Bauscia Cafè

Mister, così no

No, non è un bel post quello che sto per scrivere. E probabilmente verrà frainteso, ma pazienza.
E’ un post figlio dell’ultima settimana più che degli ultimi due mesi, seppure siano stati due mesi d’inferno per l’Inter in trasferta: mai più una vittoria dopo aver fatto terra bruciata dello Juventus Stadium e prestazioni generalmente rivedibili, fino ad arrivare alla pesante sconfitta di Udine. E’ stata analizzata in tutti i modi quella sconfitta e non sarò certo io, in un post a tre giorni di distanza, a stravolgere la visione del mondo su quei 90 minuti. Tanto più che quello che ho visto io sembra essere molto molto simile a quello che ha visto Stramaccioni, per come lo ha descritto subito dopo la partita: un’Inter che, seppure raffazzonata e tra mille assenti, fino al 65′ è andata a Udine a fare la partita e meritare abbondantemente il vantaggio, con 4-5 nitidissime palle gol non trasformate. Poi il gol, l’espulsione di Juan Jesus e il crollo totale, che non si doveva e non si dovrà mai più verificare. In questa descrizione qui, come dicevo, sono perfettamente d’accordo con Stramaccioni.

Quello che francamente mi è piaciuto meno delle parole del mister è il resto delle sue dichiarazioni. Quella parte in cui parla del contatto fra Domizzi e Palacio indicando quello come il punto di svolta della partita, visto che una decisione diversa di Giannoccaro avrebbe senz’altro cambiato l’andamento del match. “Lì dai rigore ed espulsione e cambia la partita“, dice Strama. Sì, certo, ovviamente un rigore e un cartellino rosso stravolgono completamente una partita. Anche un rigore che non c’è. Per carità, Domizzi poggia la mano sulla spalla di Palacio e forse addirittura lo sbilancia (personalmente ne dubito, ma questo lo sanno solo loro due) ma parliamoci chiaro: avessero dato un rigore così contro di noi, avremmo urlato allo scandalo. Giustamente, fra l’altro. Ma senza entrare nel merito dell’episodio, mi chiedo: era proprio necessario?
Arriviamo da un periodo molto duro -dal punto di vista dei risultati più che del gioco- e ho sempre apprezzato tantissimo il low profile scelto da Stramaccioni nei confronti degli arbitri, anche davanti a decisioni ben più scandalose di quella di domenica. Guardavo con un sogghigno Massimo Mauro contorcersi davanti al suo silenzio e al suo “patto” di non parlare dei direttori di gara. Eppure di motivi ce ne sarebbero stati.
Io capisco che il continuo accumularsi dei soliti comportamenti alla lunga finisca per stancare, ma so anche che ci sono tante persone, intorno al mister, che possono e devono aiutarlo a gestire queste situazioni. Anche perchè era un episodio del primo tempo e tutti, nello spogliatoio, dovevano averne ben chiara la portata. Così come so che Andrea Stramaccioni ha l’intelligenza e la capacità, anche se ancora forse non la freddezza, per muoversi nel migliore dei modi davanti ai microfoni. Sia ben chiaro, quindi, che questa non vuole essere una mera critica alle parole di Stramaccioni -anche se mi rendo conto che fino ad ora potrebbe sembrarlo- nè tantomeno una sorta di “guida” su cosa deve o non deve dire e fare in quanto allenatore dell’Inter. Figuriamoci.
Il punto è un altro, e riguarda più da vicino noi tifosi. Come scriveva Rudi sul suo blog domenica, con toni forse un po’ duri: “E’ l’ultimo dei colpevoli, ma una cosa però ce la deve: non rendersi ridicolo“. Il discorso è che noi tifosi non meritiamo tante, troppe delle cose che si stanno verificando in questi giorni. Abbiamo dimostrato nel tempo -e la storia parla per tutti noi, tifosi nerazzurri- di essere ben diversi da altre tifoserie sparse per l’Italia. Non abbiamo bisogno di sentire balle, non abbiamo bisogno di giornali che ci raccontano di uno scambio tra Cristiano Ronaldo e Palladino nè di presidenti che pompano a dismisura il numero degli scudetti vinti o che passano nottate in bianco per perfezionare l’autografo da far cucire sulla maglietta. Siamo interisti, siamo diversi.
Non abbiamo bisogno, fra le altre cose, di battaglie contro nemici inesistenti e non ci beviamo balle.
Punto primo: Palacio ha simulato. Diciamocelo chiaramente e diciamolo chiaramente a Rodrigo, soprattutto, che non è nella squadra adatta per tenere questo tipo di comportamenti per mille motivi. Primo fra tutti perchè noi non siamo quella roba là, e non solo a parole.
Punto secondo: nell’Inter in questo periodo stanno venendo a galla tutti -ma proprio tutti- i limiti che conoscevamo da tempo. E tutti insieme. Le difficoltà a fare gol, la mancanza di filtro a centrocampo, la mancanza di un regista, un esterno e molti ricambi, mille infortuni e via elencando. Non è un mistero, non è un segreto, non è neanche una vergogna: possiamo dircelo chiaramente. Siamo stati anche poco fortunati con gli arbitri, certo, nessuno lo nega: ma non sembra questo, al momento, il problema principale.
Va bene tutto, sono tutti problemi che conosciamo da tempo e siamo pronti ad affrontarli serenamente e compatibilmente con quelle che sono le possibilità della società. Senza problemi, ma senza neanche prenderci in giro. E’ verissimo: ad un certo punto nel corso della stagione ci siamo trovati molto in alto e parlavamo di grandi obiettivi. E’ altrettanto vero però che quegli obiettivi non erano nella testa di nessuno ad agosto e non sono, oggettivamente, alla portata di questa Inter. Siamo nell’anno 1 di una nuova era, un’era che parte dalla necessità di contenere i costi, che passerà dal nuovo stadio e ci porterà ad una squadra completamente nuova, rivoluzionata rispetto all’attuale. Lo sappiamo tutti e sappiamo benissimo che gli alti e i bassi fanno parte di questo corso, che ne fanno parte le sconfitte e i periodi bui, che ne fa parte un mercato low profile. Sappiamo tutto e restiamo al fianco dell’Inter, perchè è semplicemente inevitabile.
Ma non prendeteci in giro, non rendetevi ridicoli e non trattateci come tifosi dell’Italia che retrocede.
Restiamo al fianco dell’Inter perchè è l’unica cosa che vogliamo e sappiamo fare.
Che anche l’Inter resti al nostro fianco.

Nk³

Il calcio è uno sport stupido, l’Inter è l’unico motivo per seguirlo. Fermamente convinto che mai nessun uomo abbia giocato a calcio come Ronaldo (ma anche Dalmat non scherzava). Vedovo di Ibrahimovic, ma con un Mourinho in panchina persino i Pandev e gli Sneijder possono sembrare campioni. Dategli un mojito e vi solleverà il mondo.

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