Bauscia Cafè

Le parole sono importanti.

Un linguaggio diverso è una diversa visione della vita (Federico Fellini).
 

In questo intervento mi sono riproposto di non parlare in maniera preponderante, come solitamente mi piace fare, di aspetti tecnici o di mercato, di arrivi di cessioni (probabili e certe) e di diagonali difensive. Diciamo che mi sono autoimposto di non prendere in considerazione tutto ciò che abbiamo visto in questi mesi, a partire dall’ormai famosa “bagarre allenatore”, per arrivare in tempi più recenti agli spauracchi (rimarranno tali?) provenienti da Manchester e dal cuore (e dal portafogli) della Russia più profonda, così come mi sono deciso a non dire nulla per quanto concerne l’unica partita ufficiale sinora disputata che ci ha visti boccheggiare e cercare di galleggiare in linee difensive a tre ed a quattro poi, per ritornare a tre, senza entrare mai in area di rigore e segnando su calcio piazzato, per venire infine (diciamo non del tutto immeritatamente?) sconfitti.

Niente di tutto questo materiale per palati fini, seppur interessantissimo, verrà preso in considerazione quest’oggi.

Oggi mi piacerebbe molto evidenziare una delle caratteristiche peculiari della società nerazzurra, una di quelle che la rendono più facilmente riconoscibile (insieme ai colori nerazzurri, al biscione, a Facchetti Giacinto da Treviglio, se vogliamo) per tutti gli appassionati di calcio, in Italia e  non solo:

La completa mancanza di organizzazione per tutto ciò che concerne il lato comunicativo dell’ FC Internazionale.

Non è una novità, intendiamoci: svariati, anche solo in questo blog, sono stati gli articoli che hanno affrontato vari aspetti di questo elemento, svariati sono i periodi in cui questa nostra caratteristica si è mostrata in tutto il suo avvilente splendore, svariate sono le reazioni dei tifosi (interisti e non) di fronte a questo modo di comunicare, quasi “romantico” se vogliamo, visto nell’ottica 2011, in cui tutto è condiviso, tutti sono connessi a chiunque e qualunque cosa.

Personalmente parlando, ritengo di poter dire di far parte a quella fetta di tifosi a cui questo nostro tratto distintivo solitamente non dà particolare fastidio: in fondo siamo una società di calcio, e nel calcio si parla solo e soltanto attraverso il campo di gioco.
Giusto, giustissimo, sacrosanto. Il discorso però è, stavolta, diverso. Il discorso è che sarà sicuramente il campo a parlare, ma come in ogni comunicazione generica, tale comunicazione è appunto esistente solo a tre condizioni: 1) che ci sia chi comunichi 2) che ci sia chi recepisca 3) che ci sia un messaggio. Il problema stavolta è proprio il fatto che non c’è nessun messaggio, né implicito né (figuriamoci) esplicito da parte della società.
Prendiamo il campo come virtuale foglio di carta, in cui le trame di gioco, i tiri, i goals, i giocatori rappresentano il nostro argomento, ciò che ci apprestiamo a leggere ed assimilare. Per giudicare buono o meno il contenuto (leggiamola come: la soddisfazione del tifoso) occorre per prima cosa tarare lo scritto, l’operato, la frase in relazione a chi l’ha messa nero su bianco (possiamo dire: nerazzurro su verde?). Facciamo un esempio: la stessa frase susciterà nel lettore due reazioni diverse, se a concepirla sia stata una bambina di cinque anni o un navigato e famoso scrittore. Trasponendo il concetto al punto di vista calcistico, le stesse trame, gli stessi interpreti, gli stessi risultati dovrebbero suscitare reazioni diverse, se ottenuti da una squadra che punta a vincere tutto, o se da una squadra in pieno ricambio generazionale.

Il problema (per quanto mi riguarda) è tutto qui: Moratti, Branca, Paolillo, perché non ci dite quali sono i piani per il futuro? Perché non ci dite cosa ci dobbiamo aspettare in questa futura stagione calcistica ormai alle porte? Perché non ci rassicurate sulle varie operazioni di mercato, sulla bontà della rosa, sul fatto che il valore totale delle nostre forze non scenderà, o d’altro canto non mettete subito in chiaro che si punterà prima al pareggio di bilancio, anche a discapito di obiettivi minimi (qualcuno ha letto “qualificazione alla prossima Champions”?) e di risultati deludenti in campionato ed in Europa? Perché il nostro direttore tecnico risponde “mi sono stufato di parlare di calciomercato” in Agosto? Perché il nostro amministratore delegato manda (almeno questa è la notizia, da confermare comunque) messaggini in cui avverte di trattative complesse, atroci (dal punto di vista del tifoso) e non ancora giunte alla loro conclusione, positiva o negativa che sia? Perché abbiamo dovuto assistere a penose (sì, penose) figure durante la scelta del nuovo allenatore, che hanno portato ad una parziale delegittimazione del povero Gasperini, ancor prima di poter mettere piede ad Appiano?

L’aria da “improvvisazione generalizzata” penso sia per un tifoso una delle cose più frustranti che ci possano essere. E da una dirigenza così sinergica con i propri supporters, tanto da offrire loro la possibilità di abbonarsi per tre anni senza sapere cosa il futuro nerazzurro possa proporre, mi sembra il minimo.
Non vorrei che balenasse, nella mente di qualche folle, l’idea che queste idee riguardo il futuro prossimo non siano troppo chiare nemmeno negli uffici in Corso Vittorio Emanuele II.

Vujen

Classe '85, marchigiano, interista da tre generazioni. Appassionato di fotografia, Balcani e cose inutili ma costosissime. I suoi pupilli sono Walter Samuel e l'indimenticabile Youri Djorkaeff. Lautaro più altri 10.

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