Bauscia Cafè

Inter-Milan 1-1

Marcatori: 21′ El Shaarawy, 26′ st Schelotto
Inter: 1 Handanovic; 4 Zanetti, 23 Ranocchia, 40 Juan Jesus, 55 Nagatomo (32′ st Chivu); 21 Gargano, 19 Cambiasso (23′ st Schelotto), 14 Guarin; 11 Alvarez (29′ st Kuzmanovic); 8 Palacio, 9 Cassano
Milan: 32 Abbiati; 20 Abate, 17 Zapata, 5 Mexes, 2 De Sciglio; 8 Nocerino, 18 Montolivo, 4 Muntari (45′ st Ambrosini); 10 Boateng (36′ Niang), 45 Balotelli, 92 El Shaarawy (42′ st Bojan)

Il calcio è pieno di frasi fatte, espressioni preparate, trite e ritrite che alla fine risultano spesso essere prive di significato. Una di queste è “partita spezzata in due”, che di solito vuol dire poco o nulla. Lascia intendere che le due squadre si sono divise il controllo del gioco, sì, ma non c’è mai un vero punto di rottura durante il match. Questo derby, invece, è stata la “partita spezzata in due” per eccellenza.

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Gioca con la formazione Stramaccioni, non tanto negli uomini (unico in campo un po’ a sorpresa Alvarez) quanto nello schieramento. In difesa a destra va Nagatomo e a sinistra Zanetti, il centrocampo è in linea con Guarin a destra e Alvarez a sinistra, in avanti l’uomo più avanzato è Cassano con Palacio alle sue spalle.
Qualcosa funziona, molto no: il primo tempo è un monologo rossonero. In mezzo al campo sembriamo tenere tutto sommato bene, ma è sugli esterni che niente va per il verso giusto. A destra Nagatomo resta praticamente a uomo su El Shaarawy (scelta tattica o errore individuale?) seguendolo anche quando il giovane attaccante si accentra e lasciando di conseguenza praterie per De Sciglio, quasi mai seguito fino in fondo da Guarin. A sinistra Boateng taglia spesso dietro i nostri mediani e nè Cambiasso nè Gargano riescono a seguirlo, con la conseguenza che Zanetti viene richiamato in mezzo lasciando a sua volta la fascia ad Abate, sul quale Alvarez ha problemi simili a quelli di Guarin dall’altro lato. Il risultato è un assalto rossonero, anche se paradossalmente il gol arriva per vie centrali: Boateng approfitta benissimo di una palla persa da Cassano e serve El Shaarawy, sul quale Nagatomo è leggermente in ritardo. Il 92 piazza un bellissimo esterno destro su cui Handanovic non può nulla. E sarà l’unica volta per fortuna: il dominio del Milan continua, dagli esterni (soprattutto da De Sciglio) piovono cross a getto continuo ed è solo grazie al portierone sloveno, che con Balotelli dà vita a una serie di parate  una più spettacolare e decisiva dell’altra, che il passivo non diventa enorme. Finisce così il primo tempo, e non sembra promettere niente di buono per l’Inter.
Nell’intervallo non ci sono cambi, ma inizia un piccolo show di Stramaccioni: i ragazzi entrano in campo con tutt’altro piglio, e lui inizia a metterci del suo. Tanto per cominciare con l’ovvio cambio di fascia tra Nagatomo e Zanetti, invocato da molti ma decisamente più complicato di quanto si possa pensare: la svolta non è dovuta infatti alla nuova posizione, quanto ai nuovi compiti dei centrocampisti e quindi dei due terzini, che restano a presidiare gli esterni senza farsi tirare in mezzo da Boateng e El Shaarawy. Guarin e Alvarez possono agire più da interni e sul raddoppio in fase difensiva, e la squadra ha un maggiore equilibrio e persino una maggiore pericolosità. Abbiati inizia a scaldare le mani con un intervento che ha del miracoloso su Guarin, liberato al centro da Palacio. Poi arrivano i cambi: Schelotto per Cambiasso dà maggiore compattezza in fase difensiva sulla fascia di El Shaarawy e, con lo spostamento di Guarin al centro, restituisce maggiore fluidità alla manovra. A tutti avremmo pensato per un gol nel derby ma non al Galgo, che dopo tre minuti dal suo ingresso sfrutta un cross dalla trequarti di Nagatomo e di testa, con una difesa rossonera in bambola, la mette alle spalle di Abbiati. Le sue lacrime a terra vicino alla bandierina sono uno dei momenti più belli di questa stagione, soprattutto nella partita in cui in campo c’era qualcuno che si era addirittura permesso di gettare a terra quella stessa maglia.

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Ottenuto il pareggio Stramaccioni sa di poter giocare sulla voglia del Milan di tornare in vantaggio, e con Kuzmanovic per Alvarez disegna una sorta di rombo fluido e molto dinamico, che alleggerisce il lavoro in fase difensiva degli attaccanti e smorza la costruzione del gioco rossonera. De Sciglio e Abate spariscono dal campo, e con loro Montolivo e tutti i rifornimenti per le punte: c’è il tempo solo per un tentativo di Niang da fuori, ma è l’Inter a essere più pericolosa e a chiudere in crescendo, con Abbiati chiamato agli straordinari per anticipare un colpo di testa di Schelotto in pieno recupero.
Cosa resta di un derby pareggiato così? Di certo non particolari esultanze, perchè non si può esultare per un pareggio. Di certo neanche sensazioni particolarmente rosee sullo stato di forma di questa squadra o sul gioco che è in grado di esprimere, in questo perenne stato di necessità.
Resta però innanzitutto un vantaggio consolidato negli scontri diretti, fondamentale in caso di arrivo a pari punti con certa gentaglia. Resta, soprattutto, la coscienza di una squadra che pur con tutti i suoi limiti e i problemi che sta incontrando è viva, sa lottare con il cuore e con la voglia di andare avanti il più possibile. Resta la sicurezza di un allenatore che mai come adesso sembra aver capito esattamente la sua dimensione e le sue possibilità, il suo ruolo e il suo futuro (“L’autocritica che faccio è la mia assoluta mancanza di esperienza, credo sia la più costruttiva. Sbaglio tanto, faccio tantissimi errori ad ogni partita e cerco di comprenderli, imparo alla velocità della luce per crescere insieme a questa Inter“) e non è solo un caso che questa nuova e serena consapevolezza sia arrivata proprio dopo le conferme “senza se e senza ma” e i colloqui avuti con Moratti nelle ultime due settimane. Resta un presente non esaltante, sicuramente, ma un futuro non così nero.
Resta la sensazione che, nella serata in cui segna Schelotto, con Rocchi e Jonathan in campo li avremmo asfaltati.
Resta l’assenza di cori razzisti nei confronti di Balotelli, per fortuna.
Restano i gestacci rivolti dallo stesso Balotelli alla Curva Nord: prima un dito davanti alla bocca nel tentativo di zittirli, poi una mano in mezzo alle gambe nel più volgare degli insulti da stadio. Ah no, quelli non restano: pare siano stati cancellati da tutte le televisioni e da tutti i media. Che strano, eh?
Mai che ci sia una Balo-cam, quando serve.

Nk³

Il calcio è uno sport stupido, l’Inter è l’unico motivo per seguirlo. Fermamente convinto che mai nessun uomo abbia giocato a calcio come Ronaldo (ma anche Dalmat non scherzava). Vedovo di Ibrahimovic, ma con un Mourinho in panchina persino i Pandev e gli Sneijder possono sembrare campioni. Dategli un mojito e vi solleverà il mondo.

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