Bauscia Cafè

Bollettino di mercato e bollettino di guerra

Cosa è rimasto, infine, del calciomercato nerazzurro appena concluso? Abbiamo letto di tutto in questa settimana, soprattutto analisi tecniche e tattiche di questa sessione di mercato: dalla incalcolabile perdita derivante dalla cessione di Eto’o ai giudizi più o meno positivi sugli arrivi di Forlan e Zarate, compreso il tentativo di mettere su una bilancia l’addio di uno e l’arrivo dei due, tentando di capire se l’Inter ne uscisse rinforzata o no. Abbiamo letto descrizioni più o meno fedeli e realistiche dei nuovi arrivati come Jonathan, Alvarez, Castaignos e abbiamo ascoltato applausi per alcune cessioni e rescissioni eccellenti uniti a qualche critica per alcune partenze giudicate avventate (Santon e Pandev hanno scoperto di avere un sacco di estimatori fino a ieri stranamente nascosti). Tutte le analisi, però, si fermavano allo stesso muro: la valutazione economica, il famigerato Fair Play Finanziario. “E’ un mercato in cui si è guardato principalmente all’aspetto economico”, ci dicevano, “e un giudizio complessivo non può non tener conto di questo”. Sì, ok: ma un giudizio complessivo sull’aspetto economico, invece, possiamo darlo?
Cominciamo col dire che il saldo di mercato dell’Inter è negativo. Al contrario dell’anno scorso, quando si ottenne un utile-monstre di quasi 60 milioni di euro, quest’anno l’Inter ha speso più di quanto incassato. Poco, pochissimo di più, ma comunque di più: circa 500 mila euro è la differenza negativa fra entrate ed uscite. Agli incassi derivanti dalle cessioni di Eto’o (27), Santon (6), Pandev (1.5) e Mariga (1.5) da una parte, fanno da contraltare le spese necessarie per portare a Milano Ricky Alvarez (12), Forlan (5), Jonathan (5), Nagatomo (4.5), Viviano (4.1), Zarate (2.7), Castaignos (2) e Poli (1). Il tutto senza contare i bonus compresi negli accordi per le cessioni di Eto’o e Santon e, soprattutto, i riscatti già fissati che dovranno eventualmente essere pagati per Zarate e Poli (15 milioni per il primo, 6 per il secondo). Quindi: l’Inter ha speso più di quanto ha guadagnato.
Possiamo allora dire che lo spettro del Fair Play Finanziario era solo una bufala, usata dalla società per coprire altre mancanze? No.
Assolutamente no, perchè è sicuramente bello guadagnare “cash” dal mercato, ma la soluzione per sistemare i conti non è quella. Non basta incassare ogni anno entrate straordinarie dalla cessione di questo o quel campione, se poi i costi che si devono sostenere durante la stagione restano superiori ai ricavi: prima o poi, banalmente, campioni da vendere non ce ne saranno più e i debiti prenderanno il sopravvento. No, quindi: per garantire una boccata d’aria fresca al bilancio è necessario ridurre i costi strutturali, quelli fissi, che si ripetono uguali a sè stessi ogni anno. Quali sono questi costi, dal punto di vista del calciomercato? Esatto: gli ingaggi dei giocatori.
Il monte ingaggi dell’Inter per il 2011/2012 è stimato dalla Gazzetta dello Sport intorno ai 145 milioni di euro (il secondo della Serie A, dopo i 160 milioni del Milan e davanti ai 100 della Juventus). Cosa è cambiato rispetto all’anno scorso? Al lordo, l’ingaggio di Forlan è di 7 milioni di euro a stagione. Dietro di lui, fra i nuovi arrivati, troviamo Zarate a 4, Jonathan a 2.4, Alvarez a 2, Poli a 1.2, Castaignos a 800mila euro e Caldirola a 400mila. Totale: 17.8 milioni di euro in più rispetto all’anno scorso, a cui fanno da contraltare gli ingaggi di chi è andato via. Su tutti ovviamente Samuel Eto’o, con i suoi 24 milioni di euro lordi a stagione. Alle sue spalle Suazo con 6.4, Materazzi a 3, la metà di Pandev (l’altra metà continuerà a pagarla l’Inter) a 3, Santon e Rivas a 2, Mariga a 1.6 e Kharja a 500mila euro. Il totale? 40.5 milioni. Il che significa che da questo mercato l’Inter esce alleggerita di più di 20 milioni di euro di uscite fisse ogni anno: poco meno del 10% del monte ingaggi è stato abbattuto negli ultimi due mesi.
