Bauscia Cafè

Cuchu, maledetto Cuchu

“Cuchu, maledetto Cuchu, ti ci porto io all’INPS”. Con questa esclamazione uno degli avventori abituali dell’Old Camillo’s Pub salutava, qualche mese fa a dire il vero, una prestazione non proprio brillantissima di quello che per molti anni è stato un pilastro del nostro centrocampo. Un punto di riferimento assoluto nell’Inter del Triplete. Uno per cui José Mourinho si è sempre espresso in termini entusiastici. Uno che nei giorni del “rumore di nemici” si è messo in prima fila a difendere l’Inter e a ribattere colpo su colpo a certi giornalisti. Uno che ha dato tutto.
Oggi Cambiasso e le sue lacrime non sono altro che l’ennesimo argomento su cui i tifosi Interisti possono litigare tra loro. Chi lo paragona a Maldini, fischiato dai suoi tifosi durante la partita di addio. Chi ne esalta lo spirito di sacrificio elevandolo ad una sorta di martire per la causa nerazzurra. Chi ancora lo porta ad esempio del comportamento becero di certi tifosi.
Io non ho mai creduto ai complotti. Non credo alla gang dell’asado. Non credo che gli ultimi sei allenatori dell’Inter lo abbiano sempre mandato in campo sotto ricatto. Tantomeno credo che sia il colpevole dello stato pietoso in cui versa la Squadra, di chi siano le responsabilità a mio parere è cosa che ho già espresso in mille occasioni e non ho nemmeno più voglia di ripetermi.
Vi dirò un’altra cosa a cui non credo: non credo alla lacrimevole compassione e allo sdegno ad orologeria di tanti imbrattacarte (o dilapidatori di bit, se volete), che improvvisamente si ergono a difesa della causa stanca di Esteban Cambiasso, novello incompreso da quegli stupidi e malvagi tifosi Interisti. Quegli articoli che stringono il cuore, inzuppati di una mielosa retorica, magari scritti dagli stessi che inzuppavano gaudenti la penna nel cupo inchiostro della crisi dell’Inter, finalmente vera e attestata dai fatti. Loro che con una mano scrivono di una squadra finita e allo sbando e con l’altra si lasciano andare al più lercio onanismo sotto la scrivania.
Scusate. Non attacca. Non ci sto.
Sono uno di quelli che ha sempre difeso la “vecchia guardia”: Zanetti, Cambiasso e Deki. Rimango convinto che in una Società Calcistica decente questi Signori, anzi questi Campioni, avrebbero accompagnato le nuove leve a prendere gradualmente il loro posto, ma qui non è più il momento di usare il condizionale. Abbiamo mosso la classifica di un punto, UNO, dopo più di un mese, perdendo contro due delle squadre in predicato per la retrocessione e cercare di negare che la palese stanchezza di alcuni giocatori, tra cui lo stesso Cambiasso, ne sia la causa è come negare la morte e le tasse.
Alla sostituzione del Cuchu, domenica sera, io mi sono alzato e ho applaudito. Ho applaudito il cambio e ho tirato un sospiro di sollievo nel vedere FINALMENTE una sostituzione che doveva essere fatta un mese fa. Parlano i fatti, pur nel disordine tattico e senza un’unghia dell’intelligenza tattica di Cambiasso, Obi e Poli hanno contribuito a riacciuffare la partita. Pressando e recuperando palloni. Correndo dietro agli avversati, mettendoci grinta e fiato che altri, purtroppo, non hanno più.
Aveva ragione Ligabue:
“Una vita da mediano
da uno che si brucia presto
perché quando hai dato troppo
devi andare e fare posto”
[…]

sempre lì
lì nel mezzo
finché ce ne hai stai lì
stai lì”
Quindi andate da qualcun altro a battere cassa, ché io, come tutti i Baristi, Cambiasso lo adoro e resterà sempre uno dei Grandi della Grande Inter della mia generazione. So che mi troverò a dire, sempre parafrasando Liga: “Credo che un’Inter bella come quella di Eto’o, Cambiasso e Milito non ci sarà mai più, ma non è detto che non ce ne saranno altre belle in maniera diversa”.
Ecco l’Inter.
Non affannatevi a dirci cosa sia da Inter e cosa no, perché di porcherie non da Inter il nostro presidentissimo ne ha combinate mille e una e, per quanto mi riguarda, anche questa ricade su di lui. Perché fischiare Cambiasso non è barbarie, non è irriconoscenza e non è nemmeno indecenza.
È rabbia, è frustrazione. È l’esasperazione di un Popolo, quello nerazzurro, che è stato portato sul tetto del mondo e gettato nel fango senza soluzione di continuità; nella menzogna e nell’incapacità della dirigenza e nello scherno dilagante degli avversari. Che sia proprio Cambiasso a dover diventare il capro espiatorio delle colpe di altri è una cosa che fa male, perché sarebbe bastato un po’ di coraggio un più da chi di dovere per evitare questo scempio, ma ormai era inevitabile.
Io non so se le lacrime del Cuchu siano dovute ai fischi, alla frustrazione di non riuscire a fare più il bene dell’Inter o semplicemente alla consapevolezza che il viaggio è finito. Quello che so è che in questo momento ci sono più di cento anni di storia da salvare dall’onta della retrocessione con una squadra che è sull’orlo del baratro e solo questo conta.
Mi dispiace, Esteban, ti chiedo scusa come la ho chiesta al Capitano, ma l’Inter deve continuare.

Fonz77

Milanese per nascita e per convinzione. Interista nel sangue da generazioni da parte di madre, mio padre ne sa talmente di calcio che crede che giochi ancora Mazzola... Sono il cümenda del blog, in carne e spocchia. Apostolo del culto José e sempiternamente vedovo dello Special One.

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