Bauscia Cafè

Il Tavolo della Pace, the day after: nuove balle, ma sempre la stessa realtà

Ok, adesso è chiaro a tutti: il tavolo della pace è stato un fallimento. Di più: come scriveva Rudi, è stato dannoso.

una mela Della Valle d’aosta

Lo confesso: mi aspettavo una stampa italiana più aggressiva sull’argomento. Fosse anche solo per semplice curiosità, mi aspettavo che qualcuno andasse dai promotori di questo tavolo a chiedergli cosa cercassero, quali erano le loro attese. Non penso tanto a Petrucci, quanto ai vari Diego Della Valle -che per primo aveva proposto il tavolo, quest’estate- Andrea Agnelli, Claudio Lotito, Adriano Galliani e tutti quelli che erano andati dietro a questa mirabile iniziativa. Mi aspettavo, insomma, che anzichè andare a fare domande banali e dalle risposte scontate come “cosa vi siete detti?” (“un cazzo di niente” è stata la risposta sostanzialmente unanime “ma con molta cordialità”) qualcuno andasse dal signor Della Valle -per esempio- a chiedergli cosa si aspettava. Qual era la sua proposta, che idea portava avanti, con quale spirito si era seduto al tavolo, cosa aveva da dire: perchè, insomma, aveva chiesto a gran voce questo incontro? Perchè non è chiaro davvero cosa si aspettassero questi signori. Forse che qualcuno gli dicesse “ok, ci sono diciassette sentenze contro di voi, però facciamo finta di niente, freghiamocene e diciamo tutti insieme che avevate ragione”? Ma davvero? Era davvero questa l’aspettativa di Diego Della Valle? Misteri irrisolti, domande senza risposte. E sarei felicissimo, davvero, se qualcuno riuscisse a togliermi questa curiosità.

A qualcosa però questo tavolo è servito, in realtà.
E’ servito a ridare fiato al Diego Della Valle di cui sopra, caduto in un silenzio catatonico dopo la condanna in primo grado piovutagli in testa al processo di Napoli e finalmente visto di nuovo bello pimpante davanti ai microfoni pronto a sparar min…ehm…a far valere le sue ragioni. “Se verranno riconosciute le nostre ragioni saremo pronti a discutere di tutto“. Ora…Diego…insomma…ma cosa dici? “Se mi date ragione allora poi possiamo parlare”? Ma cosa siamo, in prima elementare? No, neanche…la prima elementare è troppo: una frase del genere non si sognerebbero di dirla neanche i bimbi dell’asilo ormai. Ma Diego Della Valle si è talmente ringalluzzito a questo tavolo (si mangiava particolarmente bene, forse) che non si è limitato a tornare davanti ai microfoni. Ha fatto di più: ha preso in mano la sua storica Montblanc per scrivere una nuova meravigliosa lettera aperta (oh, a proposito Diego: sì, figa st’idea delle lettere aperte, per carità…ma anche basta insomma, che stai diventando monotono). Per carità, niente di rivoluzionario intendiamoci…i concetti sono sempre gli stessi, cambiano solo i soggetti: il buon Diego è passato infatti dall’estivo “Moratti ci spieghi” all’invernale “Guido Rossi ci spieghi”.

In merito all’incontro avuto ieri nella sede del Coni voglio ringraziare il Presidente Petrucci per l’invito e per il tentativo di pacificazione che anche se non ha raggiunto l’obbiettivo desiderato ha comunque aperto un percorso.
Come ho detto personalmente a lui e alle persone presenti ieri la condivisa volontà di tutti nel voler pacificare gli animi deve prima passare attraverso una analisi chiara e onesta di quanto a suo tempo accaduto. Serve che i protagonisti di allora facciano pubblicamente chiarezza.
Per quanto mi riguarda è Guido Rossi primo tra tutti che deve pubblicamente spiegare che cosa è realmente accaduto allora assumendosi le proprie responsabilità. E’ lui che ha il dovere di ricostruire i fatti e darne spiegazione pubblica a tutti quelli che vogliono conoscere la verità.

Ma la cosa sorprendente, in tutto questo, è che c’è ancora chi lo prende sul serio. E quindi Diego Della Valle dice “Guido Rossi deve spiegare” e…incredibile: Guido Rossi spiega! Non che ci sia tanto da spiegare, eh…ma insomma:

Adempio volentieri all’invito di Della Valle. Calciopoli è in ambito sportivo quanto accertato dalla giustizia federale e da quella del Coni; in ambito penale quanto deciso dalla magistratura penale; in ambito amministrativo quanto pronunciato dalla giustizia amministrativa. Il rispetto nelle istituzioni e nel loro corretto operare mi esime da ulteriori commenti. La mia personale esperienza è comunque stata in ogni caso dettagliatamente illustrata in Parlamento e al presidente del Coni, Gianni Petrucci.