Certo, obietteranno molti, economicamente un gran risultato, ma in campo non ci vanno i bilanci. Verissimo: ma in campo non vanno neanche le chiacchiere da bar e le formazioni sulla carta viste negli ultimi giorni. A Palermo, per esempio, chi ci va in campo?
L’elenco degli infortunati dell’Inter sembra un bollettino di guerra: Viviano, Maicon, Cordoba, Faraoni, Caldirola, Stankovic, Thiago Motta, Poli, da ieri anche Chivu. Tutti questi, a vario titolo, saranno costretti a saltare per infortunio il debutto in campionato. Vista così la stagione sembra iniziare decisamente col piede sbagliato, ed è impossibile non far tornare alla mente i ricordi dei sei mesi di Benitez all’Inter in cui il tecnico spagnolo fu costretto a districarsi fra decine di infortuni e arrivò a schierare anche mezza squadra composta da giovani e giovanissimi.
Eppure qualcosa è cambiato.
Con Chivu, Cordoba e Caldirola out, in difesa dovremmo schierare Ranocchia, Lucio e Samuel. Sì, avete letto bene: nonostante tre difensori centrali fuori per infortunio, non avremo bisogno di nessun artificio, nessun primavera, nessun Cambiasso da schierare al centro della difesa. Un piccolo miracolo, ripensando alla stagione scorsa.
E non è tutto: anche a centrocampo, nonostante il contemporaneo infortunio di Thiago Motta, Stankovic e Poli, le alternative non solo esistono ma lasciano l’imbarazzo della scelta in quanto a soluzioni tecniche e tattiche di cui può disporre Gasperini. A fianco di Cambiasso possono giocare indifferentemente Obi, Alvarez o Zanetti -ovviamente con tre profili diversi- senza modificare minimamente l’assetto della squadra. Oppure può essere arretrato Sneijder, schierando Coutinho o Alvarez in posizione di trequartista o addirittura inserendo Zarate. Il tutto presupponendo che sugli esterni giochino Jonathan e Nagatomo ma, in alternativa, al loro posto potrebbero giocare gli stessi Zanetti, Obi o ancora Alvarez. E senza considerare un Muntari escluso dai giochi, nè il giovanissimo Crisetig già aggregato alla prima squadra.
Niente più Cambiasso in difesa, niente “mostri” come Burdisso, Chivu e Santon a centrocampo, niente giovanissimi lanciati tutti insieme allo sbaraglio contro avversari inevitabilmente superiori: ed ecco che, con questa prospettiva, il mercato dell’Inter assume tutta un’altra dimensione. Forse nei titolari la squadra è rimasta troppo simile all’anno scorso, forse non è arrivato un campione in grado di far fare il classico salto di qualità: ma di certo sono stati inseriti una serie di giocatori che danno decisamente più profondità alla panchina e molte più alternative tecniche e tattiche, abbassando inoltre nettamente sia l’età media della squadra che il monte ingaggi. E visto così, il futuro appare molto più roseo.
Chi in questi giorni ci dà per battuti in partenza, forse sta parlando troppo presto.

Nk³

Il calcio è uno sport stupido, l’Inter è l’unico motivo per seguirlo. Fermamente convinto che mai nessun uomo abbia giocato a calcio come Ronaldo (ma anche Dalmat non scherzava). Vedovo di Ibrahimovic, ma con un Mourinho in panchina persino i Pandev e gli Sneijder possono sembrare campioni. Dategli un mojito e vi solleverà il mondo.

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