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L'Italia e l'Europa: omertà, dna, ritardi, speranze

QUI INGHILTERRA – Per fortuna lo sceicco Mansour non è italiano. E’ una persona rispettabile, non si preoccupa di queste sciocchezze”. Con queste parole Roberto Mancini ha risposto a De Laurentiis, che in una precedente intervista aveva denunciato un presunto “premio” promesso dallo sceicco Mansour al Villareal per battere il Napoli stasera. Uno spaccato triste e squallido in cui c’è davvero tutto: il complottismo maniavantista di De Laurentiis, l’italiano che sputa nel piatto in cui ha mangiato fino a ieri (e che ha contribuito a cucinare: ma siamo certi che quando terminerà la sua avventura con il City il buon Mancio non ricorderà queste dichiarazioni), le solite polemiche da quattro soldi che non servono a niente se non a rendere più ridicolo questo mondo.
Ma c’è anche dell’altro in questa frase: il solito giornalismo italiano, per esempio. Il solito giornalismo squallido e odioso, doppiopesista e opportunista. Il solito giornalismo omertoso, che censura ciò che meno gli fa comodo, che distorce la realtà per confezionare un pacchetto il più gradevole -e utile- possibile. La frase riportata all’inizio di questo post l’avrete letta dappertutto, perchè dappertutto è riportata così: sulla Gazzetta dello Sport, sul Corriere dello Sport, su Sky, su Repubblica e su tutti gli altri mezzi di informazione. Tutti concordi nel riportare solo una parte delle dichiarazioni di Mancini: la parte più semplice, più goliardica, diremmo quasi più stupida. Sicuramente la parte meno interessante e infamante per il nostro calcio.
E sì, perchè dopo aver detto questo il Mancio continua: “Perchè noi italiani siamo maestri nel fare queste cose, nel fare quello che dice De Laurentiis“.

Maestri nel far cosa? Nel cercare scorciatoie, nel giocare sporco? O, direttamente, nel pagare altre squadre per garantirci certi risultati? Non lo sapremo mai. Non lo sapremo mai perchè non solo nessuno si è preso -nè si prenderà- la briga di chiedere a Mancini cosa intendesse dire con quelle parole, ma addirittura quelle parole le hanno omesse, tagliate, cancellate. Come se non esistessero: Mancini ha fatto la battuta, la polemica è servita, l’interesse sulla partita è aumentato. Tutto qui.
Il resto? Il resto al giornalismo italiano non faceva comodo, quindi non esiste. Con buona pace, per l’ennesima volta, di una professionalità che assume ormai sempre più la dimensione della barzelletta.
QUI REPUBBLICA CECA – La stessa professionalità dei famosissimi “esperti di numeri” che popolano ogni angolo del giornalismo italiano. Quelli che sono sempre pronti a dirci che tizio non subisce gol da 373 minuti e 45 secondi, che caio non segna a San Siro da 5 partite e un quarto, che la data squadra non vince nella data città da due secoli e mezzo. Tutti espertissimi, tutti preparatissimi.
Tutti in ferie ieri sera, evidentemente, quando c’era da scrivere che il Milan ha vinto la bellezza di 6 partite delle ultime 22 giocate in Champions League portando a casa una sola vittoria nelle ultime 7 trasferte. Tutti spariti, tutti in silenzio. Torneranno a parlare, vedrete, quando ci sarà da fare da megafono ad un Galliani che per l’ennesima volta ciancerà di “DNA europeo”. Per oggi si limitano a raccontarci di un girone quasi dominato, con una meravigliosissima sconfitta in casa, tre eccezionali pareggi in trasferta e due vittorie contro squadre di assoluto livello.
QUI SPAGNA – Una di queste era il Bate Borisov, regolato ieri sera dal Barcellona con un secco 4-0. L’ennesima goleada dei blaugrana, che ormai non fa neanche più notizia. O forse no.
Pinto, Montoya, Bartra, Fontàs, Maxwell, Jonathan, Roberto, Thiago Alcàntara, Cuenca, Pedro, Rafinha, Muniesa, Riverola, Deulofeu. No, non sono i giocatori del Bate Borisov: sono quelli del Barcellona. Quanti ne conoscete? Tre? Quattro? Questi sono i ragazzi scesi in campo ieri sera in una partita di Champions League. Metà dell’attuale Cantera, con 12 giocatori su 14 provenienti dalle giovanili: non solo scendono in campo in Champions League, ma portano a casa la vittoria con un risultato che non ammette repliche, dedicato a quelli che “il Barcellona è appannato”, “non è più quello degli ultimi anni”, “sta subendo un calo evidente”. L’unica cosa evidente è che a Barcellona giocano un altro sport, dal punto di vista tattico, dal punto di vista tecnico e dal punto di vista della filosofia: non pretendiamo una vittoria per 4-0, ma quando potremo vedere in Italia una squadra così giovane schierata senza paura in Champions League?
QUI SAN SIRO – L’occasione potrebbe averla Ranieri stasera, in una partita che ha veramente poco da dire. Le ultime indiscrezioni parlano di una formazione con Castellazzi in porta, Faraoni, Ranocchia, Caldirola e Nagatomo in difesa, Zanetti, Crisetig e Obi a centrocampo e Coutinho alle spalle di Zarate e Milito. Concettualmente la cosa più simile al Barcellona di ieri che possiamo permetterci, al di là dei valori dei singoli e del risultato finale. A cosa serve una formazione di questo tipo? Lo sa solo Ranieri.
Di certo se il senso dovesse essere solo quello di far riposare i titolari in una partita che non conta nulla e che si deve semplicemente giocare per forza, dimostreremmo ancora una volta tutta la nostra distanza dal calcio che conta. Una volta per tutte: dato per perso -o quasi- il nostro presente, deve entrarci in testa che il nostro futuro non è fatto di Milito, Cambiasso, Muntari, Zanetti, Chivu, Lucio, Samuel e compagnia. Il nostro futuro deve avere dieci anni in meno. E dobbiamo iniziarlo a costruire da oggi.
Magari da stasera.

Nk³

Il calcio è uno sport stupido, l’Inter è l’unico motivo per seguirlo. Fermamente convinto che mai nessun uomo abbia giocato a calcio come Ronaldo (ma anche Dalmat non scherzava). Vedovo di Ibrahimovic, ma con un Mourinho in panchina persino i Pandev e gli Sneijder possono sembrare campioni. Dategli un mojito e vi solleverà il mondo.

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