Bauscia Cafè

Restaurazione in corso

Su gentile concessione dell’Autrice, Sabine Bertagna, pubblichiamo un interessante e preciso ritratto di uno degli uomini-simbolo del calcio italiano, un degno rappresentante di tutto il movimento.


Alla voce faccia pulita trovate la sua. Lui, Fabio Cannavaro, più di ogni altro è il simbolo della nostra Italia. Il Capitano con la C maiuscola. Quella C non si è abbassata di vergogna davanti a nulla.
Non davanti alle immagini raccapriccianti della flebo che si iniettò prima di Parma-Marsiglia, sorridente e felice. “Non è doping, ma solo una flebo di un farmaco che non è nella lista del doping. Il Neoton è un ricostituente che si fa ogni tanto quando arriva la stanchezza, ma è una cosa normale.” E la stanchezza arrivava quando uno meno se lo aspettava. Di solito prima dell’inizio della partita. Il Neoton, comunque, non è un integratore ma un farmaco che viene somministrato ai cardiopatici. Giusto per essere precisi.
Non davanti alle prove della sua slealtà sportiva. Quella autenticata dalle intercettazioni (sempre quelle) di Calciopoli (sempre quella) che ci spiegarono come un giocatore forte come lui potesse improvvisamente essersi trasformato in una pippa (è il suo anno) non appena indossata la maglia a strisce nerazzurre. Lui in realtà voleva andare altrove. E sul come farlo, svalutandosi, gli venne in aiuto Moggi. Ecco una telefonata piuttosto rappresentativa.
Moggi chiama Fabio Cannavaro e un terzo uomo
Moggi: “Allora lo possiamo fare anche oggi: fai chiamà Ghelzi (Ghelfi vicepresidente Inter), gli dici che
vuole andà via”.
Cannavaro: “Come?”
M: “Fai chiamare Ghelzi, ooh.. come si chiama là, brindellone alto… il Presidente!”
C: “Facchetti”
M: “Facchetti. Fai chiamare Ghelzi e Ghelzi lo farà. Gli dici: guarda, io voglio andà via perché non sò
considerato dall’allenatore e stop”.
(…)
M: “Dagli una telefonata di brutto, dai! Poi richiamami, dai!”
Per inciso il “brindellone” era Facchetti, quello che secondo alcuni telefonava al pari di qualcun altro. Ma Fabio Cannavaro non ci sta. Lui che fa parte del partito “sonosempre29” dichiara: “Gli scudetti? Sento di averli vinti sul campo. Moggi? Erano tutti amici del nostro direttore, erano tutti contenti“. Tutti felici e contenti. A parte le parti lese, ovviamente. Che in questo preciso istante mi sfuggono. Chi era la parte lesa in questa vicenda?
Non davanti all’ignoranza. “Gomorra? Nuoce all’Italia.” Cioè, Fabio Cannavaro tu ci stai dicendo che il film-reportage che denuncia la camorra nuoce all’Italia? In quale misura? E a chi esattamente nuoce Gomorra? E’ di oggi la notizia che ai locali della catena di ristorazione Regina Margherita sono stati messi i sigilli. Sotto sequestro anche le quote societarie appartenenti a Cannavaro che a questo proposito ha prontamente dichiarato:”Non so da chi ho comprato le quote“. L’ex-difensore bianconero non è tra gli indagati. L’indagine riguarda presunti usure e riciclaggi camorristici.
Quella C, insomma, è sopravvissuta a tante, troppe cose. Non è un caso. O forse sono solo semplici coincidenze. Certo è che davanti a fatti più o meno evidenti lui ha sempre una scusa pronta. Un ottimo alibi. Una tenace capacità di riciclarsi. In perfetto Italian Style. Lui è uno di quelli che ha sempre negato l’esistenza di Calciopoli. Una pura invenzione. E Moggi era solo un pochino più furbo degli altri. Ecco, revocare quello scudetto – e sto pensando a Facchetti considerato uno sciocco del quale prendersi gioco – vorrebbe dire tante cose. Oltre a punire “politicamente” una squadra rea di essersi forgiata del titolo di onesta vorrebbe dire soprattutto un’altra cosa. Vorrebbe dire dare ragione a quelli come lui. Che grazie a quella faccia pulita in un modo o nell’altro si salvano e la fanno franca. Sempre.
[Sabine Bertagna su FcInter1908.it]

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