Bauscia Cafè

La perfezione Bauscia

Sono diventato appassionato di calcio e tifoso dell’Inter in una lontana domenica del 1929. Avevo poco più di sette anni e la sera, come tutte le domeniche, vennero a casa nostra gli zii Pasquale e Antonietta Bussola. Lo Zio Pasquale, avvocato come mio padre, era socio vitalizio dell’Inter e, avendo l’Inter battuto quel pomeriggio il Milan sul campo di via Goldoni, arrivò a casa nostra con un vassoio di paste Alemagna comprate nel negozio di via Orefici, dicendo che non si poteva non festeggiare una vittoria così importante. Ci furono dei brindisi ai quali partecipai, ma quando chiesi qualche notizia sul Milan mi fu risposto che era meglio non parlare di certa gente non degna della nostra attenzione. Capii insomma che i milanisti erano degli essere incolpevoli ma decisamente di altra categoria, diciamo pure di serie B rispetto agli altri cittadini.

Giuseppe “Peppino” Prisco

Non è facile parlare del più grande tifoso interista di sempre, ma se siamo Bauscia Cafè, dobbiamo almeno provarci. Quest’anno avrebbe compiuto 91 anni, proprio due giorni fa e invece se n’è andato dopo averne compiuti 80, vissuti in maniera strepitosa. Tra la guerra, gli Alpini, la professione di Avvocato, la famiglia, una indissolubile linea neroblu che lo ha guidato per tutta la vita: l’amore genuino e bauscia per l’Inter.
È incredibile come il mondo vada avanti correndo come un pazzo, mentre  per Peppino no, per lui si è fermato il tempo. Il fatto che fisicamente non sia più con noi è di poca importanza, i suoi insegnamenti ci saranno sempre preziosi e ci mostreranno sempre la strada giusta da percorrere. Peppino Prisco non se n’è mai andato, è sempre con noi e ad ogni partita lo salutiamo con un applauso fortissimo che è come un abbraccio.

Il Milan? Ho forti timori che quest’anno rimarrà in Serie A.
Io vengo da una famiglia più o meno come quella descritta da Prisco, parlare di Juventus era proibito, parlare di Milan era permesso solo per sfotterlo. Avrò avuto 6 anni, quando in occasione di un pranzo di Natale mio cugino mi prese per mano, mi portò in giardino e molto seriamente iniziò a parlarmi del Milan e del fatto che avrei dovuto tifare il Milan. Io a lui credevo ciecamente, era il fratello che non avevo, ma quella volta no, iniziai dapprima a sentire le guance diventare rossissime e poi scoppiai a piangere correndo da mia madre e singhiozzando le chiesi “Mamma, mamma, dice che devo tenere il Milan. Non devo vero?”. Non so cosa gli disse mia madre, ma non ci riprovò più. No, non dovevo, mia madre non lo avrebbe mai permesso.
E poi quando penso a Peppino Prisco penso alle domeniche in famiglia, penso ai 15 minuti finali delle partite in cui a San Siro si aprivano i cancelli e quando era mia nonna a portarmi, sotto la tribuna blu dietro la porta, mi indicava la Curva Nord e mi diceva che “il zio” era lì che sventolava il bandierone che gli aveva cucito lei e poi mi indicava la tribuna autorità “Sai chi si siede lì per vedere la partita? L’Avvocato Prisco”.
Questo è sempre stato Peppino Prisco, uno  di famiglia. Un esempio di tifo corretto e allo stesso tempo integralista Io sono contro ogni forma di razzismo, ma mia figlia in sposa a un giocatore del Milan non la darei mai. Per questo è sempre stato amato e rispettato da tutti, perché dosava sincerità e ironia in maniera irresistibile per cui anche gli avversari era impossibile non sorridere.
Ciao Peppino, ci manchi, ma sei sempre qui con noi. Mi raccomando facci un goal dei tuoi.

Miss Green⁵

Sono nata e cresciuta all’ombra dello stadio, nel piazzale ho imparato ad andare in bici e in motorino. Da piccola dicevo che Malgioglio era mio padre, si somigliavano molto.

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