Bauscia Cafè

Don't panic, don't panic… Ok, panic!

Niente Panico, niente panico, urlava il computer di bordo impazzito dell’Aereo più Pazzo del Mondo, mentre i passeggeri si lasciavano andare a crisi di isteria e risse tipo Royal Rumble all’annuncio della ferale notizia.
Nulla sembrava scuoterli: il comandante e il secondo ufficiale sono in coma, il pilota automatico è guasto, un motore è rotto e ai comandi c’è uno che in vita sua ha pilotato solo uno spargi-fertilizzante nel Wyoming. Calma olimpica.
C’è qualcos’altro che dobbiamo sapere? – chiedono i passeggeri alla hostess – Veramente è finito il caffè. Delirio collettivo.
Ok, Panico. Concede il computer di bordo…
Sarà che è un periodo un po’ schifoso. Sarà che, molti di noi sono ancora inchiodati alle scrivanie e ai monitor a lavorare, mentre i nostri parlamentare, che lavorano mediamente 2 ore e 46 minuti la settimana, se ne sono andati in vacanza per 40 giorni. Che confusione, sarà perché ti amo… fatto sta che a me questa Supercoppa persa un po’ così rischia di fare l’effetto del caffè finito.
Non entro nel merito dell’analisi tattica della partita, perché lo ha già fatto SNIS e ne abbiamo già ampiamente parlato. Diciamo solo che le ragioni di perplessità non mancano; anche se, a voler vedere il bicchiere mezzo pieno, c’è stato anche qualche segnale incoraggiante, specialmente considerando che stiamo parlando di una squadra con un allenatore nuovo e metà della formazione titolare ancora in vacanza dopo la Coppa America.
Certo sono stati fatti degli errori, alcuni anche abbastanza importanti, ma il calcio è fatto di episodi e sarebbe bastato che un paio di cosette girassero nell’altra direzione per stare qui oggi a commentare un altro risultato. Da questi errori comunque ci sarebbe tutto il tempo per imparare, Gasp non mi pare uno stupido.
E allora perché questo gran brutto presentimento che mi grava sulle spalle?
Cominciamo con il dire che la cosa più brutta della partita è stata la, mancata, reazione al pareggio e poi al vantaggio del Bbilan. Non c’è stata rabbia, voglia, figuriamoci lucidità. Bene ha detto la Miss, seduta al mio fianco: sembrava di vedere l’Inter di Benitez, quella che all‘89esimo, sotto di un goal nel derby dice “calma, calma”.
Si vede il vuoto incolmabile di quell’allenamento mentale, ancor prima che fisico, che è il marchio di fabbrica di José Mourinho. Quello che porta i giocatori a sapere esattamente cosa fare ogni volta che si trovano il pallone tra i piedi, perché c’è la fiducia che tutti gli altri compagni si faranno trovare pronti esattamente per quella mossa.
Se vogliamo poi, possiamo parlare del fatto che non importa quanto in emergenza uno possa essere, se sei l’Inter e ti giochi una finale, fosse anche quella del triangolare della Grappa Nonino, entri in campo per vincere, non per “tentare di vincere” (cit.). In questo senso Eto’o come unica punta isolata, le sole due occasioni da goal costruite in un primo tempo comunque dominato sono cose che lasciano un po’ l’amaro in bocca.
Eppure non siamo ancora al caffè che è finito.
Il caffè è finito con le dichiarazioni del giorno dopo di Snejider, prima e di Branca, poi.
Credo che possiamo concordare sul fatto che, fino a quando c’è stata partita, Wesley è stato il faro di tutte le nostre azioni, qualunque manovra di attacco nasceva da lui.
Dopo aver visto tutto questo, sentire anche solo una velata conferma di una sua possibile (probabile?) partenza mi getta nello sconforto, senza nemmeno stare a metterci il carico da 90 di un’eventuale addio anche di Eto’o.
Alla fine della partita, uscendo dal pub, mi sono trovato un Bbilanista di origini non meglio definite (Albanese, Rumeno, Balcanico a caso? poco importa), che sentenziava: “Questi adesso vendono Snejider, vendono Eto’o, fanno la fine del River Plate e vanno in serie B”. Mi sono fatto due grasse risate a sentire una cosa simile, ovviamente, e gli avrei pure risposto se non avessi temuto di coinvolgere due fanciulle in una rissa estiva. Non farebbe nemmeno troppo bene alla mia già sufficientemente compromessa fedina penale.
Va da sé che considero l’ipotesi pura fantascienza, però…
…però ogni tanto anche la fede più salda andrebbe un momento rinfrancata da un segno dall’alto, non chiedo di avere sempre José che mi fulmina sulla via di Damasco, mi apre gli occhi e mi mostra la Luce, ma diamine, un barlume di speranza.
Niente. Nessun sollievo è concesso al Giobbe Interista nella soffocante estate del Calciomercato.
Wesley, mi dice che l’Inter ha bisogno di soldi (???) e che lui è sul mercato se arriva l’offerta giusta.
L’Inter ha bisogno di soldi e lui è sul mercato. Capito?
Il messaggio mi sembra chiarissimo. Wesley dice platealmente: “Io sto benissimo all’Inter e a Milano e non me ne andrei se non fosse la Società a chiedermelo”.
Qual’è il commento dell’Inter, tramite le parole di Branca?
“Non ho voglia di parlare tutti i giorni di mercato. Siamo appena arrivati dopo un lungo viaggio. Le parole di Sneijder? Parlate con Sneijder”.
No seriamente. Branca non ha voglia di parlare di Calciomercato tutti i giorni? Di grazia Marco, quale sarebbe il tuo lavoro? Di fronte all’ipotesi di una cessione in cui il giocatore mette chiaramente tutto nelle mani della Società non ti degni NEMMENO di tirare fuori la balla di circostanza “Snejider è incedibile a meno di un’offerta IRRINUNCIABILE”. Nemmeno a questo ci possiamo più attaccare?
Francamente sono senza parole.
Mi sono lasciato scivolare addosso tutto. Benitez, Leonardo, Biabiany. Ho scrollato le spalle di fronte all’indegno spettacolo mostrato per la scelta del nuovo allenatore. Ho digrignato i denti, ma mi sono limitato a borbottare, di fronte alla blanda risposta alla relazione di Palazzi, ai titoli della Gazzetta, a un mese di campagna mediatica che ci dipingeva come un esercito in disarmo
Adesso basta. Adesso la misura è colma.
Che si faccia chiarezza. Se dobbiamo andare in disarmo ditecelo. Se dobbiamo diventare come il Bbilan che resta in attesa anche per anni di poter prendere l’Ibra di turno a due lire perché ha scazzato con l’allenatore e altrimenti ciccia, farebbe piacere saperlo.
Oppure se c’è una strategia di medio periodo, che porta al rinnovo della squadra nel giro dei prossimi due anni (due perché il primo lo avete già buttato nel cesso), ci sta bene, possiamo accettarlo, ma ne vorremmo vedere l’impronta.
Giusto perché NOI non siamo Gonzi e non ci beviamo tutto quello che ci viene propinato. Non ci vedrete in giro per Milano con gli striscioni “Non si vende Yolanthe!”.
State però sicuri che, senza quei segnali, il credito di fiducia finisce qui.

Fonz77

Milanese per nascita e per convinzione. Interista nel sangue da generazioni da parte di madre, mio padre ne sa talmente di calcio che crede che giochi ancora Mazzola... Sono il cümenda del blog, in carne e spocchia. Apostolo del culto José e sempiternamente vedovo dello Special One.

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