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Perché confermare Stramaccioni

Alla vigilia del derby (scudetto per i cugini, dei rimpianti per noi) tiene banco il discorso sulla riconferma o meno del baby-tecnico Stramaccioni. Sono in molti a credere che, più che la manciata di partite già giocate (con risultati più che buoni, anche se non eccezionali) sarà proprio la stracittadina a decidere il futuro del mister. Impossibile rivederlo a settembre sulla nostra panchina in caso di clamorosa debacle contro i rossoneri, più probabile un prolungamento del rapporto di lavoro in seguito ad un successo domenica sera.
Sono molti i tifosi che vorrebbero vedere il tecnico romano alle prese con una stagione gestita sin dall’inizio, con una preparazione sua e con una campagna acquisti basata sulle sue direttive (nei limiti del possibile, causa FPF e abilità di alcuni dirigenti). In effetti Strama sembra ben ambientatosi in un ambiente che per sua stessa ammissione (sarà vero?) riteneva distante anni luce dalle sue possibilità e dalle sue capacità solamente qualche mese fa. La squadra risponde bene alle sue indicazioni, seppur non celando limiti anagrafici e strutturali che ahimè non dipendono dal tecnico, qualunque esso sia, ma da una scriteriata gestione del capitale umano da anni a questa parte. I giocatori seguono il mister in toto, se escludiamo alcuni casi specifici che non dovrebbero ripresentarsi ai prossimi nastri di partenza (sicuramente Forlan, molto probabilmente anche il Pazzo). Il ragazzo è sveglio, capace, paraculo (nel senso più positivo del termine) davanti ai cronisti, trasmette positività, entusiasmo, freschezza, e determinazione. Tutte doti (soprattutto l’ultima) che non ci appartenevano da un paio d’anni. Da un punto di vista finanziario è ovvio che lo stipendio del “neo tecnico da giugno” Stramaccioni sarà una frazione di quello che chiederebbero altri santoni o presunti tali della panchina (Spalletti, Bielsa, Prandelli, Blanc, AVB), così come la società si potrebbe permettere un altro anno al risparmio, rispetto alle ovvie richieste dei tecnici più blasonati durante la prossima campagna acquisti (non che in questi anni si sia speso poco in verità). Richieste che, per quel che sappiamo, non è così scontato (anzi…) possano essere poi esaudite.

Sarebbe bello vedere una società unita e convinta in una direzione ben determinata, capace di supportare al meglio, nei fatti ma anche nelle parole, un tecnico che ha il suo punto di forza nella sua fragilità mediatica, spingendo così l’Inter tutta (presidente, giocatori, direttori, tifosi) ad unirsi, a non avere fretta di mostrare chissà cosa subito, ma a ragionare bene sul come crescere gradualmente, sul come inserire pian piano giovani ragazzi e salutare con una stretta di mano vecchi baroni dagli stipendi plurimiliardari. Una società insomma, gestita come vediamo in Germania nel Dortmund, o in Francia nel Montpellier, con in più un blasone unico e straordinario, quello proprio dei colori nerazzurri, che eleverebbero il tutto ad una dimensione superiore e di molto a quella delle citate squadre straniere.
Invece.
Invece Stramaccioni parla di “un futuro già scritto”, lascia intravedere un futuro prossimo lontano da Milano (emblematica la sua frase nella recente intervista della rosea: “comunque vada, in Primavera non tornerò” il senso, sinonimo di altre offerte già sul piatto, ad intuito personale Fiorentina o Genoa, anche se clamoroso potrebbe essere un ritorno nella Capitale), Branca ha iniziato il suo giochetto del “dico non dico” alla Galliani (con risultati ben diversi, of course), Moratti non si sbilancia, i giocatori parlano di un tecnico che “si, può restare” (come se fossero loro a dover prendere una decisione in tal senso), dalla Spagna rimbalzano voci di un AVB già bloccato per la prossima stagione (se andiamo a sfogliare velocemente le classifiche dei principali campionati europei, le destinazioni più probabili per il giovane lusitano sembrano anche qui essere Roma e Inter, a meno di un improbabile ritorno al Porto).
La situazione quindi, a voler fare i maliziosi, sembra essere già definita, e lascia intravedere un arrivederci tra noi e Strama. In favore di chi, non è dato sapere ad oggi. Personalmente nulla contro Villas-Boas (anzi, tutt’altro), ma l’idea di pagarlo svariati milioni di euro l’anno per un 4-3-3 stra-offensivo (in Italia, dove metà delle squadre si chiude a riccio per ripartire in contropiede…), con alla mediana gente di corsa come Stankovic e Cambiasso ed una campagna acquisti con fiori all’occhiello come il riscatto di Guarin, l’arrivo di Destro e il ritorno di Cou sinceramente, sarebbero davvero difficili da digerire.

Vujen

Classe '85, marchigiano, interista da tre generazioni. Appassionato di fotografia, Balcani e cose inutili ma costosissime. I suoi pupilli sono Walter Samuel e l'indimenticabile Youri Djorkaeff. Lautaro più altri 10.

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