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Di Branca, Oriali e della comune parte del torto

Insomma, voglio dire: non è che in ogni situazione bisogna necessariamente schierarsi da una parte o dall’altra, no? Capitano anche dei casi -rari, ma capitano- in cui entrambe le parti abbiano torto marcio. E allora che fai? Ti schieri per simpatia sulla convenienza del momento o, meglio, te ne resti in disparte.
Questa storia di Branca e Oriali per esempio…ecco, non dispiace a nessuno se non faccio un endorsement, vero?
I FATTI – Da anni era un sussurro, un “si dice”…o meglio, una di quelle cose che tutti sanno ma nessuno mette in evidenza. Ora possiamo scriverlo: Branca e Oriali non sono mai andati troppo d’accordo. Anzi, non si sono proprio mai sopportati. Al punto che la “cacciata” di Oriali è stata -secondo alcuni- orchestrata dallo stesso Branca.

"Una trattativa che ha portato avanti il Presidente"
Siamo nell’estate 2010: Josè Mourinho se n’è appena andato e in società si sta decidendo il da farsi, convinti di poter dominare ancora in lungo e in largo in Italia. Il post-triplete è il periodo migliore di Marco Branca in nerazzurro, visto che il mercato precedente porta chiara la sua firma: sua è stata la prontezza necessaria per arrivare a Lucio, suo è stato il supporto nella trattativa-fiume che ha portato a Milano Thiago Motta e soprattutto Diego Milito, l’uomo dei 4 gol in 3 finali. Proprio in quei giorni, nell’estate 2010, nasce un piccolo piacevolissimo problema in Società, quando si scopre che il settore giovanile dei Balotelli e dei Santon è utile anche per formare giovani preparatissimi dirigenti: Piero Ausilio è infatti conteso da mezza Serie A, con la Lazio in testa. Ma perdere l’astro nascente dei Direttori Sportivi italiani sarebbe stato uno scempio, soprattutto in un momento come quello. E proprio lì Marco Branca ha saputo sfruttare la sua influenza per convincere Moratti a una piccola rivoluzione societaria: dare ad Oriali il ruolo di vicepresidente e ripartire quelli che fino ad allora erano stati i suoi compiti tra lo stesso Ausilio, per la parte riguardante il mercato, e il nuovo arrivato Amedeo Carboni, che si sarebbe dovuto occupare di tenere i rapporti tra la squadra del suo amico Benitez e la Società. Soluzione bizzarra, se si pensa che un ruolo così delicato dovrebbe ricoprirlo un uomo di fiducia della Società piuttosto che dell’allenatore, ma tant’è: non era lì che sarebbero nati i problemi. I problemi sarebbero nati dal rifiuto di Oriali a questa “promozione”: lui si sentiva un uomo di campo, il suo lavoro era un altro e, cordialmente ma fermamente, rifiutò la proposta di Moratti e decise di andare per la sua strada.
Senza strascichi però, almeno in un primo momento: tant’è che i rapporti fra il Piper e Moratti sono rimasti ottimi e ancora oggi -l’ultima volta due settimane fa- il Presidente parla con Oriali per avere consigli e indicazioni sulle scelte da prendere in questo momento difficile.
LE PAROLE DI ORIALI – Senza strascichi in un primo momento, dicevo. Perchè oggi all’improvviso, vuoi i pessimi risultati dell’Inter o vuoi il contratto di Mediaset, il buon Lele ha deciso che è arrivato il momento di togliersi un po’ di sassolini dalla scarpa, come un Benitez o un Gasperini qualsiasi. E giù critiche più o meno velate, da un po’ di tempo a questa parte, tutte irrimediabilmente indirizzate all’operato del Direttore dell’Area Tecnica. Un continuo detto/non detto, una continua serie di allusioni e frecciatine tali che, dopo l’esplosione di Branca, hanno consentito a Oriali di parlare ipocritamente di “critiche espresse da un tifoso nei confronti della squadra“, con l’immancabile “Branca, con tutti problemi che ha l’Inter, e che lui ha contribuito a creare, farebbe meglio a pensare a quello piuttosto che parlare di me.
Curioso, detto da uno che ha passato l’ultimo decennio da interista a combattere contro un certo giornalismo che questi problemi contribuisce a crearli, contro un certo giornalismo che questi problemi li amplifica, contro un certo giornalismo che sedeva su quelle che oggi sono le sue poltroncine.
La risposta piccata di Branca, però, ha permesso ad Oriali di liberarsi finalmente dei suoi pensieri. O forse di portare a termine la fase tre del piano: provocazione-risposta-affondo. E’ così che funziona, no? E allora giù a ruota libera:

