Bauscia Cafè

Non c'è due senza tre?

Sì, lo so. Chiunque abbia letto il titolo avrà istintivamente portato le mani sui propri amati genitali; per le femmine di Bauscia invece, prevedo una vigorosa palpata di seno.
Tranquilli, non voglio gufare, prendo semplicemente atto di un inizio più che dignitoso da parte della Beneamata, nonostante le avversarie non fossero esattamente banchi di prova insormontabili: Catania però, nonostante le importanti partenze di Lodi, Barrientos e Gomez, rimane un “campaccio” per i nostri colori, al punto da tale da permettere a Pulvirenti di buttar lì un “battere l’Inter non avrebbe più nulla di clamoroso ormai” durante le interviste pre-partita.
Salutando il buon Antonino col segno delle tre dita di Hokuto, diamo un’occhiata alla bella vittoria di domenica: Mazzarri non mi piace, né mai mi piacerà, si sa; non perché sia una vedova di Stramaccioni, del quale non ho più scritto neanche mezza virgola dal giorno del suo addio, quanto perché c’è solo l’Inter e non i suoi allenatori, al netto di simpatie ed antipatie che lasciano il tempo che trovano. E’ però indubbio che a livello psicologico qualcosa stia cominciando a pagare e che essere ripartiti dall’abbiccì stia giovando anche ai tanti oggetti misteriosi delle recenti campagne acquisti.
Troppo presto per dire se si tratti di fuoco di paglia o di rivincita vera e propria, fatto sta che è un piacere vedere Alvarez sradicare palloni, ripartire di slancio, dribblare, alzare la testa, metterla dentro con classe; ed è una meraviglia vedere la versione super-deformed di Maicon là, sulla destra, il Divino Jonathan bistrattato da molti e adesso funambolico nel suo triplo passo a scherzare Monzon per un assist al bacio verso Palacio. E quante iniziative offensive!

Il Divino vi guarda. Sempre.
Il Divino vi guarda. Sempre.
Anche in questo caso il realismo di Mazzarri sembra stia dando i suoi frutti: con esterni tatticamente non irresistibili ma dalle spiccate doti offensive meglio provare a tenere impegnate le corsie avversarie piuttosto che attendere le loro offensive. Paradossalmente i problemi più seri stanno sorgendo sulla fascia opposta, con Pereira sul mercato ed inviso a Mazzarri, mentre Nagatomo nonostante le due reti in due partite continua a palesare inadeguatezze difensive da correggere al più presto, sopperite da un moto perpetuo comunque apprezzabile. Wallace si è visto pochissimo, ma se crossa come corre ci sarà da divertirsi.
Al mister toscano il pragmatismo non ha mai fatto difetto: pronti, via, 3511 in casa contro il Genoa, sofferenze minime, due golletti e tre punti che fanno morale. A Catania il copione si ripete, lo spessore dell’avversario è diverso, i pericoli aumentano ma alla fine di gol ne arrivano addirittura tre ed è ancora clean sheet per Handanovic (che ci ha messo del suo con almeno due parate degne del suo repertorio). I punti adesso sono sei, due vittorie consecutive che non nascondono i difetti e le mancanze di questa Inter ma che consentono almeno di guardare al derby d’Italia con la voglia di giocare un brutto scherzo a quel paraculo di Conte.
Le difficoltà ci sono eh, prova ne siano i quindici minuti iniziali caratterizzati da troppi errori in fase di possesso e da un paio di comiche difensive che hanno ricordato i momenti peggiori dell’ultima stagione (l’occasione di Leto, su tutte). Juan Jesus in particolare sembra soffrire ancora il modulo tattico e una condizione fisica non brillante, oltre a soggettive lacune tattiche che Campagnaro saprà risolvere a colpi di bestemmioni e denti digrignati.
A proposito dell’ex Napoli, è impressionante la sicurezza con la quale guida un reparto bisognoso di certezze: il vero colpo estivo è lui, e Ranocchia ringrazia sentitamente. Considerando che Kovacic è ancora lontano dalla forma migliore, un Guarin ancora troppo testardo e tatticamente disordinato, Taider a mezzo servizio e Milito da riscoprire, direi che la migliore Inter possibile sia ancora lontana ma che la famigerata “mano dell’allenatore” si intravede qua e là.
I risultati e l’approccio di tutti al momento danno ragione a Walter, i conti li faremo alla fine e la prossima giornata ci dirà qualcosina di più sul ruolo che potremo occupare in questo campionato: nessuno si fermerà sull’argine ad attendere il cadavere di Mazzarri e se le cose andranno per il verso giusto, con tutti i limiti di questa rosa, io sarò il primo ad esserne felice.
Perché, se non si fosse ancora capito, c’è solo l’Inter.

NicolinoBerti

Coglione per vocazione, interista per osmosi inversa dal 1988 grazie a un incontro con Andy Brehme. Vorrei reincarnarmi in Walter Samuel, ma ho scelto Nicola Berti per la fig...ura da vero Bauscia.

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