di pareggiare una partita che meriteresti di vincere, o di incappare in una giornata no, o di soccombere alla vivacità di un Napoli sbarazzino in difesa ma molto efficace in avanti.
È il come a lasciarmi interdetto: senza coppe ritrovo spesso una squadra smarrita, dove la corsa è puro fondo e mai movimento sensato, e non riesco a convincermi del fatto che, per quanto questa rosa resti incompleta e qualitativamente inferiore alle dirette concorrenti, non sia possibile restituire all’undici titolare quella organizzazione vista in precedenza.
Le cose facili, le pedine al loro posto, magari un ritorno alla difesa a 4 o quantomeno un tentativo di modificare qualcosa: da un tecnico navigato mi aspetto (aspetterei) questo ed altro. Ha trasformato Jonathan, Alvarez e Rolando in giocatori di calcio, ma al tempo stesso si è ostinato ad utilizzare un modulo incapace di sfruttare quello che creiamo e altrettanto inadatto a contrastare le imbucate avversarie.
E non è una questione di mediocrità dei giocatori in campo: la mia brutta sensazione, al momento, è quella di un Mazzarri intrappolato tra il suo dogma e una volontà inespressa di cambiamento. Giusto chiedere l’intervento sul mercato (che dovrà esserci, e dovrà essere il più intelligente possibile, liquidità permettendo), ma sarebbe altrettanto gradito vedere un’Inter più accorta e meno vulnerabile.
Che siano una sola punta o due punte, mi rifiuto di credere che non fosse possibile proteggere un vantaggio minimo contro una compagine come la Sampdoria, ad esempio.
Mi accontenterei di vedere meno occasioni da rete (a patto di sfruttare quelle che capitano, e torniamo al discorso su quanta gente schierare in attacco), ma di osservare giocatori che rientrano dietro la linea delle palla, che pensano alla copertura, che occupano gli spazi limitando così quegli errori individuali che ormai sembrano un marchio di fabbrica dell’Inter attuale e che stanno colpendo perfino un pupillo del mister come Campagnaro.
Io non so cosa accadrà nel derby, né quali saranno gli acquisti e le cessioni.
Migliorare la rosa attuale non dovrebbe essere difficile: resta da capire se, come credo, si tenterà di soddisfare le esigenze di Mazzarri consentendogli di proseguire con la filosofia del 352 ma almeno a ruoli coperti o se invece si cercherà di sfruttare le occasioni di plusvalenza per poi andare a prendere promesse più o meno talentuose con le quali non so ancora se il mister avrà la pazienza e l’intenzione di lavorare.
Spero ci sia chiarezza ed unità di intenti. Spero soprattutto che già da domenica si possa tornare a vedere un’Inter “operaia”, pragmatica come sulla carta avrebbe dovuto essere il Walter di San Vincenzo, senza svolazzi ma con tante palle e la massima tensione.
Quella tensione che lo stesso Mazzarri non sembra più in grado di mantenere alta nell’arco dei 90 minuti: non esattamente un bel segnale, quando alleni una squadra che cerca di tornare grande. Attendo segnali di ripresa. Immediati.
Ci vediamo a San Siro!

NicolinoBerti

Coglione per vocazione, interista per osmosi inversa dal 1988 grazie a un incontro con Andy Brehme. Vorrei reincarnarmi in Walter Samuel, ma ho scelto Nicola Berti per la fig...ura da vero Bauscia.

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