“Penso che, così come è stato giusto dargli dei meriti quando l’Inter ha fatto bene, anche se, che gli piaccia o no, non era solo, ora la realtà dei fatti dice che da due anni sta lavorando da solo e i risultati sono quelli che vedete. È stato contestato il presidente e secondo me non ha molte responsabilità, perché le risorse economiche le ha fornite ed evidentemente non sono state spese bene. Branca deve accettare le critiche e non pensare a rispondere a me, con i problemi che ci sono: forse invidiava un po’ il mio rapporto anche con gli allenatori, da Mancini a Mourinho. Ha anche detto che non ero nemmeno un dirigente dell’Inter: al contrario, ero nel censimento, firmavo documenti e andavo in panchina, dove ci vanno i dirigenti, non i tifosi. Non so perché sia uscito con queste dichiarazioni, perché lui stesso sa che molte trattative le abbiamo condotto assieme, fino alla cessione di Ibrahimovic al Barcellona, che ha portato avanti il Presidente, anche molto bene. Ma la cosa che mi preoccupa di più è che Branca ha detto che sta già lavorando per il prossimo anno: se fosse vero spero che stia lavorando per il futuro di un’altra squadra, non dell’Inter”

Toh, c’è anche spazio per la battutona finale. Come se, fra l’altro, il suo passato alla guida del calciomercato nerazzurro fosse fatto solo di Maicon e Cambiasso e non anche di Brocchi e Vampeta. Ma tant’è.
LE PAROLE DI BRANCA – Di certo Oriali in tutti questi anni ha imparato a conoscere Branca, e sapeva benissimo che le frecciatine non sarebbero cadute nel vuoto. Prima o poi una risposta dall’ego del Direttore doveva arrivare. Anzi, più che una risposta una bomba.

“No, non devo rispondere, perché anche quando era qua, non si è mai occupato di mercato se non nei primi due anni della mia gestione, non conosceva le cose della società come le conoscevo io, come le conosceva il mio Presidente. Non scappo mai di fronte alle responsabilità, me le prendo, se a qualcuno fa piacere. Comunque la spiegazione di questa stagione verrà fatta, la farò, magari addirittura in conferenza stampa alla fine della stagione, anche perché ho sentito dire cose giuste, ma anche inesattezze, di base, o cose che potevano sembrare, o sono, di parte. Stiamo già lavorando da tempo su quello che può essere il nostro futuro, in questo momento però siamo ovviamente anche molto concentrati sul finale di stagione. A me piace stare vicino alla mia squadra, i nostri tifosi devono fare la stessa cosa, perché siamo a 8 punti dal terzo posto, abbiamo squadre vicino e ci sono partite decisive. Pensiamo a lavorare bene, poi per le spiegazioni ci sarà tempo.”


