Bauscia Cafè

Prego, evitare figuracce

Mi ritorna in mente il volto ombroso di De Rossi, nel dopo-partita di una delle innumerevoli occasioni in cui la Roma ha dovuto masticare amaro per colpa dell’Inter.
Quella volta, De Rossi era lucido e sconsolato. Forse aveva pensato che in questo ultimo lustro, l’Inter ha sottratto alla Roma almeno 2 scudetti e 4-5 coppe (qualche coppa l’hanno sollevata anche i giallorossi, ma ci siamo capiti).
Quest’anno, la Roma di Ranieri aveva il miglior organico del campionato, superiore a quello del Milan e alla pari con quello dell’Inter. Dunque, i giallorossi meritano il titolo di grande delusione del campionato. Ma che si tratti di una squadra che può battere chiunque, questo era e rimane ovvio.
Stasera il massimo obiettivo che questa Inter sfiatata può darsi è tenere aperta la qualificazione alla finale.
Vincere? Non credo sia possibile. Pareggiare? Sarebbe il massimo. Andrebbe bene anche perdere con un solo gol di scarto, purché si riesca a segnare. Finite le partite infrasettimanali, fra venti giorni un po’ di energia sarà tornata… E l’anno prossimo si può sperare che la società abbia imparato a non concedere 17 calciatori alle nazionali alla vigilia di un derby (persino Moratti ammette si sia trattato di un errore).
Leonardo non deve inventare niente. Deve solo evitare l’imbarcata.
Per farlo, mi limito a sconsigliare 2 ipotesi tattiche:
Thiago Motta davanti alla difesa;
Coutinho e Pandev contemporaneamente in campo.
Unici consigli: tirare spesso in porta (Doni non è esattamente il punto di forza della Roma) e Stankovic in campo.
Il serbo non ha mai paura, sa gestire la pressione e il suo attaccamento alla maglia non teme confronti: “una squadra abituata come la nostra a vincere deve portare a casa un trofeo, salire sul podio bianco è importante per noi stessi… Tanti non vedevano l’ora di aprire il cassetto e tirare fuori tutto quello che avevano lasciato lì per 5 anni. L’Inter è una squadra che negli ultimi 5 anni ha vinto tutto quello che si poteva vincere a livello di club, quindi è normale che adesso ci attacchino così come è normale che adesso dobbiamo essere noi a subire, stare zitti e pedalare. Io devo ammetterlo: sono molto fiero, anche nei momenti difficili ho sempre detto di essere fiero di indossare questa maglia”.

Rudi

Rudi Ghedini, bolognese di provincia, interista dal gol sotto la pioggia di Jair al Benfica, di sinistra fin quando mi è parso ce ne fosse una.

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