Bauscia Cafè

Noi siamo ancora qua

Eh già. Mentre mezza Serie A viene travolta dal calcio scommesse noi ci troviamo a fare i conti con una stagione terribile, nata male e continuata peggio, senza stimoli, senza una strategia societaria seria alle spalle, con due allenatori, senza professionalità da parte dei giocatori, senza idee chiare da parte di nessuno, in cui si è giocato un calcio orribile, senza nè capo nè coda, in cui i giovani si sono bruciati e i vecchi ci sono morti in mano, una stagione totalmente fallimentare e chi più ne ha più ne metta.
E siamo ancora qua.
Supercoppa Italiana, Mondiale per Club e Coppa Italia: altri tre trofei nell’ultima stagione, sei nelle ultime due, quindici (ripeto: QUINDICI) nelle ultime sette. Qualsiasi aggettivo sarebbe superfluo, inutile. Insufficiente.
Qualsiasi aggettivo sarebbe parziale e momentaneo, soprattutto. Perchè l’Inter finita, con la pancia piena, data per morta da tantissimi commentatori ha dimostrato al contrario di essere ancora viva e di essere anzi ben lontana dal deporre le armi. E questo al di là dei limiti fisici e tattici evidenziati in questo finale di stagione: l’Inter ha ancora voglia di lottare, l’Inter ha voluto dimostrare che perdere lo Scudetto non vuol dire fermarsi a riposare, non vuol dire riporre i sogni di gloria.
Da Benitez a Leonardo, da Natalino a Maicon, abbiamo finito la stagione così come l’avevamo iniziata: alzando al cielo una Coppa. Ripensare alle condizioni in cui eravamo a dicembre, quando anche il Mazembe sembrava avversario temibile e quando il distacco in campionato aveva raggiunto cifre che non si ricordavano da un decennio, fa impressione. Poi una seconda parte di stagione folle, una seconda parte di stagione da Inter, ci ha portati ad essere secondi in campionato, ai quarti in Champions League, vincitori in Coppa Italia, condendo il tutto con i trionfi in Supercoppa Italiana e nel Mondiale per Club dei mesi precedenti. Tre coppe, un secondo posto e i quarti di finale in Champions: la maggior parte delle altre squadre in Italia e in Europa pagherebbe per una stagione così. E invece noi siamo andati avanti per un anno intero a raccontarci dell’Inter senza stimoli, dell’Inter con la pancia piena, dell’Inter da rifondare.
Sicuramente alla squadra andranno apportate delle modifiche in questo mercato, sicuramente alcuni giocatori -per motivazioni fisiche o mentali- hanno ormai dato all’Inter tutto quello che potevano. Altrettanto sicuramente, però, il post-Mourinho è stato affrontato e messo in archivio in maniera più che degna, e questo passaggio di consegne somiglia sempre più a quello tra Mancini e Mourinho stesso: all’insegna della continuità. Continuità nel restare ad alti livelli, continuità nella rabbia e nella voglia di lottare, continuità nell’affrontare ogni avversario e ogni competizione con la stessa voglia e la stessa concentrazione. Continuità nelle vittorie.
Non ci poteva essere un segnale migliore, in questa fase, della vittoria della Coppa Italia. Un trofeo “minore”, snobbato da molti e considerato alla stregua di una coppetta ogni qual volta -sempre più spesso, in realtà- la vinciamo noi. Non ci poteva essere segnale migliore perchè vincere la Coppa Italia significa giocare delle partitacce contro il Genoa o nell’inferno del San Paolo in pieno inverno, nelle notti di gennaio, in un tour de force di partite all’interno del quale quei match sembrano significare poco o nulla. Eppure affrontarli con la stessa convinzione e con lo stesso agonismo con cui si affrontano le sfide per ritornare in corsa per lo scudetto o quelle per andare avanti in Champions. Ogni partita ha uguale importanza, ogni partita serve a raggiungere il medesimo scopo: vincere.
Vincere aiuta a vincere, ed è proprio così che è stato costruito questo pluriennale ciclo vincente, è proprio così che questo ciclo vincente viene portato avanti: non rinunciando a niente, nel tentativo di portare a casa tutto. Un leggendario triplete lo scorso anno, altri tre titoli in questo. Altre tre gemme incastonate nella leggenda di questa Nuova Grande Inter, che di passare alla storia non sembra averne ancora nessuna intenzione, che termina un’altra stagione guardando in faccia gli avversari col ghigno di una sopravvissuta:
noi siamo ancora qua.
E non abbiamo nessuna voglia di farci da parte.

 

Nk³

Il calcio è uno sport stupido, l’Inter è l’unico motivo per seguirlo. Fermamente convinto che mai nessun uomo abbia giocato a calcio come Ronaldo (ma anche Dalmat non scherzava). Vedovo di Ibrahimovic, ma con un Mourinho in panchina persino i Pandev e gli Sneijder possono sembrare campioni. Dategli un mojito e vi solleverà il mondo.

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