Bauscia Cafè

Palle per aria

Oggi per Boateng si sprecano le lodi e gli aggettivi. “Un bel gesto soprattutto per i bambini”, “uno schiaffo agli incivili”. C’è chi è arrivato addirittura a definirlo “un rivoluzionario”. Questo signore, lautamente pagato anche per saper sopportare ogni tipo di pressioni e tensioni, si è permesso di interrompere una partita a suo piacimento, quando si era stancato, dimostrandosi incivile almeno quanto i beceri che lo vessavano con stupide grida. E, come premio, il coro unanime dei media lo esalta a paladino della giustizia.

Tre anni fa, Balotelli uscì dal campo applaudendo ironicamente i tifosi del Chievo che gli rivolgevano cori razzisti: fu MULTATO da Tosel. Quattro anni fa, sempre Balotelli zittì col dito la curva romanista che lo aveva insultato per tutta la partita: se ne parlò per mesi, Mario fu definito “un delinquente”, “figlio di quest’epoca senza ideali”, e tutti gli stadi di serie A presero ad intonare cori ingiuriosi nei suoi confronti. Vi immaginate cosa sarebbe successo se Balotelli, in una di queste partite, avesse fatto quel che ha fatto ieri Boateng?

Appare chiaro come in questo paese, nel paese che in queste ore si indigna e fa la morale, ci siano negri di serie A e negri di serie B. Negri che possono interrompere la partita, ed altri che devono stare zitti, sennò ne buscano pure.
Ed appare chiaro anche che, se si è giunti al punto di incensare in tal modo quello che è, comunque lo si voglia leggere, un gesto prepotente, si giungerà a giustificare qualsiasi cosa, a rendere le partite ostaggio degli orgogli feriti dei giocatori.

Conte è insultato a gran voce da uno stadio intero ogni volta che mette piede a Firenze. La stessa cosa accadeva, per dire i primi che mi vengono in mente, anche a Lippi e Materazzi, in buona parte degli stadi d’Italia. Per non parlare di quel che succede a Zeman quando incontra la Juventus, la cui tifoseria non più tardi dello scorso ottobre gli ha riservato novanta minuti di improperi di tutti i tipi (per chi si fosse dimenticato, è tutto qui). Ogni giocatore che cambia maglia e torna nello stadio della sua ex squadra deve sopportare insulti ben peggiori di qualsiasi “UH-UH!”. Ma non ricordo scene di qualcuno di questi che prende il pallone durante la partita e lo spara per aria, come ai giardini quando ti prendono in giro.

Quindi, che facciamo? Vogliamo porre gli insulti razzisti su un livello “superiore” agli altri? La trovo una cosa senza senso.
Perché? Perché punire alcuni tipi di insulti invece di altri sarebbe come dire che ci sono insulti che “si possono fare” ed altri che sono “vietati”. E’ questa la cosa senza senso. Una persona che viene gravemente insultata si sente sempre nello stesso modo, ossia offesa, ferita, a prescindere dalla natura dell’insulto. Il giocatore nero deriso da ululati si sentirà umiliato allo stesso modo del giocatore bianco a cui viene insultata, per fare un esempio ricorrente, la madre defunta. Anzi, in casi come quest’ultimo, l’offesa – per quanto mi riguarda – è da considerarsi ben più grave di qualche (ovviamente deprecabile) mugugno, pur non avendo contenuto razziale.

Quindi, per quale motivo gli insulti razzisti dovrebbero stare su un “rango” superiore? Chi lo ha deciso? Secondo quale principio?
E cosa accadrebbe se, dopo che le offese razziste fossero definitivamente bandite, un giocatore X che durante una partita sentisse (per esempio) pesantemente offesi i propri familiari decidesse di tirare una pallonata in aria ed andarsene indignato come ha fatto Boateng? Quali provvedimenti dovrebbero essere presi?

Comunque sia, a prescindere da tutto questo, se davvero si vuol dichiarare guerra a queste situazioni, se davvero si vuol dire basta al razzismo negli stadi…che lo si faccia, allora. Si mettano delle regole chiare, invece di ignorare bellamente il problema per stagioni intere e poi indignarsi tutti insieme in un giorno di gennaio dopo una inutile amichevole.

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