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Verso Inter-Chievo, fra un tarocco e l'altro

C’è da dire che in casa Juventus ci si mettono d’impegno per occupare il tempo durante la settimana. Loro che non hanno pensieri pressanti -non hanno affatto pensieri, in effetti-, loro che non sono impegnati negli assillanti tour de force imposti dalla Champions League e dall’Europa League, loro che sono irrimediabilmente fuori dal calcio che conta, devono pur inventarsi qualcosa per far passare il tempo fra una partita e l’altra. E così, non potendosi sempre rifugiare in Calciopoli (o forse sì?), gobbi, ovini et universa pecora ci regalano uno scandalo via l’altro: dopo il ridicolo benservito offerto a Del Piero (nel quale si intravede un’interessante similitudine con i fischi milanisti riservati a Maldini nel giorno della sua ultima partita: lo stile è lo stesso) ci ritroviamo infatti lo straordinario aumento di capitale a danno dei piccoli azionisti, le perquisizioni della Consob e la presunta mancanza di agibilità nel nuovissimo, bellissimo, sicurissimo (?) nuovo stadio, vicenda per la quale la Juventus sarebbe “parte lesa”. Sull’ossimoro rappresentato dall’utilizzo dell’espressione “parte lesa” in associazione alla Juventus ha già detto tutto Rudi sul suo blog: noi ci limitiamo a sottolineare se non altro la notevole unità strategica messa in campo dalla Juventus in tutti gli ambiti della gestione. Acciaio taroccato allo stadio, bilanci taroccati in sede, scudetti taroccati in bacheca, acconciature taroccate in panchina: la continuità è evidente, e l’elenco potrebbe continuare ancora a lungo.
Ma lasciamo da parte queste facezie e dedichiamoci a ciò che ci sta più a cuore. La partita con il Chievo di domani, per esempio. Sembra quasi una mission impossible per Ranieri: tornare a segnare a San Siro, tornare a fare punti in casa. Eppure forse la vittoria con il Lille ha segnato la strada: non certo per un bel gioco o per una prestazione convincente che, francamente, non si sono visti, quanto per lo spirito con cui l’Inter deve affrontare le partite di questi tempi. Sacrificio, abnegazione, sudore e fatica. Lo hanno detto sia Sneijder che Ranieri, in settimana: i punti persi nei secondi tempi sono un segno, il sintomo che c’è qualcosa che non va. Il segnale che una volta passata in vantaggio questa squadra si siede e anzichè pensare al raddoppio ripiega all’indietro, senza neanche la cattiveria necessaria per difendere un vantaggio che, invece “andrebbe protetto come un tesoro” per dirla con le parole del Mister. Gli esempi dei sacrifici necessari da fare sono tanti: su tutti, in campo, c’è quello di Lucio che -come due anni fa- si sforza di restare il più possibile indietro, ancorato alla difesa limitando le sue avanzate offensive per seguire i dettami tattici di Ranieri e aiutato, in questo, anche dai continui richiami dei compagni. C’è Thiago Motta adattato -di fatto- a fare il terzo difensore centrale e che ottiene in campo la “licenza di passeggiare”: minore porzione di campo da coprire, maggiore libertà di azione, autonomia totale sui tempi da dettare per far girare il gioco dell’Inter. Tempi lentissimi, che si adattano a meraviglia a questa squadra. Ma i sacrifici ci sono anche fuori dal campo e sono quelli di chi è meno in forma. L’ha detto chiaramente Ranieri: ci sarà un po’ di turnover, ma in linea di massima giocherà chi è in forma. Largo a Pazzini, per esempio, e ancora panchina per Milito.
E’ per questo che la formazione che scenderà in campo contro il Chievo sembra abbastanza scontata, anche se le sorprese con Ranieri non sono mai mancate: davanti a Julio Cesar dovrebbe essere confermata la difesa di Champions con Maicon, Lucio, Chivu e Nagatomo: l’unica alternativa centrale sarebbe Cordoba, con Ranocchia e Samuel ancora fuori per infortunio e Caldirola sempre più inspiegabilmente messo da parte. Ed anche l’attacco dovrebbe essere lo stesso visto a Lille: Sneijder a supporto di Zarate e Pazzini con Milito cambio quasi scontato durante la partita. Resta il dubbio sui tre di centrocampo: due tra Zanetti, Cambiasso, Stankovic, Thiago Motta ed Obi dovranno restare fuori. Qui vale tutto e il suo contrario: da queste parti, come sapete, siamo convinti che bisognerebbe lasciare spazio ad Obi innanzitutto -per garantire un po’ di corsa in più- e affiancarlo con chi è più in forma. Per esempio Thiago Motta, a giudicare dalla partita di martedì: ma può l’italo-brasiliano reggere due partite a distanza così ravvicinata senza risentirne? Ci sarebbe poi da chiedersi se Stankovic sta rientrando in forma e perchè non potrebbe partire lui titolare domani e se, ancora, Zanetti e Cambiasso dovranno giocare per l’ennesima volta 90 minuti senza avere palesemente l’autonomia necessaria. Domande a cui può rispondere solo Ranieri, domande di cui conosceremo la risposta solo domani pomeriggio.
Dall’altra parte il Chievo dovrebbe giocare con un modulo speculare: 4312 con Sorrentino in porta, Frey, Morero, Cesar e Jokic a comporre la linea difensiva, Bradley, Rigoni ed Hetemaj a fare il lavoro sporco alle spalle di Cruzado e Pellissier e Thereau davanti. Unico dubbio Sammarco, che potrebbe giocare al posto di Cruzado. Moduli identici ma cifra tecnica evidentemente diversa: una differenza che l’Inter dovrà far valere a tutti i costi, per cercare di rimettersi in moto anche in campionato ed ottenere quelle due vittorie di fila che, come faceva notare anche Sneijder, rappresenterebbero il modo migliore per avvicinarsi alla sfida con la Juventus, magari con un distacco leggermente ridotto.
Rigori tarocchi permettendo, ovviamente: sarà domani, finalmente, la giornata in cui si interromperà la serie di errori arbitrali tutt’ora aperta? Chi lo sa: di certo l’associazione fra i rigori tarocchi contro l’Inter in questo inizio di campionato, il fallo tarocco fischiato contro il Chievo per annullare un gol segnato alla Juventus la settimana scorsa e i tarocchi di cui parlavamo all’inizio di questo post nasce spontanea.
Chissà che questa new way bianconera, all’insegna del tarocco, non abbia finito per coinvolgere anche gli arbitri.

Nk³

Il calcio è uno sport stupido, l’Inter è l’unico motivo per seguirlo. Fermamente convinto che mai nessun uomo abbia giocato a calcio come Ronaldo (ma anche Dalmat non scherzava). Vedovo di Ibrahimovic, ma con un Mourinho in panchina persino i Pandev e gli Sneijder possono sembrare campioni. Dategli un mojito e vi solleverà il mondo.

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