Bauscia Cafè

L'unico record disponibile

“E’ solo un dispetto al Milan”. “Non ha esperienza”. “Non è un vero allenatore”. “Se volevano smobilitare potevano anche dirlo chiaramente a giugno”. “Una barzelletta”. “L’ennesima baracconata di Moratti”.
33 punti in 13 partite.
Mai nessun allenatore, da quando si assegnano tre punti a partita, aveva fatto tanto. Ci era andato vicino Gigi Simoni, ci era andato vicino Capello, ma mai nessuno ci era riuscito. E sì che di nomi ne sono passati anche con grandissime squadre a disposizione e in tanti ci hanno provato. Ancelotti, Sacchi, Mancini, lo stesso Capello, persino Josè Mourinho: mai nessuno aveva conquistato tanti punti su una nuova panchina. Ci voleva Leonardo Nascimento de Araujo da Niteroi.
E ci è riuscito, fra l’altro, iniziando un percorso che definire “in salita” è fin troppo poco. Campioni del Mondo, sì, ma riaprendo gli occhi dopo il viaggio onirico negli Emirati Arabi ci si ritrovava a 16 punti dalla vetta in campionato, qualificati come secondi nel girone di Champions, in una situazione in cui anche l’impegno in Coppa Italia con il Genoa faceva paura.
E invece oggi, due mesi e mezzo dopo, ci ritroviamo in corsa su tre fronti: lontani dal Milan ma non troppo, in difficoltà col Bayern ma non troppo, in semifinale di Coppa Italia contro la solita Roma che ci crede (ma non troppo). E con lui, Leonardo Nascimento de Araujo, che può permettersi di dire che non cede di un millimetro su nessun fronte, che può permettersi di fare un piccolo turnover in campionato, che può permettersi di urlare che è ancora tutto aperto, che l’impresa dell’anno scorso è teoricamente possibile, che lui crede al triplete. Noi che l’abbiamo vissuta sappiamo quanto difficile -quasi impossibile- possa essere ripetere quella cavalcata, ma il solo fatto che ci si può permettere di fare queste dichiarazioni vale oro, e la dice lunga sul lavoro svolto da Leonardo in meno di 100 giorni.
Non esiterei a definirlo un miracolo, al netto di tutta una serie di recuperi (altrettanto “miracolosi”) di giocatori sui quali Benitez non poteva contare e per lui, invece, per questo ragazzo di Niteroi, danno l’anima 95 minuti su 90. E’ anche questo un merito, è anche questa una caratteristica da applaudire: far tornare la fame ad un gruppo che aveva vinto tutto e che si era tranquillamente seduto a rilassarsi, far riemergere le motivazioni, portarli a far vedere di nuovo prestazioni sensazionali come quelle che hanno portato alle rimonte contro il Palermo -da 0-2 a 3-2 in 45′- e contro il Genoa -da 0-1 a 5-2 in condizioni psicologiche tutt’altro che semplici-, portare una squadra da tutti ritenuta “stanca” ad ottenere 19 punti nei secondi tempi delle partite, riportare in campo la gioia di giocare e la voglia di vincere, e spostare la pressione psicologica sugli avversari. E scegliere i giocatori giusti, infine: perchè è vero che qualcuno con Benitez non avrebbe tirato fuori un euro, ma è vero anche che sui vari Pazzini, Kharja e soprattutto Nagatomo ci sono il marchio a fuoco e la benedizione del tecnico brasiliano.
Dopo essere riuscito, nella scorsa stagione, a far sembrare una squadra vera quel branco di scappati di casa che si era ritrovato ad allenare, Leonardo continua a dimostrare tutto il suo valore in panchina e si colloca in un solco ben preciso: quello degli allenatori che sanno tirare fuori il meglio dalle proprie squadre. Soprattutto, quello degli allenatori che non lasciano per strada niente.
Fare turnover contro il Brescia, stasera, è infatti un messaggio ben preciso alla squadra, alla società, a tutto l’ambiente: l’Inter non si tira indietro. L’Inter non rinuncia neanche alla Champions, e andrà a Monaco per vincere. A costo di far saltare per aria il banco, Leonardo sta in realtà semplicemente mettendo in pratica quello che è stato il più grande insegnamento lasciato da Josè Mourinho a Milano: vincere aiuta a vincere.
La tanto disprezzata mentalità del “concentrarsi sul campionato” del “lasciar perdere l’Europa League”, de “la Coppa Italia era solo una scocciatura” non ha mai attecchito dalle nostre parti. Neanche oggi, neanche quando inseguiamo su tutti i fronti.
Noi giochiamo per vincere, sempre. E il nostro obiettivo è sempre lo stesso: vincere la prossima partita.
E la prossima, oggi, è quella contro il Brescia.

Nk³

Il calcio è uno sport stupido, l’Inter è l’unico motivo per seguirlo. Fermamente convinto che mai nessun uomo abbia giocato a calcio come Ronaldo (ma anche Dalmat non scherzava). Vedovo di Ibrahimovic, ma con un Mourinho in panchina persino i Pandev e gli Sneijder possono sembrare campioni. Dategli un mojito e vi solleverà il mondo.

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