Siamo ad un purissimo Ionesco, ormai: dibattiti a mezzo comunicati stampa in cui pluricondannati chiedono spiegazioni e si sentono rispondere che in ambito sportivo decide la giustizia sportiva, in ambito penale quella penale e in ambito amministrativo quella amministrativa. Concetti rivoluzionari, insomma. Ora, per il figlio di mia madre, che sarei poi io, deve essere la luna o una stella o ciò che voglio io, prima che mi rimetta in cammino scriveva Shakespeare in un dialogo sicuramente surreale, ma imparagonabile a quelli cui stiamo assistendo in questi giorni.
Credete di aver toccato l’apice dell’assurdo? Aspettate di sentire cos’ha da dire Umberto Zapelloni, vicedirettore della Gazzetta dello Sport:

Tavolo della pace il giorno dopo: Della Valle chiede chiarezza soprattutto a Guido Rossi. Impossibile dargli torto.

Impossibile, capito? Impossibile dar torto ad uno condannato in tutti i modi da qualsiasi Tribunale abbia messo bocca sull’argomento: se non è convinto Umberto Zapelloni il caso non è chiuso. Perchè sono loro che decidono chi ha ragione e chi ha torto, loro i giudici ultimi di qualsiasi controversia: i giornalisti. Loro scrivono le “verità” che più gli aggradano da dare in pasto alla gente, e chissenefrega del rispetto delle istituzioni, delle sentenze e della realtà dei fatti. Si arrogano il diritto di riscrivere la storia, al punto che anche a seguito della spiegazione tanto lapalissiana quanto non dovuta di Guido Rossi, lo stesso Zapelloni rincara:

Guido Rossi risponde a Della Valle “parlano le sentenze”. Poco convincente. Al solito non spiega la sparizione di certe carte.

Poco convincente, capito? Diciassette sentenze di tribunali sportivi, civili e amministrativi -tutte a senso unico, nessuna minimamente in contraddizione con le altre- sono “poco convincenti” per un giornalista che evidentemente si ritiene unico depositario della realtà, giudice supremo di tutti gli ordinamenti nazionali e -chissà- internazionali. Per tacere della fantasiosa sparizione di certe carte, vecchia leggenda metropolitana che con il tempo si è rivelata per quello che era: una balla. Questo è il vicedirettore della Gazzetta dello Sport, il principale organo di informazione (sic?) sportiva italiano. Disinformazione spinta, alterazione della realtà, spregio delle istituzioni: ecco a cosa si è ridotto il giornale inutilmente rosa.
Non è tutto da buttare però quello che è venuto fuori da questo tavolo della pace: il clima è oggettivamente più sereno, l’aria più respirabile. Talmente sereno che Agnelli ha confermato il ricorso al TAR -e poi eventualmente, ma oseremmo dire certamente, al Consiglio di Stato- con la richiesta di risarcimento danni di 443 milioni di euro ai danni della FIGC. E a proposito, sarebbe il caso che anche Fabrizio Bocca legga attentamente: la Juventus chiede i danni alla FIGC. Ripetiamo: Juventus, FIGC. L’Inter c’entra di striscio, altro che affare privato. Ma tanto anche Bocca è un altro giudice supremo, di quelli che sanno contro ogni evidenza e ogni sentenza che l’Inter è colpevole e che “lo scudetto 2006 non andava assegnato all’Inter”. Chissà perchè, poi.
Una boccata d’aria fresca, stavolta vera, ci arriva però dal Tribunale di Milano, dove il PM Elio Ramondini ha richiesto l’ennesimo rinvio a giudizio per Luciano Moggi. L’accusa? Diffamazione aggravata ai danni di Giacinto Facchetti. Durante una trasmissione televisiva Moggi avrebbe infatti lasciato “falsamente intendere che lo stesso Giacinto Facchetti avesse commesso reati quali quelli da lui commessi e per i quali procede l’autorità giudiziaria di Napoli“. Falsamente. Capito Della Valle? Capito Zapelloni? Capito Bocca? Sia chiaro però: è solo l’atto d’accusa di un PM per il momento (ovvero un atto un gradino sopra la “vostra” relazione di Palazzi). Non è una sentenza, ancora. Ma magari lo diventerà.
E del resto è così che vanno le cose dal 2006 a questa parte: Moggi, la Juventus, Della Valle, Lotito, Galliani e le loro squadre continuano a collezionare condanne su condanne, ma i colpevoli sono sempre gli altri.
Beh, sapete cosa? Raccontatevele tra di voi le vostre fandonie.
Sbugiardarvi resterà sempre un piacere immenso.

Nk³

Il calcio è uno sport stupido, l’Inter è l’unico motivo per seguirlo. Fermamente convinto che mai nessun uomo abbia giocato a calcio come Ronaldo (ma anche Dalmat non scherzava). Vedovo di Ibrahimovic, ma con un Mourinho in panchina persino i Pandev e gli Sneijder possono sembrare campioni. Dategli un mojito e vi solleverà il mondo.

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