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Se no che gente saremmo?


“Vorrei che intervenissero più persone possibile. Sarebbe il miglior modo per ricordare papà, nella maniera  più libera e spensierata.” Questo l’invito di  Gianfelice Facchetti rivolto a tutti gli sportivi e non  in vista della presentazione del suo libro intitolato “Se no che gente saremmo”, che si terrà questa sera alle ore 18.30 a Milano, presso lo Spazio Oberdan di Viale Vittorio Veneto nr. 2.
“Ho cercato di radunare tutte le testimonianze e gli avvenimenti  che riguardano papà – prosegue Gianfelice – raccolti nei cinque anni successivi alla sua scomparsa. Gli eventi, i racconti dei  tifosi, le manifestazioni di affetto, fotografie o articoli di giornale mai letti  prima.  Ho sentito l’esigenza di mettere tutto questo per iscritto, perché sono talmente tante le cose belle che ho raccolto che avevo paura di perderne o dimenticarne qualcuna. Da qui è nata la voglia e l’esigenza di scrivere questo libro”
Gianfelice continua poi accennando in anteprima alcuni passi contenuti nell’opera e di come ogni capitolo possa ricondursi ad una parola chiave, come Liverpool ad esempio. Il 12 maggio 1965 infatti, giorno della famosa semifinale di ritorno di coppa Campioni tra l’Inter e gli inglesi, fu proprio Giacinto Facchetti a mettere a segno il gol che valse la qualificazione alla finale vinta poi dai nerazzurri. Nello stesso giorno, a distanza di 30 anni, il destino beffardo costringeva  lo stesso Giacinto nel pronto soccorso di un ospedale, dove gli sarebbe stato diagnosticato il terribile male che da li a poco lo avrebbe strappato all’affetto dei suoi cari.
Gianfelice parla poi dell’impatto che la scomparsa di Giacinto ha avuto sulla sua famiglia: “Il mondo che ruotava intorno a papà si è fatto subito presente e la prima reazione è stata quella di chiudersi e vivere con distacco il momento, perché la morte di un genitore è un evento triste e doloroso. Ma l’affetto della persone è stato travolgente ed essendo lui una figura che apparteneva al popolo non sarebbe stato giusto chiudere la porta.”
Si passa poi alle vicende più attuali, come la requisitoria di Palazzi di cui tanto si è parlato questa estate:  “Quando è uscita la relazione abbiamo deciso di non commentare. Un processo segue un iter giuridico ben preciso, con un dibattimento tra accusa e difesa, per poi arrivare ad una sentenza conclusiva pronunciata da un giudice. Visto che, per ovvi motivi, questo preciso cammino non verrà mai intrapreso, la cosa non merita neanche di essere presa in considerazione. Quindi, mi chiedo, perché tutto questo? La requisitoria è stata sbandierata come una sentenza, ma una sentenza non è. Possiamo dire tante cose, ma credo che la risposta trasversale arrivata da chi papà lo conosceva  sia stata molto esaustiva.”
A Gianfelice vanno i nostri complimenti ed invitiamo tutti a presenziare all’evento. In memoria di Giacinto, perché sia una festa in suo onore. Se no che gente saremmo?

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