Dai, su, siamo onesti: ma sentita una tale valanga di giri a vuoto uscire dalla bocca di Branca, che pure ha il pregio -quelle poche volte che rilascia interviste- di risultare efficace e definitivo. Stavolta invece spara a salve, sarà perchè Oriali -che, appunto, lo conosce- lo ha colpito nel vivo.
Quel “non conosceva le cose come le conoscevamo io e il mio Presidente” sa molto di nascondersi dietro la gonna della maestra se non, addirittura, di rinfacciare una posizione di forza ottenuta ai danni di Lele nel modo descritto sopra. Le promesse di conferenze stampa rivelatrici vengono fuori direttamente dalla migliore tradizione bianconera, già sapendo che nessuno si ricorderà di queste parole a giugno (ci sorprenda, Direttore: la faccia davvero una conferenza stampa e racconti davvero tutta la verità. Che sia la verità, però). Il fatto che si stia lavorando al futuro suona quantomeno strano, per chi in questi giorni vede accostati all’Inter una decina di allenatori diversi e tutti con la stessa credibilità.
Soprattutto, quel “mi prendo le mie responsabilità se a qualcuno fa piacere” è agghiacciante. Perchè se è mancata qualcosa all’Inter quest’anno è stata proprio l’assenza di qualcuno, di chiunque, dal più alto dei vertici all’ultimo degli stagisti, che si sia preso le sue responsabilità. E ora Branca la butta lì quasi come se fosse un piacere, un contentino da rinfacciare al “nemico” quasi per sottolineare una volta di più una presunta superiorità morale che in questa stagione, in squadra e Società, proprio non si è vista. Ecco, Direttore: non sappiamo se farà piacere ad Oriali, ma a noi -fra un Presidente che si fa intervistare dopo le vittorie e abbandona la tribuna durante le sconfitte e una vecchia guarda che reclama il posto in campo fra lacrime e dichiarazioni alla “a noi nessuno ha mai regalato niente”- ecco, dicevo, a noi sì: vedere qualcuno che si prende le proprie responsabilità farebbe proprio piacere.
Anzichè perdere tempo a rispondere alle provocazioni di chi -prendiamone atto- preferisce gettare benzina sul fuoco delle polemiche anzichè preservare un’Inter che si ostina a definire “sua”, sarebbe carino -nei confronti dell’Inter, prima ancora che nostri- dedicarsi a risolvere una situazione che in soli due anni è diventata da gloriosa a imbarazzante. Anche perchè non dobbiamo dimenticare un particolare: che fra i due litiganti, quello stipendiato dalla Società è Marco Branca. E questo non è un privilegio da sbattere in faccia a chi quella Società è stato costretto a lasciarla ma è, semmai, un ulteriore obbligo che grava sulle spalle di chi non può -e non deve- permettersi di trascinare l’Inter in queste gattare private.
UN CAMBIO IN SOCIETA’? – Insomma, l’ho detto all’inizio: io non sto dalla parte di nessuno. Io sto dalla parte dell’Inter. E la cosa che mi fa più rabbia in questo momento è vedere l’Inter trattata come oggetto del contendere da due persone che -è evidente- si stanno giocando o pensano di giocarsi un futuro in Società.
Futuro che oggi -20 marzo- sembrerebbe abbastanza improbabile per Oriali, ma futuro che può riservare mille e una sorprese. Perchè Branca oggi è ancora saldamente al timone, ma fra Corvino, Lo Monaco, Marino, lo stesso Oriali e il patricida Ausilio le possibili alternative si sprecano, soprattutto con un Moratti che -mai come oggi- sembrerebbe aver deciso di prendere in mano personalmente la situazione, per tirare fuori l’Inter dalle sabbie mobili in cui si è cacciata.
Mille condizionali d’obbligo, in un momento in cui -al contrario di quanto affermato da Branca- di persone che stiano lavorando con costanza, continuità e concretezza al futuro dell’Inter non sembrano essercene poi troppe.
CHI HA RAGIONE – Già, ma tornando alla diatriba iniziale: chi ha ragione? Facile prendere le parti di Oriali in un momento come questo in cui niente gira per il verso giusto, in cui diventa persino banale rinfacciare a Branca gli arrivi di Zarate e Palombo, il Guarin eternamente infortunato, Forlan fuori dalla lista Champions e altri orrori che hanno caratterizzato questa stagione. Facile prendere le parti di Oriali quando dall’altra parte lo stesso Branca si esprime nel modo che abbiamo appena visto. Facile, ma sbagliato.
Perchè qui non ha ragione nessuno. Perchè da una parte c’è una persona che nutre comprensibilmente rancore ma non è certo esente da errori nè ha un passato immacolato, dall’altra un dirigente tutt’ora tesserato dall’Inter e che, se ha sulle spalle le colpe di questa stagione, porta con sè anche le vittorie del recentissimo passato. In mezzo, però, c’è l’Inter.
Un’Inter che innanzitutto non merita di essere messa in mezzo per risolvere le beghe personali di queste due primedonne. Ma un’Inter che, soprattutto, dovrebbe essere da questi tutelata.
Tutelata, Oriali: non utilizzata per spalarci sopra un po’ di merda dalle comode poltroncine di una tv di regime, quella stessa contro la quale combattevi tutti i giorni insieme ai tuoi amici Mancini e Mourinho.
Tutelata, Branca: non utilizzata come scudo per farti bello, per rinfacciare le tue vittorie personali ai danni del tuo ancor più personale nemico.
Ecco Lele, Marco, fate una bella cosa: risolvetevela da soli, e lasciate fuori l’Inter.
L’Inter ha altro a cui pensare.
Ripassate quando lo avrete ben presente.

Nk³

Il calcio è uno sport stupido, l’Inter è l’unico motivo per seguirlo. Fermamente convinto che mai nessun uomo abbia giocato a calcio come Ronaldo (ma anche Dalmat non scherzava). Vedovo di Ibrahimovic, ma con un Mourinho in panchina persino i Pandev e gli Sneijder possono sembrare campioni. Dategli un mojito e vi solleverà il mondo.

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